Smantellare la divaricazione sessista del mercato del lavoro tra aree female intensive (come la cura e l’educazione) e aree male intensive (come i settori della tecnologia e della meccanica), si fissa in prospettiva anche nell’ottica di combattere la
Lunedi, 07/03/2022 - Non solo otto marzo. Gli occhi delle donne nei manifesti dell’otto marzo mi osservano e, come i miei, si specchiano Glass Ceiling (soffitto di cristallo). Mi sembra giusta la frase: “l’otto tutti i giorni”. Purtroppo è un dato di fatto che modelli, approcci e regimi professionali, culturali ed organizzativi rappresentino un insieme che opera con determinazione sul permanere della segregazione di tipo sessuale praticamente in tutti gli ambiti del sociale. Esiste ancora oggi una barriera che da un lato impedisce l’accesso e la permanenza femminile in settori considerati “tipicamente maschili”, mentre dall’altro non permette l’avvicinamento maschile ai settori “tradizionalmente femminili" (segregazione orizzontale), in barba ai timidi tentativi legislativi di contrasto. Lo stesso insieme genera sia il consolidamento del “soffitto di cristallo” che, in contesti organizzativi, il blocco dei percorsi di carriera femminili e in conseguenza relega le donne ai livelli medio bassi degli ambiti professionali (segregazione verticale), sia la successiva costruzione di “pareti di cristallo” che costituiscono aggiuntivi fattori di delimitazione della costituente femminile, la quale resta, in conseguenza di ciò, inevitabilmente ai margini dei centri di potere informali. Smantellare la divaricazione sessista del mercato del lavoro tra aree female intensive (come la cura e l’educazione) e aree male intensive (come i settori della tecnologia e della meccanica), si fissa in prospettiva anche nell’ottica di combattere la segregazione verticale. Lo smantellamento degli sbarramenti all’ammissione verso determinate aree produttive, non risolve però la problematica dello sviluppo dei percorsi di carriera, che, anzi in questi casi si accresce di un elemento aggiuntivo di difficoltà. La lotta alla segregazione verticale si deve realizzare con la creazione di modelli gestionali delle risorse umane capaci anche di avviare dispositivi di correzione dei regimi professionali attualmente esistenti, anche mediante la sperimentazione di nuove forme di organizzazione del lavoro e della valorizzazione di competenze, in grado di agire contemporaneamente nell’ambito della risorsa umana e dei vertici dell’organizzazione. La desegregazione orizzontale del mercato del lavoro deve essere affrontata attraverso interventi di promozione e incentivazione che operino verso il riequilibrio di genere nelle aree professionali, alcune delle quali vengono ritenute per tradizione poco aggredibili per la risorsa femminile e “poco appetibili” per la parte maschile; basti pensare come, nelle scuole, la parte femminile sia divenuta preponderante. Mi verrebbe fatto di pensare: “quando la nave affonda i topi scappano”, che mi perdonino gli uomini per il paragone. Questi squilibri di rappresentanza non sono riconducibili esclusivamente a gap di tipo intellettuale, perciò gli interventi mirano ad incoraggiare la percezione del diversity management, operando non soltanto sul versante dell’aggiornamento e dello sviluppo delle competenze, ma anche sulla percezione sociale e culturale di ruoli e professioni tipizzate nel tempo.
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