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MERINI e PASOLINI: oltre la morte, la POESIA di M.Cristina Nascosi Sandri

MERINI e PASOLINI: oltre la morte, la POESIA di M.Cristina Nascosi Sandri

Che cosa accomuna due giganti della cultura come Alda Merini e Pier Paolo Pasolini, oltre alla simbolica e pressoché sovrapponibile data di morte.....e altro ancora?

Lunedi, 02/11/2020 - La Poesia, probabilmente, quella poesia senza la quale nessun dei due avrebbe potuto vivere, un proprio perfetto linguaggio degli angeli, così come la Musica, Musa Gemina,imprescindibile per anime come le loro.
11 anni fa e 45 anni fa, rispettivamente, seppur in circostanze molto diverse, ci lasciarono, quelle due voci poetiche di un Novecento, secol breve che, però, fece in tempo a ‘far germogliare’, tra gli altri, due grandi di tutti i tempi come, per l’appunto, MERINI (morta il 1° novembre 2009) e PASOLINI (morto il 2 novembre 1975).
Ma il loro messaggio, il loro esser come i veri intellettuali, sempre, ante litteram, non c’ha lasciato e di esso vediamo l’evoluzione continua ogni giorno, tra vita politica, sociale, cultura, cinema e, forse, soprattutto, televisione.
La loro modernità, infatti, è stata nell’esprimersi, nell’antecedere non solo la Poesia, ma anche la Storia, quel loro voler guidarci affettuosamente ma in silenzio, spenti dalla vita e dalla violenza della vita stessa – declinata a più livelli – rimarrà sempre con noi, con chi non vorrà dimenticare di ricordarli, aldilà degli anniversari, autentico patrimonio dell’umanità oltre il tempo, fuori dal tempo.
Ecco allora, ‘lasciandoli parlare’, due piccoli omaggi ‘a quei due’, due loro liriche quasi reversibili, nel loro rapporto madre/figlio e figlio/madre per accompagnarci, in questa sempre più faticosa vita di ogni giorno.

A MIO FIGLIO

Ti ho generato col solo pensiero figlio
e non sei mai sceso nel mio corpo come una buona rugiada.
Però sei diventato un’ape laboriosa, hai fecondato tutto il mio corpo
e a mia volta son diventato tuo figlio, figlio del tuo pensiero.
Forse, quando morirò, partorirò tutta la dolcezza che mi hai messo nel primo sguardo perché figlio, ti ho guardato a lungo, ma non ti ho mai conosciuto.
Figlio figlio mio sognato, figlio ti ho solo pensato
non sei mai sceso nel corpo come una buona rugiada
ti ho guardato a lungo, ma non ti ho conosciuto mai.

(Dal cd: Una piccola ape furibonda, 2010, di Alda Merini e Giovanni Nuti)



SUPPLICA A MIA MADRE

E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…



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