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LAURA BERTIZZOLO BAGGETTO (1919-2004): RESILIENZA E FUTUTO LE SPETTANO DI DIRITTO

LAURA BERTIZZOLO BAGGETTO (1919-2004): RESILIENZA E FUTUTO LE SPETTANO DI DIRITTO

Una monografia stesa con passione e amore dalla figlia Gabriella, affermata poetessa e scrittrice, di una donna che ebbe il coraggio di guardare avanti

Sabato, 27/03/2021 - Laura fin da piccola dimostrò un carattere allegro, vitale e vivace. Vivace, al punto che il padre «ottimo pittore e insegnante», stanco di esortare la figlia a stare ferma mentre cercava di ritrarla, dovette arrendersi lasciando il dipinto incompiuto. In quegli anni il celebre pittore veneziano Alessandro Milesi, amico di Antonio Baggetto (che ritrasse in un pregevole quadro nel 1914), volle esaudire il desiderio della piccola Laura dipingendo per lei (forse addirittura guidandone la mano nel tratteggio) un acquerello col Ponte Vecchio di Bassano.
La bambina viene iscritta alla Scuola Elementare “Principe Umberto” ubicata in Foro Boario, a pochi metri dalla sua abitazione. Nella primavera del 1916 il complesso scolastico era stato trasformato in Ospedale Militare di Riserva. L’atrio divenne una corsia d’ospedale e le aule furono destinate alla degenza dei soldati feriti che, dopo il 1917, giungevano in numero sempre maggiore dal Grappa. Al lavoro massacrante degli infermieri si aggiungeva il prezioso aiuto offerto dalle “crocerossine di guerra”.
Con la fine della guerra e il rientro del direttore didattico Antonio Mastella, si tornò ad una sorta di normalità. Il grande cortile della scuola confinava con il giardino interno del palazzo di via Museo; attraverso una cancellata di ferro mamma Annita poteva vedere la figlia quando faceva ginnastica nella “palestra all’aperto”, o ricreazione, secondo le disposizioni allora vigenti. Nel 1923 il Fascismo aveva approvato la riforma scolastica di Giovanni Gentile, i cui programmi vennero definiti da Mussolini “fascistissimi”. Di conseguenza la scuola doveva rinunciare all’autonomia comunale e diventare scuola di stato. Lo scopo primario era quello di restituire dignità al ruolo di maestro, che, oltre ad impartire nozioni, doveva ricoprire il delicatissimo ruolo di forgiare le menti delle nuove generazioni. In una cartolina di quell’anno del 31 luglio, spedita da Annita al marito, si legge: «Carissimo, perdona se ancora non t’ho detto; è venuto papà a prendermi alla stazione e direttamente siamo venuti in campagna [ai Baggi], ove mi aspettava Ortensia e mamma. Ho mandato a prendere la carta così quest’oggi ti scrivo a lungo. Stiamo benissimo. Baci a tutti. Annita». Il documento dimostra che l’instancabile e lungimirante Stefano era ancora vivo e attivo, e così pure la consorte Cleofe. Fin dai primi anni di scuola Laura si dimostra desiderosa di apprendere e zelante nell’impegno, come attestato dal Premio ricevuto nella II classe elementare (A.S. 1926-27) «per essersi distinta in condotta, diligenza e profitto». Nel documento si legge chiaramente il nome del podestà, Guglielmo Gobbi. L’anno successivo, nella pagella datata 28 giugno 1928, in cui “lodevole” si alterna con “buono” si attesta che la Nostra «ha completato con profitto gli studi di grado inferiore». Si riconoscono le firme del Presidente di Commissione e dei commissari. Si nota altresì un errore di trascrizione nella data di nascita dell’alunna.
