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Ore 11: Lezione sugli abusi ai minori

Ore 11: Lezione sugli abusi ai minori

La presentazione del libro 'Perché. Una Storia Vera' di Anna Agostiniani è occasione per affrontare in una scuola pubblica il tema degli abusi sui minori

Mercoledi, 19/02/2025 - Quando la presentazione di un libro si connota come narrazione di episodi di vita realmente vissuta, si respira tra i convenuti un’aria speciale, che coinvolge i presenti non solo razionalmente ma anche emotivamente. Al punto di avvertire con le corde dell’anima sensazioni di profonda vicinanza con chi lo ha scritto. Così è stato per me durante un incontro, organizzato dai Lions di Sala Consilina (Sa), avente ad oggetto la drammatica realtà degli abusi sui minori, durante il quale la presentazione di Perché “Una Storia Vera” (Book Sprint ed) è stata l’occasione per conoscere l'autrice, Anna Agostiniani. Il suo racconto di quanto occorsole durante l’infanzia ad opera della famiglia che l’aveva adottata, imponendole - oltre che una vita violenta - addirittura la prostituzione minorile, si è snodato lungo un binario che correva dritto verso la meta di fare comprendere all’uditorio quanto ancora, a distanza di quasi settant’anni, il suo vissuto di bimba abusata condizioni pesantemente la sua vita attuale.
L’uditorio era stato scelto appositamente dagli organizzatori, che hanno inteso interessare all’argomento trattato dal libro gli studenti dell’IISS M. T. Cicerone di Sala Consilina. Non tanto per consentire loro la conoscenza delle precipue problematiche connotanti il tema degli abusi sui minori, quanto per tentare anche di responsabilizzare gli adolescenti che direttamente o no potrebbero esserne coinvolti. Anna Agostiniani ha fatto divenire sua missione di vita il supporto ai minori che si trovino ad essere sopravvissuti alle violenze sessuali subite, non solo raccontando la sua storia, ma dando vita all’associazione Mango, un’organizzazione di volontariato che da venti anni offre a molti bambini del Paraguay “opportunità e speranze per una vita dignitosa, un’educazione di qualità e un futuro migliore”.
Sono state già costruite due case famiglia, una scuola materna, un poliambulatorio, un salone polifunzionale ed un parco giochi. Prossimo obiettivo e la nascita del Villaggio del sole, in grado di assegnare alle famiglie più indigenti cinquanta case in muratura e attualmente ne sono state costruite trentasette. La presenza di Anna Agostiniani in questo Paese è iniziata con l’esperienza di supporto alle bambine paraguaiane vittime di turismo sessuale fino a morirne. Questo è un leit motiv che si snoda durante tutta la vita dell’autrice e che la conduce nelle scuole per sensibilizzare gli studenti su tematiche ancora coperte da una pesante coltre di omertà. Al termine di molti incontri l’autrice si vede avvicinata da vittime attuali o passate di abusi, che in confidenza le raccontano i loro drammi e a loro porge sempre una parola di conforto e di speranza.
Può permetterselo perché la sua vita da un certo punto in poi è stata un costante percorso di rinascita, che le ha consentito di pervenire ai traguardi desiderati. Primo tra tutti il ritrovamento dopo cinquanta anni della sua madre biologica, a cui da bimba si rivolgeva idealmente quando i dolori fisici e psicologici delle violenze subite le rendevano la vita così difficile da tentare varie volte di porvi fine. La presentazione del libro è stata anche l’occasione per trattare il tema delle adozioni e dei problemi ad esse correlati, come ad esempio una normativa ancora bisognosa dei giusti accorgimenti nell’interesse dei minori. Come anche l’occasione per sottolineare l’importanza che l’istituzione scolastica abbia nel disvelamento della drammatica realtà degli abusi sui minori.
Come è stato per Anna, che proprio da una sua docente delle scuole medie ha avuto non solo supporto umano nello sperare che una vita diversa potesse esserci per se stessa, ma un vero e proprio aiuto fattivo nella fuoriuscita dalle vessazioni impostale dalla famiglia adottiva. La scuola, difatti, ha un ruolo importante nella attenta analisi dei segnali di disagio provenienti dagli stessi bimbi o adolescenti, consentendo così di individuare situazioni di pericolo e di garantire una risposta adeguata e nel contempo promuovendo la sicurezza ed il benessere di chi da tali abusi è colpito. Questa è la ragione per cui l’autrice del libro lo presenta nelle scuole del Paese, mettendosi tutta in gioco nel raccontarsi e suscitando veri e propri momenti di intense interazioni con gli studenti. Anna Agostiniani mi ha confidato come ogni volta che debba recarsi in una scuola si autoimpone di non commuoversi nello snodare i fili della sua tormentata vita, ma molto candidamente mi ha confessato di non riuscirci. Così intenso di emozioni e riflessioni è il suo racconto che si riesce a comprendere perché la sua speranza sia vana.
La bimba abusata emerge sempre prorompente dalle parole di vita scritte nel libro, che vorrebbe arrivare al messaggio esplicito presente in un proverbio africano colmo di saggezza, per il quale” Per crescere un bambino ci vuole un villaggio”. Si tratta, cioè, di un forte richiamo all’importanza di una comunità nella vita di un bambino, una comunità che non solo offra amore e sostegno, ma che sappia essere un salvagente nei momenti di fragilità, specialmente quando la famiglia, per varie ragioni, non può esserlo. Le ragioni subite dalla bimba di nome Anna risalivano nel tempo agli anni cinquanta del secolo scorso, ma sono ancora oggi più che mai attuali.
Come anche l’importanza della collaborazione e dell’interazione tra le persone, poiché solo una comunità unita e coinvolta in tutte le sue istituzioni può contribuire a garantire il benessere e lo sviluppo dei bambini. Questo villaggio ideale Anna Agostiniani tenta di costruirlo nelle scuole italiane, ma nel contempo uno reale lo sta costruendo in Paraguay ed alla effettiva realizzazione sono destinati i proventi del suo Perché “Una storia Vera”. Un libro particolare perché è “Una confessione che non cerca soluzioni, semplicemente racconta di una bambina, dedicato a tutte quelle bambine che in silenzio per anni hanno patito soprusi e abusi dentro le loro stanze”(Carola Carulli, giornalista del Tg 2).

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