Nella raccolta poetica Carpe Diem, Maria Rosa Catalano anima nomade
Il lettore che intraprende la lettura della raccolta poetica di Maria Rosa Catalano dal titolo Carpe Diem (Casa Editrice “Leonida”, Reggio Calabria, 2010) capisce subito che il tempo è uno dei protagonisti del libro
Sabato, 17/11/2018 - Nella raccolta poetica Carpe diem: Maria Rosa Catalano anima nomade
Il lettore che intraprende la lettura della raccolta poetica di Maria Rosa dal titolo Carpe Diem (Casa Editrice “Leonida”, Reggio Calabria, 2010) capisce subito che il tempo è uno dei protagonisti del libro. Lo dice subito il titolo: il Tempo è falce implacabile (L’Aquilone, p. 20); quella dell’uomo è una corsa, con il tempo (Essere se stessi, p. 34); i giorni scorrono veloci (Velocemente scorri / i giorni dei ricordi. (Ribelli pensieri, p. 43); nel tempo che in-chioda / dilati la pupilla / sul vuoto del mondo. (Dissonanze. p. 47); il tempo incalza, il tem-po è poco, il rantolare del tempo.
Ma anche la prima lirica intitolata Clessidra è dedicata al tema del tempo. È curioso che la traduzione in francese della parola clessidra sia sablier. La clessidra rappresenta la caduta eterna del tempo (tema romantico per eccellenza, basti pensare a Lamartine), il suo scorrere inesorabile fino alla morte (ultimo approdo, La clessidra, p. 13). Ma significa anche un ca-povolgimento del tempo, un ritorno alle origini.
La forma della clessidra, con il suo doppio scompartimento, mostra l’analogia tra l’alto e il basso e la necessità, affinché lo scorrimento si produca verso l’alto, di rovesciare la clessidra. Così l’attrazione si esercita verso il basso, a meno di capovolgere il nostro modo di vedere e di agire. Conviene notare l’esiguità della relazione tra alto e basso, stretto passaggio, attraverso il quale il rapporto può stabilirsi in un rapporto continuo. Il vuoto e il pieno devo-no succedersi; c’è dunque passaggio dal superiore nell’inferiore, cioè dal celeste nel terrestre e poi tramite il rovesciamento dal terrestre nel celeste. L’alto per Maria Rosa sono la luna, le stelle, il cielo, l’Immensità, l’azzurrità, la neve (che cade, come anche precipitano la cera e la pioggia che si muovono verso il basso), il cielo, il Divino. Il basso un pugno di terra, l’eterno giardino / dov’è folla di gente (Carpe Diem, p. 24), l’alta e bassa marea dell’esistenza (Marea, p. 28), gli umani grigiori (Grigiore, p. 26), la città, le luci della città, il freddo selciato, l’umanità tutta. Forse l’esempio più bello si trova nella lirica dal titolo Sacca di seta, p. 57: Se ho cercato d’arrampicarmi / su di un albero / per essere più vicina al cielo / e, sono precipitata con un tonfo.
Notevole la presenza di un altro tema, quello della Natura che Maria Rosa ama molto, è at-tenta ai fiori che sbocciano, alle mucche che regalano latte, al mandorlo fiorito, al sussurro del vento, all’estate con il suo caleidoscopio di colori e, soprattutto al mare, al suo mare di Calabria: Il vento increspa / dello Ionio l’onda (Marina, p. 31).
Troviamo, come già segnalato in altre raccolte, una certa malinconia, uno spleen di stampo baudelairiano: la Catalano parla di angosce, inquietudine, affanno del vivere, tormento ma senza arrivare mai a disperazione cupa: Maria Rosa va giù ma poi oplà gira la clessidra e sale sale…Maria Rosa crisalide rinasce sempre perché la tempesta è acquietata (Malinconia, p. 22)..
Fausta Genziana Le Piane
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