Il 1928 è anche l’anno in cui con un decreto governativo "Bassano Veneto" diventa “Bassano del Grappa”, denominazione scelta per rendere onore alla città, teatro della gloriosa resistenza italiana nell’ultimo periodo del primo conflitto mondiale. nel 1929 la Nostra si trova nell’amena cittadina delle Marche, situata in una vallata costellata da dolci colline e circondata da monti dell’Appennino. Lo conferma una fotografia dove si vede la ragazza seduta a terra, mentre gioca spensieratamente con alcuni amichetti. Ritornata l’anno seguente a Bassano, la Nostra riceve la Prima Comunione il 25 maggio 1930. La città del Grappa sta risorgendo un po’alla volta dalle rovine della guerra. La ragazza continuò la frequenza al triennio successivo del glorioso “R. Liceo G.B. Brocchi” del quale due anni fa si è celebrato il bicentenario con l’uscita di una interessante pubblicazione I quaderni di Laura coprono un arco cronologico che va dalle classi elementari fino al IV anno di Università: costituiscono una miniera di preziose notizie per noi, le future figlie di questa allieva esemplare.. Una vena di autentica svolto in III Ginnasio: «Era una giornata così limpida che il cielo si vedeva assai lontano e i contorni delle cose spiccavano nitidamente sullo sfondo azzurro. Una lieve brezza accarezzava il mio volto, faceva sussurrare le fronde, rapiva qualche petalo rosso, agitava le corolle ed io era attratta là sotto la fresca ombra di una quercia, accanto ad un ruscello argentino, ad ammirare la bellezza della natura, quando fata Primavera ha portato ovunque pace e allegria, gioia e felicità». Laura non è solo una studentessa, sta diventando donna. Indossa abiti dell’epoca, sobri ma femminili con deliziosi colletti ricamati dalle abili mani delle monache dell’Istituto Pisani-Cremona, ubicato a pochi metri da casa, di cui il padre era membro del Comitato di beneficenza. La Nostra non passa certo inosservata per le vie del centro; molti sono i giovanotti che la corteggiano anche quando con la famiglia si rifugia in campagna. incrociarono tragicamente nella vita di quell’ instancabile donna, devota a Dio, alla famiglia, alla casa. Il 1933 registra un avvenimento gravido di penose conseguenze per la famiglia Baggetto. Il ventunenne Aldo, pur consapevole dell’angoscia che la sua decisione provocherà nei familiari, ma al contempo infiammato da quell’ardore patriottico che accomunava molti giovani in quel particolare periodo storico, si arruola volontario nel corpo degli alpini. I genitori sono preoccupati ma il padre che - come si è visto - aveva combattuto con coraggio e valore, comprende la decisione del figlio.
Nell’ottobre del 1938 Laura risulta iscritta alla Facoltà di Lettere alla Regia Università di Pavia (Schola Papiense nell’825, Studium Generale nel 1361), uno degli atenei più antichi del mondo. La Nostra alloggiava nel “Collegio Universitario Canossiano Senatore”, (cosiddetto dal nome del nobile Senatore appunto, che nell’VIII secolo aveva fondato il Monastero), sito in pieno centro storico. Lì potevano accedere solo giovani meritevoli selezionate sulla base di un concorso pubblico per titoli ed esami, le quali, per poter continuare a soggiornarvi dovevano mantenere una media di voti alta. Subito dopo la laurea la Nostra non perde tempo ed insegna «per sette anni consecutivi senza interruzione» alla Scuola Media Statale “J. Vittorelli” a Bassano, al Liceo Tecnico Statale di Valdagno annesso alla Scuola Media di cui sopra, alla Scuola di Avviamento Commerciale Statale “G. Bellavitis”, al Liceo-Ginnasio “G. B. Brocchi”, e al Ginnasio Superiore di Cittadella, sezione staccata del “Tito Livio” di Padova.
