Mercoledi, 09/09/2020 - Le ciociare di Capizzi, Iacobelli editore, collana Frammenti di Memoria (pp.128, euro 16,00), porta alla luce le storie delle marocchinate in Sicilia. Si tratta della nuova fatica letteraria di Marinella Fiume, scrittrice e studiosa della storia delle donne.
Da sempre impegnata nel sociale e in politica, sindaca di Fiumefreddo per due mandati, negli anni ’90, al suo attivo numerosi romanzi e pubblicazioni, per citarne alcuni, La bolgia delle eretiche, Ammagatrici, Celeste Aida, Feudo del mare, Sicilia Esoterica, ha curato la prima storia delle donne siciliane, col Dizionario Biografico Siciliane, la Fiume, in questo nuovo lavoro, pubblica il risultato della ricerca condotta sul campo e avviata il 25 novembre 2015, a Capizzi, in provincia di Messina. Tuttavia, la studiosa, ideatrice e coordinatrice della ricerca, da oltre dieci anni indaga sulle “marocchinate”, avvenute durante lo sbarco alleato nel luglio del ’43, in Sicilia, con lo scopo di restituirne la memoria alla collettività.
Il lavoro realizzato si avvale della collaborazione della Fidapa di Capizzi e della parrocchia, il cui parroco, don Luigi Cardella, è morto recentemente. –(…)Le nipoti di queste donne, molte delle quali ormai scomparse, quelle che abbiamo voluto chiamare le “Ciociare” di Capizzi(….) hanno deciso di scavare fino in fondo per quanto è stato ancora possibile, di fare “archeologia della memoria”, per cercare di comprendere questa atroce tragedia moderna tutta femminile. Perché ricordare significa conoscere e capire e questa è una storia che si è ripetuta e si ripete in ogni secolo e in ogni angolo del mondo.-, dall’introduzione della Fiume sulle ragioni della ricerca.
Nel libro troviamo la ricostruzione fedele dell’operazione Husky nell’entroterra siciliano e i racconti delle persone intervistate, testimoni viventi o discendenti di vittime delle truppe alleate penetrate sui Nebrodi.
La Letteratura e il Cinema, più che la Storia, finora ci avevano restituito i fatti avvenuti nella Ciociaria, nel ‘44. La Fiume, all’interno del suo lavoro riporta l’interrogazione parlamentare presentata al Ministro Tessitori, dalla deputata del Partito Comunista, Maria Adele Rossi, il 7 aprile 1952, la quale denuncia le violenze subite dalle donne del Cassinate nel ’44: “quante donne abbiano subito violenza da parte delle truppe marocchine, nessuno sa con esattezza, né forse si saprà mai…”.
A chi negava le violenze subite dalle truppe marocchine, la Rossi rispondeva così:“Credo piuttosto ci si debba scandalizzare perché fra voi vi è chi vorrebbe coprire questa piaga, questo delitto orrendo che fu commesso contro donne inermi, contro giovinette”.
Il prezioso lavoro, curato e coordinato dalla Fiume, ricostruisce attraverso i racconti degli intervistati, un campione di circa 70 informatori fra uomini e donne, dai 26 ai 100 anni, le marocchinate avvenute in Sicilia, nell’estate del ’43, nell’area capitina, a Capizzi e dintorni, ovvero sulle montagne dei Nebrodi. Colpevoli di tali efferatezze mostruose furono i goumiers, truppe marocchine, irregolari, specializzate negli assalti in montagna, agli ordini dei francesi, guidati dal generale Alphonse Juin, il quale diede il via libera ai suoi uomini per 50 ore, per razziare tutto ciò che avrebbero incontrato per strada, perfino le donne, bottino di guerra. I goumiers, ben descritti nel libro, in gruppo, hanno violentato madri, nonne, bambine e perfino ragazzi, massacrandoli inoltre di botte, spesso davanti ai loro mariti, figli, fratelli, anch’essi pestati per i tentativi di difendere le loro care dalle violenze. Donne che per tutta la vita hanno portato con sè l’onta e il dolore, come un macigno nel cuore. Alcune vittime delle violenze si sono ammalate, sono impazzite e non sono sopravvissute al dolore, qualcuna è emigrata in America, altre si sono portate il segreto e il dolore nella tomba, alcune sono probabilmente ancora viventi. Dalle violenze sono nati perfino dei figli, accolti dall’amore dei mariti delle donne violate.
I capitini hanno vendicato le violenze subite uccidendo dei goumiers e dandoli perfino in pasto ai porci, esorcizzando il male subito dal popolo. Si tratta di un recupero della memoria che dà un contributo prezioso alla Storia poiché tali avvenimenti, a lungo censurati perchè verità scomode, non sono contemplati in nessun manuale di Storia, e ai più, sono fatti completamente sconosciuti.
La narrazione riscatta dall’oblio a cui erano destinate queste storie dolorose, rendendo giustizia a chi ha subito tali inaudite violenze, inenarrabili per vergogna e incredulità.
Nel libro viene ricostruito il momento storico mondiale e locale, documentandolo con fonti iconografiche e mappe d’epoca, descrivendo storia, economia e costumi. Un lavoro corale ed approfondito dal punto di vista storico-sociale, condotto con metodo scientifico che ha visto la comunità capitina coinvolta al servizio della Memoria e della Cultura.
Presenti, nel testo, il contributo di Giuseppe Vivaldi Maimone, appassionato di Storia Militare, il quale ricostruisce la storia locale e l’inquadramento militare. Uno scritto di Maria Pia Fontana, Sociologa e docente dell’Università di Catania che traccia un’analisi su La prospettiva psicosociale sugli stupri di guerra e di Melinda Calandra Checco, Avvocata, Past President Fidapa sezione Capizzi, partner della ricerca, la quale, firma la Postfazione La storia taciuta delle marocchinate a Capizzi: l’iniziativa della locale Fidapa, riportando numeri ed episodi delle “marocchinate” in Italia.
Il libro è acquistabile sia in libreria che sul sito www.iacobellieditore.it e dopo la prima a Capizzi, il 29 agosto scorso, sarà presentato l’11 settembre, alle ore 18.00, nella splendida cornice di Villa Garbo, a Letojanni, all’interno della sezione Le donne non perdono il filo, nell’ambito della X^ edizione di NaxosLegge, Festival delle narrazioni, della lettura e del libro, diretto da Fulvia Toscano.
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