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Nel mondo conta chi sa contare. Intervista a Serena Seibel

Nel mondo conta chi sa contare. Intervista a Serena Seibel

CLAIM, una App per alfabetizzare bambini e bambine, anche a distanza. Il focus è sulle aree numeriche e logico-matematiche per superare lo ‘stunting’ infantile

Lunedi, 25/11/2024 - Serena Seibel è una giovane e preparatissima pedagogista che sta proponendo una soluzione strategica per combattere la povertà educativa nelle aree povere di risorse, dotando gli insegnanti di metodi di insegnamento innovativi ispirati alla pedagogia finlandese.

Insieme ad Aleksandra Pavlovic, un’altra geniale collega, ha ideato un percorso rivoluzionario per alfabetizzare i bambini dal punto di vista numerico e logico matematico, a cui gli insegnanti di aree lontane possono accedere anche attraverso una App. Il progetto internazionale che vuole lanciare prima di tutto per i bambini di Gaza, si chiama CLAIM.
Nata con il DNA di mamma tedesca e papà canadese, con un quarto di Asia, Serena è nata in India ed è cresciuta a Delhi, in Svizzera e in Costa d'Avorio.

Dopo qualche normale lavoro di tipo gestionale il suo cuore grande e generoso l’ha portata ad occuparsi di bambini svantaggiati e in condizioni estreme. Dai campi per rifugiati di guerra in Costa d’Avorio ad aree a rischio di marginalità sociale in Cambogia.

I suoi studi, l’apprendimento dei più innovativi metodi pedagogici in Francia e Finlandia e le esperienze in situazioni estreme dove i bambini sono deprivati di tutto, l’hanno orientata all’elaborazione di una app o meglio un ambiente formativo di ispirazione logico matematica consapevole che si possono e si devono applicare le migliori metodologie soprattutto per favorire i più svantaggiati. Là dove lo ‘stunting’ è una contagiosa malattia sociale.

Occorre precisare il significato di “stunting”, un insieme di fattori sfavorevoli che rallentano la crescita dei bambini, che si sta purtroppo diffondendo non solo in paesi del terzo mondo ma anche in aree dei paesi civilizzati e fra questi l’Italia.

L’analisi contenuta nella XV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio di Save the children. segnala il problema dei minori che nel 2023 hanno vissuto in povertà assoluta, quasi 1,3 milioni, con un tasso di incidenza (pari al 13,8% del totale) superiore a quello di tutte le altre generazioni (l’11,8% dei 18-34enni, il 9,4% dei 35-64enni e il 6,2% degli over 65), e quello sui circa 200mila bambini e bambine da 0 a 5 anni, l’8,5% del totale (erano il 7,7% nel 2021), che, sempre l’anno scorso, si trovavano in condizione di povertà alimentare, cioè non hanno ricevuto dei pasti sufficientemente nutrienti.

Sul fronte delle spese delle famiglie, dal 2019 al 2023, il rapporto denuncia che quella per i prodotti alimentari per la prima infanzia (latte e pappe) sia salita del 19,1% (ossia più dell’aumento dell’inflazione pari al 16,2%), così come è cresciuto il costo per la frequentazione degli asili nido, dell’11,3% se privato e dell’1,5% se pubblico.

Poi c’è il problema irrisolto degli asili nido: oggi in Italia meno di un bambino su tre tra 0 e 3 anni trova posto in questi servizi e, nonostante gli investimenti dedicati del Pnrr, Save the children insieme con Svimez (l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) stimano che ci siano ancora forti gap territoriali che riguardano alcune regioni del sud, dove da 0 a 2 anni solo un bambino su 10 può andare a un asilo nido, per la mancanza di servizi sociali e di strutture organizzate.

Un bambino in una struttura dedicata riceve cure, cibo e attenzioni da personale formato, mentre spesso anche in un contesto affettivo famigliare può essere sorvegliato da adulti impegnati e assorbiti in altre attività e quindi non sufficientemente sollecitato e stimolato negli aspetti cognitivi e psicomotori.

Spesso c’è negligenza e poca attenzione da parte dei genitori. Mettere in mano a un bambino di un anno un cellulare non basta.

La ‘stunting’ infantile è l'incapacità dei bambini di raggiungere il loro pieno potenziale di crescita a causa di una scarsa cura fin dai primi giorni di vita o addirittura da totale negligenza emotiva e nutritiva delle madri nel periodo della gestazione.
Sono bambini con scarsa assistenza, una cattiva dieta a lungo termine, mancanza di supporto emotivo, abbandono, pochi stimoli dall’ambiente in cui vivono le prime settimane o i primi anni. 

Le sinapsi non lavorano, i neuroni si perdono, i bambini crescono con lentezza cognitiva. Impareranno con molta fatica e non si adatteranno a una regolare frequenza scolastica. Oltre al basso rendimento e al prevedibile insuccesso formativo anche l’inserimento sociale avrà forti limiti. Diventeranno lavoratori non qualificati, operatori di basso profilo, manodopera mal retribuita e facilmente sfruttata.