Galeotto sarà l’incontro con uno spilungone dall’aspetto virile e fascinoso. L’uomo della sua vita sarà Mario. Siamo agli inizi degli anni Cinquanta (il 1gennaio 1948 era entrata in vigore la nuova Carta Costituzionale) e il Veneto, una delle regioni più povere d’Italia, denominata il “Meridione del Nord”, dà inizio a uno sviluppo economico graduale ma non uniforme. In questo clima di lenta rinascita ma ancora dominato da forti tensioni sociali, il 15 luglio 1950, dopo tre anni di fidanzamento, Laura e Mario si uniscono in matrimonio nella piccola chiesa dell’Annunziata, sita in uno slargo di via Museo, vicino all’Orfanatrofio Pisani. Tra i tanti doni di nozze la bella xilografia di Antonio Marcon (amico e collega del Baggetto), Il foro di Cesare, con affettuosa dedica alla sposa. E gradite giungono le felicitazioni di Plinio Fraccaro. Il viaggio di nozze è a Fiera di Primiero, piccolo ma suggestivo paese dell’omonima valle. Al ritorno, i due sposi abiteranno in un appartamento all’ultimo piano del palazzo di via Museo. Laura si reca in corriera a Cittadella, dove insegna nella sessione staccata del liceo “Tito Livio” di Padova. Dopo un anno e mezzo, con grande gioia del marito e dei genitori, dà alla luce la primogenita, la sottoscritta Gabriella, la quale sarà affidata per buona parte del tempo alle cure dell’energica nonna materna, che abita col nonno “Bepi” due piani sotto. Trascorrono solo ventidue mesi e il 18 settembre 1953, la famiglia sarà allietata dalla nascita della secondogenita Silvana. Ancora una volta Laura, dopo la pausa per maternità e allattamento, riprenderà ad insegnare con determinazione e spirito di sacrificio nel riuscire a conciliare famiglia e lavoro. Il marito, uomo forte e vigoroso, aveva nel frattempo avviato un laboratorio di falegnameria adiacente alla casa dei genitori, utilizzando il legname dei boschi di loro proprietà. Ricordo di averlo visto una volta, assieme a un aiutante, alle prese con la motosega mentre tagliava un albero: immagine per la scrivente davvero potente, indimenticabile. Innamorato della montagna, dei suoi profumi e dei suoi silenzi, un po’ alla volta riuscì a costruirsi una casa di tre piani in località Lecche da dove, proseguendo per la contrada Lambara, si arriva al monte Lisser. Annualmente, di ritorno dal Lido di Jesolo, tutta la famiglia trascorreva il mese di agosto ad Enego. Lì noi sorelle con i cuginetti ci divertivamo a provocare le mucche, e a fare scampagnate addentrandoci nei boschi dove raccoglievamo fragole e ciclamini. E il nonno Domenico, seduto, con le spalle alla casa, guardava rapito il meraviglioso panorama della vallata. Nel frattempo (nel 1952) il prof. Antonio Baggetto era andato in pensione, dopo aver formato per quarantatré anni intere generazioni di bassanesi: le cronache cittadine evidenziarono l’encomiabile umanità e la professionalità dell’insegnante.
