Case Famiglia o spazi attrezzati per madri con bambini piccoli negli Istituto dipensa: questo prevede la legge in corso di approvazione. La Ministra Cartabia impegnata a sostenere la celerità della conclusione dell'iter parlamentare
I bambini in carcere sono poche decine, ma nel 2018, ad inizio legislatura, il deputato Paolo Siani, fratello del giornalista Giancarlo Siani ucciso a Napoli dalla camorra, ascoltò un’arringa del cappellano di Rebibbia, indignato per il silenzio che accompagna la piaga dei bambini piccolissimi costretti a vivere tra sbarre, porte chiuse e cancelli. In quei giorni una madre detenuta, esasperata, aveva scaraventato i suoi piccoli, di 6 e 18 mesi, dalle scale della sezione nido del carcere di Rebibbia, uccidendoli. Il cappellano chiedeva che si ponesse fine a quel calvario di bambini innocenti e il deputato Siani si impegnò convintamente a farlo. La legge che ha proposto - e che è stata approvata in questi giorni dall’aula della Camera con il solo voto contrario di Fratelli d’Italia - corregge quindi alcune storture della precedente legge Finocchiaro obbligando il Ministero della Giustizia a stipulare con gli enti locali convenzioni volte ad individuare e attrezzare le strutture idonee ad essere utilizzate come Case Famiglia protette.
Inoltre, con la legge di Bilancio sono stati stanziati fondi per la creazione di questi spazi di accoglienza delle detenute madri e dei loro piccoli sotto i sei anni.
Ma vediamo più nel dettaglio cosa prevede la legge. Innanzitutto si cercherà di evitare il carcere per le madri di minori di 6 anni e colpevoli di reato mantenendole in stato di fermo ai domiciliari. Qualora l’ambiente domiciliare non garantisse una corretta espiazione della pena si distinguerà cosa fare anche in base all’età del piccolo. Se minore di un anno, la pena sarà differita nel tempo e analogo differimento se il minore è sotto i tre anni ed è portatore di disabilità. Qualora non si possa poi tenere la donna ai domiciliari occorrerà ospitarla in una Casa Famiglia protetta, ma al momento ne esistono solo 2, una a Roma ed una a Milano; con questa legge si prevedono quindi fondi e convenzioni per poterne organizzare altre.
Infine, nei casi di reati gravi, quando le Case Famiglia protette non garantiscano la sicurezza e la certezza che i reati non saranno perpetuati si dovrà ricorrere agli ICAM, vale a dire alle carceri vere e proprie (come San Vittore a Milano) ma con spazi appositamente creati per permettere ai bambini una vita sana e idonea a farli crescere in serenità senza le ristrettezze dell’istituto carcerario in cui si trovano.
Attualmente sono 5 gli ICAM in Italia; oltre a Milano queste strutture sono presenti alla Giudecca di Venezia e ad Avellino, Torino e Cagliari.
In pratica in questi ICAM, anche se dentro carceri ordinarie, i bambini crescono quasi come potrebbero farlo in asili nido, in locali senza sbarre e dotati di biblioteca, ludoteca e cucina attrezzata.
Molte deputate si sono battute per questa legge. Lucia Annibali (Italia Viva) ha evidenziato come il numero dei bambini detenuti innocenti è in continua decrescita, ma l’obbiettivo è lo zero tondo e Veronica Giannone (Forza Italia) ha sottolineato come occorra affrontare anche un altro problema, quello del bambino che, compiuti i 6 anni lascia la mamma per tornare “a casa”, ma che spesso una vera casa non c’è l’ha.
Si tratta, quindi, di un problema complesso e articolato quello delle detenute madri e dei loro piccoli ma intanto, se si eviterà che questi bimbi siano danneggiati e impediti in una crescita armonica si sarà fatto un grande passo in avanti.
La Ministra Cartabia nel prendere il suo impegno su questo problema ha raccontato che a motivarla è stato un calendario con i disegni dei bimbi in carcere in cui non c’erano prati o cieli né case colorate, ma solo finestre con sbarre e porte controllate da guardie.
Ora, approvato dall’Aula della Camera, il provvedimento è passato alla Commissione Giustizia del Senato, con la richiesta che sia approvato prima della fine della legislatura (pena la sua decadenza) e la pressione sulla Commissione Giustizia è perché l’esame sia veloce, e l’approvazione possibilmente senza modifiche affinché la legge sia varata senza ulteriori ping pong tra Camera e Senato.
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