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 Le poesie di Rosanna Marcodoppido, raccolta pregevolissima -  di Maria Mencarelli

Le poesie di Rosanna Marcodoppido, raccolta pregevolissima - di Maria Mencarelli

Si intitola 'Sulla soglia' la raccolta di poesie (2016/2020) di cui Maria Mencarelli propone una recensione

Venerdi, 19/11/2021 -

Quarto libro di poesie, dopo “Senza Titolo” 1993, “Nel segno” 2010, “Dentro altri giorni” 2016,  “Sulla soglia” è una raccolta edita, con accurato ed elegante formato, per i tipi di Amor del Libro del Centro Internazionale della Grafica di Venezia nel novembre 2020

Si compone di 4 sezioni
1.     Sulla soglia
2.     Fratture
3.     Distopie
4.     Haiku Denso di spunti e di riflessioni importanti, coinvolgenti, con questo quarto libro la poesia di Rosanna Marcodoppido si fa universale, esce dall’acuta, dolorosa analisi di vissuti personali per immergersi nei temi della vita, del tempo, dell’oblio traguardando l’incognita e la morte attraverso l’evocazione di immagini o pensieri che sembrano sgorgare quasi senza materia.

Già in copertina si presenta con frammenti sospesi e cuciti da fili intricati entro una trama sottile che a fatica ne contiene le forme. S’intitola Autoritratto e annuncia il libro.

È la sintesi, il manifesto poetico della ricerca che Rosanna Marcodoppido intraprende a partire da una cesura, da una finestra, da un punto, metafisico e umano, una soglia che cerca di restituire senso all’oblio che il tempo macina sul passato, ora che il rimanente avanza come un tramonto.

In antri preistorici

s’addensano le ore della notte

mentre inesorabile la sveglia

assottiglia il futuro (p. 9)

 

Senza disinganni o facili consolazioni. La poesia è azione consapevole, deliberata ma non artificiosa. Lascia all’anima il compito dell’evocazione e mette insieme ricordi, sensazioni, esperienze cucite insieme, non per annullarne le distanze ma per ricomporre la vita e farsene vestito. 

 

S’annida nel nucleo sotterraneo

la parola in cerca di poesia

nascosta come viola marzolina

nel silenzio che condensa umori e sogni

scava e scava in cerca di germogli

luminose restie epifanie… (p.13)

 

Rimandi ad altre opere grafiche dell’autrice che fanno pensare a Maria Lai e al lento lavoro di tessitura e di cura delle donne, arte e riflessione politica, personale, umana che contraddistinguono l’autrice e la sua ricerca.

  

Resto per vedere chi resta

in lontananza sento chi è andato

pezzi di me che sostano

nell’ombroso cavo del ricordo. (p.10)

 

Azione di scavo, di deliberata immersione nell’oscurità- trascorsa o futura, che mantiene aperta la speranza e la sorpresa di trovarvi luce, com’è proprio della vita e dell’arte.

Tra l’oscurità del passato che cancella, e il buio del futuro che avanza emergono voci, immagini, frammenti che mantengono intatti vita e mistero, sorpresa e incanto. Non c’è niente da capire o da colmare. Tutto si muove e si trasforma e tutto si accoglie con la corposità dell’attimo che appare.

 

Troppo lontana per toccarla

 l’infanzia

con pelle fremente delle dita

sogno carico di buio

l’adolescenza

il luogo non basta

né volti segnati

ormai da troppi giorni

quietamente si resta

in attesa

del poco che sarà

del pieno che aspetta

ad ogni nuova soglia” [p.11]. 

  

Lavoro paziente la tessitura e lo scavo di memoria e di parola, che non si sconforta di fronte al senso cangiante, parziale e approssimativo delle definizioni. E’ un avvicinamento che non conosce approdi sicuri, certi ma che si compie con testarda e amorevole ricerca di senso.

  

Sta finendo il tempo e non capisco

ancora non capisco

il trapassare delle età delle stagioni

cambiando pelle case orizzonti

a patti sempre con le ambivalenze

facendo pace con le imperfezioni

testardamente avvinta

al multiforme cambiare dei pensieri

verso l’inconoscibile a due passi

la misura trovare del respiro

che lega al mondo e lo slega

a seconda del refolo che arriva

che mai s’acquieta mai” [p.42].

