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MENO GIORNALI MENO LIBERI: ROSY BINDI

MENO GIORNALI MENO LIBERI: ROSY BINDI

L'editoria cooperativa e no profit "è meno condizionabile da interessi illegali e può promuovere con maggiore libertà campagne di sensibilizzazione e di battaglia civile sui temi della legalità e della cittadinanza" dice Rosy Bindi

Giovedi, 26/02/2015 -
A Rosy Bindi,  Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, abbiamo chiesto un parere sul ruolo dell'editoria cooperativa e no profit in occasione della Campagna MENO GIORNALI MENO LIBERI e della relativa petizione

Presidente, dal suo punto di osservazione sui problemi della corruzione e delle mafie, quale il ruolo dell'informazione territoriale e dei giornali di opinione?

Un ruolo decisivo ma ambivalente. Nelle inchieste che stiamo svolgendo come Commissione parlamentare Antimafia misuriamo ogni giorno l’importanza per le comunità locali e l’opinione pubblica nazionale delle notizie sui fatti di corruzione e di mafia divulgate dai mezzi di informazione. Le mafie non amano la pubblicità e non sopportano i giornalisti che fanno nomi, indagano sui loro affari, denunciano omertà e intimidazioni, fanno luce sulle collusioni con il mondo delle professioni, dell’economia e della politica. In tanti hanno perso la vita perché avevano scoperto, a volte prima della magistratura,le trame mafiose e tantissimi subiscono minacce e pesanti avvertimenti per il loro lavoro d’inchiesta. La realtà delle mafie al Nord è stata anticipata da articoli e inchieste sulla stampa locale, penso alle infiltrazioni nel comune di Sedriano, il primo comune sciolto per mafia in Lombardia; alla presenta della ‘Ndrangheta in Emila o agli intrecci tra eversione nera e criminalità organizzata, confermati con Mafia Capitale. Questo lavoro è prezioso. Ma non va dimenticato che c’è anche purtroppo un’informazione compiacente, al servizio delle cosche che agisce per minimizzare i fatti e costruire consenso sociale. Questa informazione collusa è un’arma molto efficace per esibire il potere mafioso ma anche un’insidia per chi fa un serio giornalismo d’inchiesta, rischia infatti di minare la credibilità di tutta l’informazione.



La corruzione e l'illegalità vanno contrastati anche sul piano culturale. Non crede che l'editoria cooperativa e no profit possa in tal senso avere una funzione sociale importante proprio perché è molto vicina alle persone?

Certamente, anche perché questo tipo di editoria è meno condizionabile da interessi illegali e può promuovere con maggiore libertà campagne di sensibilizzazione e di battaglia civile sui temi della legalità e della cittadinanza. La lotta alle mafie ha bisogno di diventare un fronte largo, popolare, partecipato, non possiamo delegare questo compito solo alla magistratura e alle forze dell’ordine. Le testate cooperative sanno creare comunità e condivisione, condizioni per sviluppare una diffusa cultura della legalità e perché tutti si sentano impegnati a rafforzare la coscienza dei diritti e dei doveri, il rispetto delle regole i principi della Costituzione, che è il nostro primo e più forte argine all’illegalità.



Il Presidente della Repubblica Mattarella nel suo discorso di insediamento ha detto che garantire la Costituzione significa "garantire l'autonomia e il pluralismo dell'informazione, presidio di democrazia". Non crede che se l'informazione nel nostro Paese rimanesse nelle mani di pochi e potenti gruppi editoriali si andrebbe in una direzione contraria?

Il Presidente ha ragione, salvaguardare il pluralismo è essenziale. È il sale della democrazia, un indicatore del grado di libertà e vitalità culturale e civile di un paese.



A cura di Tiziana Bartolini

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