Il primo romanzo storico di Susan Sontag, ambientato nella corte borbonica di fine Settecento
A scrivere romanzi, raccontava Susan Sontag, non era ‘arrivata’, ma ci era tornata. Scriveva storie, così raccontava, da quando aveva sette anni. Poi era diventata Susan Sontag. Aveva cominciato un paio di romanzi, fermandosi scontenta a pagina cento. Ma un giorno si era scoperta stanca di quella che chiamava la saggistica.
Così, nel 1993, aveva scritto L´amante del vulcano, (Edizioni Nottetempo, 2020)
Protagonisti del romanzo, ambientato nel Regno di Napoli alla fine del Settecento, sono i celebri personaggi coinvolti in quello che oggi definiremmo un sexgate, ossia uno scandalo a sfondo sessuale riguardante uomini politici: Sir William Hamilton, Emma Hart e Horatio Nelson.
Nelle pagine del romanzo, tuttavia, Susan Sontag si riferirà a loro quasi esclusivamente attraverso appellativi: Lord Hamilton è ‘il Cavaliere’; Emma Hart è, prima, semplicemente ‘la ragazza’, poi ‘la moglie del Cavaliere’; l’ammiraglio Nelson è ‘l’eroe’.
In tutta la prima parte del romanzo campeggia la figura di Lord Hamilton, ambasciatore inglese inviato nel 1796 a Napoli presso la corte borbonica. Un uomo colto e raffinato, mercante e collezionista d’arte, distaccato e controllato nelle relazioni umane ma cordiale e disponibile, tanto da risultare gradito e richiesto in ogni ambiente, da quello popolare a quello aristocratico.
Sullo sfondo di questo forte personaggio, s’impongono scenari altrettanto incisivi: da un lato la brulicante, inquieta, caotica Napoli, con il suo paesaggio e i suoi problemi sociali, economici e politici. Dall’altro l’immobilità apparente del Vesuvio, ossessione del Cavaliere, vulcano che domina sulla capitale del Regno come un guardiano e, insieme, come una costante minaccia; infine, la corte del dissoluto e inconsistente Borbone, luogo di eccessi, di vizi, di volgarità ostentata e, talvolta, di spettacoli truculenti.
Intorno al protagonista si muovono, in secondo piano ma tracciati sempre in maniera vivida, personaggi come la moglie Catherine, musicista sensibile, delicata, impeccabile nei comportamenti e devota al marito ma, proprio per questa patina di perfezione, alquanto sbiadita. C’è poi il nipote prediletto Charles, amministratore delle terre di Catherine in Galles. Infine il re Ferdinando IV, compiaciuto nello scandalizzare i suoi cortigiani, in contrapposizione con la regina Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, che sopperisce alle mancanze politche del consorte e cerca di mitigarne gli eccessi. Bartolomeo Pumo, detto Tolo, è il giovane tuttofare ‘con un occhio solo’ che accompagna, invece, Lord Hamilton nelle sue escursioni presso il cratere del vulcano. Infine c’è la cartomante e veggente Efrosina e poi, ancora, Goethe, Romney e Walpole.
Nella seconda parte del romanzo entrano in scena gli altri due grandi protagonisti dello storico ménage à trois che tanta parte ha avuto negli avvenimenti politici dell’epoca: l’affascinante Emma Hart, dallo scomodo passato ma destinata a entrare nell’orbita dei più alti vertici dell’aristocrazia inglese e napoletana; l’ammiraglio Horatio Nelson, artefice di ineguagliabili imprese militari e, purtroppo, anche di azioni punitive di ingiustificabile inclemenza.
Emma Hart, nome con cui l’intraprendente Emily Lyon, figlia di un fabbro, si ribattezza nel trasferirsi dalla contea del Cheshire a Londra in cerca di fortuna, viene presentata prima nei panni di amante di Charles, poi in quelli di protetta e moglie di Sir Hamilton, infine in quelli del grande amore dell’ammiraglio Nelson, con la connivenza dell’anziano marito di lei, affezionato ormai a entrambi come un padre.