L’appartamento all’ultimo piano di via Museo è troppo piccolo per contenere la famiglia Bertizzolo che si allarga con la nascita della terzogenita Luisa Maria (31 maggio 1957). E così il 30 maggio 1958 (lo anticipa proprio la scrivente in un tema del 10 maggio di quell’anno) la famiglia si trasferisce in via G. Carducci, al civico 14. Gabriella, molto affezionata ai nonni materni con cui aveva trascorso tanto tempo, vuole restare con loro e a nulla valgono le insistenze dei genitori a seguirli nella nuova casa. I legami fra la scrivente e gli altri membri della famiglia saranno solo in parte allentati, in quanto cappelletti e tagliatelle,
frittate di sapore marchigiano, uscite dalle abili mani di nonna Annita (che, come prima il padre Stefano, reggerà il timone delle due famiglie), riuniscono quotidianamente a tavola madre e figlie dopo le ore di scuola! E viceversa la sottoscritta spesso si reca con la sua bicicletta in via Carducci a giocare con le sorelle. Il giardino, più grande di quello della nonna, era rigoglioso: un breve corridoio di rose rampicanti (la rosa rossa, gialla, rosa, bianca, cremisi era il fiore preferito di Laura) si biforcava in due aree in cui magnolie, ulivi e tamerici erano una gioia per la vista e l’odorato. Non mancava il calicanto che regalava un inebriante profumo tutto l’anno, e sul lato destro due maestosi cedri del Libano dalla cima un po’ piatta. La Nostra insegnò per un ventennio alla Scuola media statale “J. Vittorelli”, la prima scuola media bassanese Ricordo che, in un giorno di assenza del mio insegnante di Italiano e Latino, il simpatico prof. Bruno Ceccon dal viso glabro dai tratti orientaleggianti, vidi entrare in classe una nuvola di capelli biondi sopra un grembiule nero. Inforcai subito gli occhiali e ravvisai mia madre! Colpita dalle furtive occhiate dei compagni come San Sebastiano dalle frecce, mi sentivo al contempo orgogliosa e agitata fino a che, dopo aver invitato vari alunni a leggere un brano antologico, finalmente la prof. Bertizzolo (che aveva percepito la mia ansia di essere chiamata) indicando la sottoscritta, si rivolse alla scolaresca con queste precise parole: «Bene, ora facciamo leggere anche lei!». Mai la mia lettura fu più emotiva! Gli anni passano: nella casa di via Carducci sono rimasti in tre: Laura, Mario e Luisa. Nel 1967 infatti Silvana, molto brava in Disegno, si iscrive al Liceo Artistico a Venezia, suffragata dal parere dell’illustre prof. Danilo Andreose, e due anni dopo la scrivente si sposa, continuando peraltro gli studi liceali e universitari, laureandosi nel 1978 in Lettere moderne. Due anni prima si era cinta d’alloro Silvana laureandosi in Architettura. Luisa conseguirà la laurea in Medicina molto più tardi (anche lei col massimo dei voti e la lode), il 14 dicembre 2010.
Gli anni Settanta sono gli anni delle grandi conquiste femminili in diversi àmbiti: siamo nella “seconda ondata" del femminismo che ha i suoi fermenti anche nel Veneto. Nel 1970 la legge Fortuna-Baslini, sul divorzio viene approvata. Resisterà al referendum abrogativo nel 1974 voluto dalla DC. È soprattutto l'U.D.I. (Unione donne italiane, fondata nel 1945) ad impegnarsi in questa battaglia. E la Nostra - lo ricorda Silvana - aveva partecipato alle riunioni dell’Associazione attiva a Bassano. In seguito, il Parlamento approverà anche la legge sulla interruzione volontaria di gravidanza. La fine di questo decennio è ricordata purtroppo anche per l’ondata di terrorismo da parte delle brigate rosse e dei neofascisti. Una
L’anno seguente, il 1976, è segnato da un altro lutto, il più grave, che getta nello sconforto tutti noi: il 27 luglio, all’età di 87 anni, dopo breve degenza ospedaliera Annita Mearelli, che «come un Angelo hai trascorso la giornata terrena, elargendo a tutti…» ci lascia.
Nel 1982 Laura diventa nonna per la terza volta. Debilitata dalla malattia ma vigile e saggia, il 20 novembre del 1998, la Nostra accompagna nella Chiesa di S. Francesco il feretro del marito cui sopravviverà altri sei anni. Laura, sorretta da un’incrollabile fede in Dio, dimostra spirito di adattamento e di grande sopportazione. Le più addolorate eravamo noi figlie, la cui unica consolazione era saperla nella sua amata casa, fra ricordi familiari. Sotto il controllo di Luisa (futuro medico, come sopra scritto), viene accudita da bravissime badanti, una delle quali, la croata Ana, tornerà in Italia per partecipare al funerale della sua cara assistita.
Il 12 aprile 2004, Lunedì dell’Angelo, Laura Angela (conveniunt rebus nomina saepe suis), Baggetto ved. Bertizzolo si spegne nella casa che 84 anni prima si era illuminata di gioia per la sua nascita.

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