Giovedi, 28/02/2013 - Si sperava, con le elezioni politiche, di metterci alle spalle un ciclo negativo. Così non è, visto che l'elettorato ha consegnato alla storia di questo Paese un Parlamento potenzialmente paralizzato sia per lo squilibrio della maggioranza numerica tra la Camera e il Senato, sia per l'ingorgo istituzionale che impone tassativamente un termine per l'elezione del Capo dello Stato mentre è in atto una crisi strutturale, epocale e di difficile soluzione.
Il paradosso è che a vivere questa crisi (non solo politica) è un Parlamento profondamente rinnovato, molto giovane e con la più alta percentuale di donne mai registrata, cioè un Parlamento che risponderebbe alle richieste emerse con forza dal sentire comune e poi dalle urne. Provando ad osservare in modo più distaccato il tutto, è da notare che la situazione è semplicemente il frutto di un passaggio. Speriamo di una crescita. E sappiano che i mutamenti difficilmente sono indolore.
Le parole d'ordine che hanno dominato la lunga campagna elettorale - 'cambiamento', 'rottamazione', 'vaffa' - hanno sortito l'effetto voluto. Ora che il tanto invocato cambiamento si è compiuto la nuova classe politica deve provare a diventare anche classe dirigente. Terminato il festival degli slogan a buon mercato, è il tempo dell'assunzione di responsabilità da parte di tutti: eletti ed elettori. Elettori che, come ripetono fino allo sfinimento i rappresentanti del Movimento 5 Stelle (non) andando in tv, rimangono il punto di riferimento nelle scelte che via via saranno compiute e il cui sentire va interpretato non potendo essere interpellati uno per uno prima di ogni votazione in Parlamento.
Ci aspettano giorni pesanti e ad alta fibrillazione politico-istutuzionale, con le ingerenze ingombranti dei mercati finanziari internazionali e dell’apprensione a Bruxelles per le sorti dell’Euro e della stessa UE. Le donne, in questo delicato scenario, cosa dicono e cosa possono fare? La battaglia per aumentare la presenza femminile ha conquistato qualche punto, ma il cammino è ancora lungo e quello che è accaduto in Parlamento e, soprattutto, quello che NON è accaduto nelle assemblee regionali richiede attente riflessioni. Nel frattempo, però, ci sarebbe altro da dire e fare come donne entrando nel merito di un sommovimento profondo destinato a scuotere le fondamenta della nostra organizzazione sociale. Siamo ad un bivio con la possibilità di prendere diverse strade, ciascuna delle quali aprirà prospettive diametralmente opposte. Quello che accadrà potrebbe dipendere anche da quanto e come le donne interverranno sulla scena pubblica. Al di là dei numeri, il gioco ora è aperto sul merito delle questioni politiche in campo.
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