Coraggio, amicizia, rabbia, vergogna, riscatto. Ma anche impegno e militanza civile, sociale e politica: 59 racconti di 18 autrici per un viaggionel tempo, dal dal 1908 al 2021
Cinquantanove racconti, di diciotto diverse autrici,ci conducono in un inedito viaggio nel tempo: dal 1908 al 2021, anno dopo anno, la Storia incrocia vicende vissute in prima persona da chi scrive, o sentite narrare a mezza voce da testimoni ormai scomparsi.
Le storie siamo noi costituisce una preziosa operazione di riscatto della memoria, che permette di ‘salvare’ dall’oblio persone, avvenimenti, territori altrimenti condannati a scomparire dallo scorrere del tempo.
Attraverso le due guerre mondiali, il fascismo, le migrazioni, e poi il ’68, la legge Basaglia, il terrorismo, le leggi sul divorzio e l’aborto, le stragi di mafia, l’incendio al cinema Statuto, fino all’epidemia di Covid-19, le storie narrateci parlano di coraggio, amicizia, rabbia, vergogna, riscatto…Ma anche di impegno e militanza civile, sociale e politica. Scopriamo così ai margini della grande Storia il ruolo delle donne, depositarie da sempre di drammi, gioie, scelte eroiche, cambiamenti epocali.
Ed è grazie alla potenza eternante della scrittura che le autrici danno diritto di cittadinanza a fatti e personaggi ‘marginali’, nella consapevolezza che la verità, quella profonda, va ricercata con fatica e pazienza, distillata attraverso scelte talvolta dolorose.
Le storie siamo noi, pubblicato nel 2023 dall’editore Fernandel, è nato nel grembo delle Donne di Parola, gruppo storico della periferia nord di Torino che dal 1997 persegue, sotto la guida sapiente di Claudia Manselli, la ricerca di una scrittura personale e creativa, capace di rompere ogni forma di silenzio dettato dalle convenzioni e dalle convenienze sociali, rivendicando il diritto, la libertà - e la gioia - di esprimersi. Musa ispiratrice del gruppo è la Virginia Woolf di Professioni per le donne, in cui la scrittrice inglese uccide simbolicamente l’angelo del focolare colpevole di inibire la creatività femminile. La potenza della parola è concepita dalle autrici quale mezzo per ripensare e ricostruire le proprie esistenze e le proprie identità, e insieme come una rivincita contro l’isolamento, strumento di confronto e solidarietà.
Le vicende narrate permettono di spostarsi non solo nel tempo ma anche nello spazio, attraverso le plaghe del nostro Paese e oltre: dal Piemonte alla Campania, dal Veneto alla Puglia, dall’Emilia-Romagna alla Basilicata, fino in Transilvania, in Africa, in America e nelle terre dell’emigrazione italiana. Un viaggio storico-geografico ma soprattutto antropologico.
Come scrive nell’Introduzione a Le storie siamo noi la docente di filosofia politica Valentina Pazè: “Grande è l’attenzione per i dettagli, a partire dalla descrizione degli ambienti e degli oggetti della vita quotidiana: le case di ringhiera della Torino di inizio secolo, le batane e i fiocinini usati dai ladri di anguille, l’acqua di rose per farsi belle il giorno del matrimonio, lo sciaraball per muoversi nelle campagne, il lume a petrolio che rischiara le stanze degli anni Sessanta ancora prive di elettricità. Le vicende rimandano in parte a un mondo che non c’è più (i maestri che bacchettano sulle mani gli scolari, le lenzuola d’inverno intiepidite con un mattone caldo, l’olio di fegato di merluzzo, i peccati mortali e veniali da studiare a memoria al catechismo, il Carosello prima di andare a dormire), in parte a eventi e sentimenti perenni […] E lo spaesamento di chi vive diviso tra due mondi, come testimoniano le molte storie dedicate al tema dell’emigrazione”.
Ognuno di noi lascia una traccia. Quando si cammina scalzi sulla spiaggia, sul prato bagnato, nel fango, i piedi imprimono un’orma. Dentro c’è la nostra biografia rara, anzi unica
[Dal racconto “La notte uterina” tratto da Le storie siamo noi]
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