  

E guarda svolgersi la vita e il suo lavoro di artista come fosse un telaio, come una melodia che si snoda nel verso

Fare disfare
andare tornare sostare

nel liquefatto flusso delle ore

darsi risposte forse sbagliate

tra i segni confusi delle apparenze

e accettare la precaria finitezza

la meraviglia stupefatta del pensare (p.37)

 

La scrittura aiuta a salvare il tempo dall’oblio del tempo, dalla perdita, dalla dimenticanza, dalle lacune per ciò che è stato o che è

 

Non sei più qui da tempo

ad offuscare le linee della mano

nulla sarà mai come prima

una consolazione chiara

scenderà come pioggia

a sanare innominabili ferite

tra ferro e ferro il treno

scintille esplode a rischiarare la notte

consumo d’ore e di speranza

questo scrivere e scrivere e scrivere” [p. 35] 

 

È una lunga meditazione sul tempo fatta di improvvisi squarci, materiali e immateriali, doni emergenti dal buio, come nel rito antico dell’incubazione del sogno che guarisce. Maternità, il ricordo del padre, infanzia, terra natìa. Squarci di vita personale, ma in quello dell’autrice trova posto anche il segno di una vita spesa alla ricerca di una definizione di un noi delle donne

     In dono m'hanno dato un'altra vita
fiori sgargianti
le donne cercate con amore
nelle pieghe nascoste della storia

per le strade affollate delle lotte

fianco a fianco

nelle stanze a sciogliere pensieri

acque sorgive a rinominare

forma e sostanza

l’umana fatica

d’essere al mondo (p.48)

Anche questo il tempo restituisce se ... si abbandona la frenesia dell'accumulo e si sosta ad ascoltarlo

Invano tenta la mano d’afferrare

inquieto vento fuggente

l’incessante movimento delle ore (p.47)

Questa raccolta davvero pregevolissima, che può essere aperta a caso restituendo alla lettura la potenza di un verso elegante. essenziale, profondo si è aperta con l’opera grafica intitolata Autoritratto che ho citato all’inizio. Sul finale scorgo un altro autoritratto di parole

 

Incerta linea di confine

vertigine sotto pelle

tra essere                          e non essere

passato presente               e silenzio

l’umido caldo del sangue      e umori della terra

                                                         dell’acqua    dell’aria

piede pesante sul suolo                 svaporare al vento

                                                    di un altro tempo

memoria affollata di voci                liquefarsi

confondersi

nell’ampio

più ampio

del nulla.

 


 

Fratture si presenta con una grande clessidra che nel passaggio del tempo contiene una spada aguzza e insanguinata. È uno sguardo sul mondo e sui suoi orrori, dai femminicidi ai migranti. Universo doloroso che affonda le sue radici lontane nel mito e nella cultura dominante che non ha parole per lo strazio.

 

Non esistono marmi

inchiostri impasti di colore

per l’altra umana Pietà

 

Madri dolenti di figlie stuprate

uccise da maschi conosciuti

amati a volte

o ignoti incontrati per caso

 

Invano cerchi tra i parchi

nelle piazze nelle penombre dei chiostri

monumenti recanti i nomi

delle tante donne morte di parto

 

Muta Pietà straziato pianto

le braccia tenere

ad accogliere quello che resta

esposto inerme alla vita

 

Nelle silenziate lande della storia

gemono tutte

in cerca di segni

di canto di parola

 

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Distopie si annuncia con un Pentagramma folle è come la trasfigurazione di questi lunghi mesi incollati ai grafici dell’epidemia, dagli intermittenti e sinistri segnali, trasformati in una partitura possibile di nuova armonia.  Nel silenzio blindato della città ogni fessura prende un nuovo senso

 

Accoglienza larga chiede

questa affollata assenza di corpi

e memoria lunga

da custodire come sapere acuto

necessario al presente che verrà

 

 

Haiku è annunciato con l’opera grafica, Continuum, una tessitura di parole e di trame. Sono 11 sguardi sul mondo, sulle relazioni, stati d’animo condensati nell’estrema brevità della forma che invitano ad esserci. Poesia come presenza, come modo di guardare la realtà e nominarla, come speranza

 

Il mare aperto

vorrei e non vorrei

attraversare

 

 

 

Apri la porta

se l’amore finisce

lascialo andare

 

 

I panni stesi

raccontano una vita

che oscilla al sole


Sono consapevole di aver proposto una lettura parziale e incompleta del libro Sulla soglia di Rosanna Marcodoppido. E’ difficile estrarre l’essenziale da un lavoro d’arte così denso di significati e di suggestioni. Il tema del tempo, del senso del nostro attraversamento di esso, la consapevolezza del poco che resta (sempre per ciascuno la vita è a tempo), con gli occhi aperti sul mondo sono così densi da suggerire ogni volta percorsi umani di riflessione e di condivisione differenti e diversi. Così accade con l’arte quando insegue non una sola e univoca traccia.

Maria Mencarelli 

Roma, 10 novembre 2021

 

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