La storia vera di Martia Basile, accaduta alla fine del Cinquecento, raccolta e riportata alla luce da Maurizio Ponticello
Lunedi, 16/08/2021 - “Ogni volta che pensava al capitano di giustizia provava ad affibbiargli una definizione ma non le veniva in alcun modo di qualificarlo a soddisfazione […]. In fin dei conti, si ripeteva, era bastato poco più di una settimana d’incontri e passeggiate per… affezionarsi? Ecco, questa era un’altra parola che non era in grado di associare, e perciò si domandava senza trovare, anche qui, una risposta: So cos’è l’amore? La sposa bambina non aveva avuto il tempo di incontrarlo, l’amore, era stata violata e mortificata a dodici anni e, dall’età dell’innocenza precocemente perduta, non aveva avuto alcuna esperienza del misterioso universo dei sentimenti tra un uomo e una donna. Tolla e Bea, i suoi due gioielli, erano tutt’altro: nessuno mai aveva cercato di comprare l’amore filiale con l’amor… l’amore coniugale? Martia Basile provava ribrezzo solamente a pensarci. Sebbene sapesse - e chi più di lei? - che era un peccato grave punito sonoramente con la lingua mozzata, soltanto a rimuginare sul proprio matrimonio le usciva di bocca una imprudente bestemmia mal masticata” (1601, luglio-settembre). La giovane protagonista del romanzo di Maurizio Ponticello, "La Vera Storia di Martia Basile" ed Mondadori, si interroga su sentimenti mai provati, mentre attende nel porto di Napoli, il ritorno del capitano Gajola da una missione segreta.
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