Lunedi, 24/04/2017 - “Un 25 aprile che mi è rimasto nel cuore è quello del 1995 quando l’Udi, nel cinquantesimo anniversario, dedicò tutta la giornata alle tante donne che ebbero ruoli di primissimo piano durante la Lotta di Liberazione dal nazifascismo”. È la risposta ‘a caldo’ di Marisa Rodano, classe 1921 e una vita per la politica, alla sollecitazione a raccontarci uno tra i tanti 25 aprile che ha vissuto. “Con quella giornata si volle sottolineare l’importanza delle donne, un contributo che ha avuto un peso sia numerico sia in relazione alle responsabilità affidate loro. È stata una reazione alle celebrazioni che ricordavano solo alcune figure femminili, soprattutto quelle cadute, ma ignoravano volutamente le tante e tante partigiane che sono state protagoniste della Resistenza e che vi hanno partecipato attivamente e in vario modo. Penso alle staffette, ma non solo”.
È il tema della rimozione storica che colpisce le donne, mistificazione che queste ultime devono continuamente contrastare, anche per quanto riguarda gli eventi più recenti. La trasmissione della nostra Storia, e dei suoi valori, è il fondamento della nostra democrazia. E se la memoria collettiva è precaria, quella delle donne è costantemente sotto la minaccia di una erosione che sembra difficilmente contrastabile. Dal 25 aprile di oltre venti anni fa a quello odierno. Marisa Rodano passa a raccontare un incontro cui ha partecipato la settimana scorsa a Trecastelli, un paese in provincia di Ancona. “È stato commovente ascoltare i pensieri e le poesie degli studenti e delle studentesse delle scuole medie e superiori sulla Liberazione. Le insegnanti li avevano preparati, anche con un filmato sull’esperienza di alcuni partigiani in Piemonte tra cui Marisa Ombra, e si capiva che loro comunicavano lo stupore di chi ha fatto una scoperta. Del resto a casa non si trasmette questa memoria e per fortuna la scuola un po’ colma questo vuoto”.
Ci incuriosisce sapere cosa le hanno chiesto, questi giovani, e anche cosa ha distillato dalla sua lunga esperienza politica una donna che è stata consigliera comunale a Roma, parlamentare - oltre che europarlamentare - e che ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della Camera dei deputati, prima donna in Italia. "Ho spiegato il grande ruolo delle donne durante la Resistenza, che senza di loro la Resistenza non si sarebbe fatta. Ho ricordato che fu una donna a portare l’ordine di insurrezione al Comitato di Liberazione di Bologna; ho raccontato alcuni episodi: per esempio di come la moglie del direttore del carcere di Regina Coeli abbia fatto uscire Pertini e Saragat con un falso ordine di scarcerazione. Poi ho parlato loro del ruolo dei Gruppi di Difesa della Donna e del Manifesto con le prime rivendicazioni per la parità salariale e la tutela della lavoratrici madri. Ho spiegato che dalla partecipazione alla Resistenza è nato il diritto del voto alle donne”.
Devono capirlo, i giovani, che la Liberazione è stata la lotta per la conquista della democrazia in Italia e, per le donne, il primo passo verso la conquista di diritti fondamentali loro negati e non ancora ottenuti fino in fondo. Quello delle donne è un cammino sempre in essere, è un traguardo mai raggiunto pienamente o definitivamente. Qual è il senso, oggi, della parola Resistenza o Partigiano, secondo Marisa Rodano? “Stiamo attraversando un periodo molto, molto brutto. Talvolta ho l’impressione di vivere tensioni e premesse analoghe a quelle del 1939, sento il pericolo dello scoppio di un’altra guerra… Oggi una nuova Resistenza richiede per prima cosa ricostruire un progetto di società, poi di spiegare alla gente che bisogna associarsi perché si possono fare cose buone solo se si è uniti mentre invece c’è troppo individualismo, la terza cosa da fare è ricostituire i valori della giustizia e della libertà”.
Speravamo che le donne sarebbero state una risorsa, ma vediamo donne di potere in cui non ci riconosciamo. Che ne pensa? “Molte donne si comportano come gli uomini: hanno perso la capacità di essere sé stesse e nella vita pubblica hanno smarrito il loro bagaglio culturale e di sentimenti, la capacità di affermare una diversità. Considero questa realtà una tra le tante cose negative di questo momento. Rimango convinta, però, che bisogna battersi perché le donne abbiano ruoli paritari in ogni luogo in cui si decide. È l’obiettivo che perseguiamo come Accordo di Azione Comune per la Democrazia Paritaria, aggregazione di associazioni di cui faccio parte”. E che di cui è una delle fondatrici, aggiungiamo noi. Non solo per amore di precisione.
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