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OMICIDIO DI IDENTITA': una legge contro chi vuole 'cancellare' le donne

OMICIDIO DI IDENTITA': una legge contro chi vuole 'cancellare' le donne

Inserito tra le lesioni gravissime e l’omicidio, il disegno di legge istituisce il reato che cancella il volto. Firmano tutti i gruppi al Senato

Lunedi, 27/03/2017 - “Chiunque, volontariamente, cagiona al volto di una persona danni parziali o totali, tali da modificare le caratteristiche dello stesso è punito con la reclusione non inferiore ad anni dodici”. È il cuore del disegno di legge che con tre nuovi articoli individua nell’”omicidio di identità” una nuova fattispecie di reato non previsto attualmente nel Codice penale e che si colloca tra la lesione grave e gravissima e l’omicidio. La responsabilità di chi sfregia un volto intenzionalmente non può essere limitata al reato di ‘lesioni’ perché queste non ricomprendono il danno psicologico o antropologico e, d’altro canto, anche il ‘tentato omicidio appare inadeguato. La proposta, sul piano normativo, colma quindi un vuoto attraverso l’istituzione di una nuova fattispecie di reato: l’omicidio di identità, appunto.

La proposta, trasversale, è stata presentata il 23 marzo a Palazzo Madama alla presenza della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli (video), che ha seguito da vicino la preparazione del testo e che ha dichiarato come “a fronte di un preoccupante incremento di violenze sessiste tese a cancellare l’identità delle donne con uomini che fanno lucidamente questa scelta, l’articolato sia il frutto di una stretta collaborazione tra chi ha subito questa violenza e chi siede in Parlamento”. Accanto alla speranza di una rapida conclusione dell’iter legislativo, la ministra ha sottolineato l’importanza della prevenzione che va fatta prima di tutto nei percorsi educativi scolastici.

“È la prima volta, dall'inizio della legislatura, che un disegno di legge è sottoscritto dalle presidenti o vicepresidenti di tutti i gruppi parlamentari, a dimostrazione della capacità e volontà delle donne di fare fronte comune contro la violenza di genere” ha dichiarato la sen Laura Puppato (video), prima firmataria, valorizzando la capacità di reagire in modo unanime di fronte ad una violenza gravissima che, sfregiando il volto di una donna, vuole “vuole annullarla e vuole infliggerle una morte identitaria”. Con le aggravanti di pena - fino ad un massimo di 18 anni di carcere - per chi ha legami affettivi o familiari con la vittima, il legislatore intende colpire anche la radice culturale del reato, che ha origine “nell’idea del possesso di una donna, evidentemente ritenuta un oggetto nelle proprie disponibilità”. “L’acido causa un danno personale, ma anche sociale e antropologico”, ha spiegato Puppato, aggiungendo che “il nostro paese sta facendo da apripista nel diritto con l’introduzione di questa nuova fattispecie di delitto, che non è presente in altri paesi”.

Ad ispirare la stesura di questo disegno di legge è stata anche la spinta impressa da Carla Caiazzo, alla quale l’aggressione subita nel febbraio 2016 ha segnato indelebilmente il volto e l’anima, ma non ha cancellato la voglia di reagire. Prova ne è "Io rido ancora", associazione da lei fondata che intende aiutare le vittime di queste barbare violenze. “Osserviamo i bambini - ha dichiarato intervenendo alla conferenza stampa - perché i loro comportamenti possono segnalare comportamenti violenti e, attraverso loro, riusciamo a salvare qualche madre, qualche donna”.

L’ascolto delle vittime è stato dunque fondamentale nella stesura del disegno di legge, insieme alla stretta collaborazione con esperti, avvocati e psicologi, tra i quali la criminologa Virginia Ciaravolo (video), che ai nostri microfoni ha spiegato “quello che accade all’esterno con la distruzione del volto accade anche all’interno. Le persone insieme al volto perdono il loro romanzo di vita. Noi siamo riconosciuti per i nostri tratti somatici e se vi è una alterazione è chiaro che io perdo una parte di me. Il dolore è grande, rimane dentro per sempre e le vittime devono lavorare molto su se stesse”. Agli aggressori che vogliono infliggere una ‘morte civile’ cancellando il volto delle donne che li hanno respinti - volto che è “porta di comunicazione tra il nostro ‘io e la società” - arriva la rispostasi coraggiosa di alcune donne (oltre a Carla Caiazzo ricordiamo Lucia Annibali e Gessica Notaro) che hanno reagito contribuendo a raggiungere il traguardo di una proposta che è riuscita a far superare steccati e divisioni politiche . Distinguo non mancano, ma è condivisa l’idea che la repressione non basti a fronteggiare il fenomeno.

Il disegno di legge, infatti, prevede anche “l'istituzione di un Osservatorio per le azioni di monitoraggio, prevenzione e contrasto al fenomeno e la definizione di linee guida del ministero dell'Istruzione per includere nei programmi scolastici i temi dell'educazione alla legalità e al diritto all'integrità dell'identità personale”. Proprio su questo aspetto si è soffermata la sen Raffaella Belot (video), osservando che “la prevenzione parte dalle scuole, luoghi dell’integrazione e dell’accoglienza delle diversità, luoghi che devono sentirsi impegnati nel costruire una società capace di rispettare la persona”.

Ora - ha concluso Puppato - ci auguriamo che possa essere approvato in fretta". Il disegno di legge, che porta le firme di Maturani (Pd), Bernini (Fi), Bianconi (Ap), Bignami (Movimento X), Bisinella (Fare!), Bonfrisco (Misto), De Petris (Si), De Pin (Gal), Gambaro (Ala), Guerra (Mdp), Montevecchi (M5s), Stefani (Lega), inizia il suo cammino nelle aule parlamentari e l’auspicio è che possa essere approvato in fretta, facendo in modo che eventuali divergenze di opinioni, annunciate nel corso della conferenza stampa, non costituiscano un impedimento alla conclusione.





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