Lo ‘stunting’ è causato da fattori che riguardano in particolare lo sviluppo durante i "primi 1.000 giorni" di vita, il periodo appena prima del concepimento (quando lo stato nutrizionale della madre è di fondamentale importanza) fino al secondo compleanno di un bambino.

L'impatto della cattiva dieta, della scarsa salute e della deprivazione di cure e di attenzioni, tuttavia, dura ben oltre l'infanzia. 
Lo ‘stunting’ dal punto di vista scientifico viene identificato e misurato in base all'altezza dei bambini in relazione alla loro età.
Il sintomo principale che può indicare un problema di crescita è quando un bambino cresce meno di 5 centimetri all'anno dopo il suo secondo compleanno. Altri sintomi possono includere un lento sviluppo delle abilità fisiche, quali l’incapacità di rotolarsi, sedersi, stare in piedi e camminare, oltre che un ritardo delle abilità mentali e sociali.

Le conseguenze fisiche e cognitive sono in gran parte irreversibili, nonostante gli sforzi che i genitori possono intraprendere più avanti nella vita del bambino.

Chiedo a Serena Seibeldi raccontare la sua esperienza pregressa. “La mia prima esperienza di insegnamento è stata come rifugiato, quando mi sono offerta volontaria nel campo in cui ero stata evacuata durante la guerra in Costa d'Avorio nel 2011. Con un amico, abbiamo avviato e gestito una scuola improvvisata in un campo militare che fungeva da centro profughi.Fu dopo quell'esperienza che diventai insegnante.Ho iniziato a insegnare in Francia e poi mi sono innamorata dei metodi di insegnamento incentrati sul bambino quando ho lavorato in Finlandia per 3 anni.
Dopo diversi anni di insegnamento e coordinamento in scuole private in Cambogia, mi sono sentita indignata per la disuguaglianza educativa prevalente nella maggior parte del mondo. Questo era particolarmente evidente nelle scuole locali della Cambogia, dove ho vissuto, e in molti altri paesi del sud-est asiatico.

Qual ‘è l’obiettivo di Claim? 
“CLAIM è un’app mobile che fornisce agli insegnanti una guida di calcolo autoguidata e interattiva. Si rivolge agli educatori che lavorano in ambienti difficili e con risorse limitate e fornisce strategie che offrono lezioni significative, basate sul gioco con materiale naturale e riciclato.

Perché tu e la tua collega Aleksandra avete dedicato mesi a questa ricerca? 
“La maggior parte delle guide per insegnanti  richiede un livello accademico di comprensione.
Le risorse online spesso richiedono un'aula digitalizzata e capacità di alfabetizzazione informatica e le attività correlate richiedono mezzi non disponibili o costosi.
Le istruzioni non sono adatte ad aule sovraffollate o mancano di strategie di insegnamento graduale
La nostraapp è adattabile, inclusiva e sostenibile perché usa materiali disponibili in loco che possono essere riciclati.

Come ti è venuta l'idea? O quando hai deciso di fare qualcosa al riguardo?
L'idea del progetto CLAIM è nata durante una visita in Kenya.
In una scuola fatiscente e senza risorse, una madre mi presentò a Nanyori, una ragazza poco più che ventenne che sedeva in una classe con bambini di 11 anni e non era ancora in grado di scrivere correttamente una frase o di completare una semplice equazione. Quali erano le sue possibilità di apprendimento di qualità in una classe di oltre 70 studenti, senza risorse e con metodi di insegnamento obsoleti? Tragicamente, questa è la situazione di circa il 70% dei bambini nel mondo che oggi si trovano ad affrontare povertà educativa, nonostante due terzi di loro frequentino la scuola.
Fu allora che nacque l'idea di CLAIM. Oggi, il nostro obiettivo è aumentare la capacità degli insegnanti di offrire lezioni coinvolgenti e incentrate sullo studente, adattate a diverse esigenze e disabilità. 
La maggior parte del materiale online non è adatta a contesti con risorse insufficienti o richiede competenze informatiche e un livello di comprensione accademico. Quindi, ciò che abbiamo progettato è una guida graduale basata su immagini e che offre solo attività che possono essere svolte con materiali naturali e riciclati. I metodi di apprendimento insegnati si basano sulla pedagogia finlandese, incentrata sullo studente e basata sul gioco. Fondamentalmente, ciò che intendiamo fare è trasformare la qualità dell'apprendimento in atto, dotando gli insegnanti con risorse insufficienti degli strumenti per farlo in scuole con risorse insufficienti e in contesti di emergenza.

Di quale supporto finanziario avete bisogno per far partire questo progetto?
Abbiamo bisogno di finanziamenti per metterlo in pratica. Abbiamo diversi progetti in fase di pianificazione, uno dei quali è un progetto di risposta alle emergenze a breve termine, della durata di 6 mesi, per insegnanti in spazi di apprendimento temporanei a Gaza. Questo progetto mira a includere 40 insegnanti e ad avere un impatto su 1600. Lo lanciamo in questi giorni su vari social. Se avremo successo e riusciremo a raccogliere un budget molto più grande, allora potremo espanderci e attuare anche  un progetto biennale in Kenya che coinvolga le scuole locali.


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