Il destino di Emma segue una parabola che, dai trascorsi scandalosi, a stretto contatto con la miseria, la porta a diventare invidiata moglie di un ambasciatore britannico, artista ammirata e contesa, confidente e amica del cuore della Regina e amante dell’eroe più osannato in Europa, per poi trascinarla pian piano verso una decadenza che non è solo sociale ed economica, ma anche fisica.
Emma, tuttavia, rimane sempre fedele a se stessa, con tutte le sue contraddizioni e i suoi chiaroscuri: vive le situazioni più scabrose con un onesto candore d’animo; affronta gli eventi con spavalderia e determinazione, ma continuamente ferita da una particolare sensibilità d’animo che le fa vivere ogni dolore, anche quello altrui, con estrema intensità; ama gli eccessi, il gioco, il vino, il cibo, le comodità, ma è pronta a rinunciare a ogni agio per amicizia o per amore; investe tutto nella propria leggendaria bellezza, ma lascia serenamente che essa sfiorisca quando il suo unico interesse diventa l’uomo che ormai stravede per lei a prescindere dal suo aspetto fisico.
I due uomini del romanzo dall’apice del successo finiscono in miseria. Nel caso del Cavaliere, il declino è privato, prima che sociale, ed è strettamente connesso con la perdita della ricchezza e, di conseguenza, con l’impossibilità di dedicarsi alla sua grande passione, il collezionismo. Per Horatio Nelson, vincitore nella battaglia sul Nilo contro Napoleone Bonaparte, la débâcle è relativa alla sua immagine pubblica, offuscata dalla parte avuta negli orrori seguiti alla caduta della Repubblica Napoletana nel 1799, nonché dalla sua chiacchierata storia d’amore con Emma, presunta ispiratrice delle sue scelte sbagliate.
Diversissimi tra loro (da un lato l’anziano Cavaliere, alto, carismatico, dotato di vastissima cultura; dall’altro il giovane ammiraglio, «un piccolo uomo mutilato, sdentato, consunto e sottopeso», proiettato verso la gloria e dedito al dovere), i due uomini amano entrambi con slancio sincero Emma, seguendone la sorte fino all’ultimo gradino. La reciproca stima, poi, li porta ad accettare l’anomala vita a tre che il resto del mondo vede come un’inspiegabile aberrazione.
Anche nella seconda parte del romanzo si fa riferimento a numerosi altri personaggi storici, come la riservata signora Cadogan (il cui vero nome è Mary Kidd), madre onnipresente ma quasi impercettibile di Emma; il barone Vitellio Scarpia, “il più astuto tra i manipolatori e i fanatici”; la moglie di Nelson, Fanny (Frances Herbert Woolward), costretta a far buon viso a cattivo gioco; l’ammiraglio Francesco Caracciolo e gli altri protagonisti della rivolta giacobina.
La terza parte l’intero carico narrativo è su Lord Hamilton, probabilmente il personaggio più emotivamente vicino all’autrice. Sue sono le sensazioni descritte in prima persona, che chiudono il cerchio delle vicende attraverso un ultimo sguardo gettato sul tutto, tra lucidità e allucinazione.
La quarta e ultima parte di romanzo storico, infine, è affidata a coloro che nel resto della narrazione non hanno avuto voce, a eccezione della sezione dedicata ai pensieri di Emma Hart. Entrano in scena in soggettiva, allora, Catherine Barlow, moglie del Cavaliere; la signora Cadogan, madre di Emma; infine, Eleonora de Fonseca Pimentel, la rappresentante femminile più significativa della Rivoluzione Napoletana, che racconta gli eventi dall’interno della sua cella, dov’è rinchiusa ad attendere il compimento del suo destino.
Così come ‒ osservava Pietro Citati in una recensione su questo romanzo ‒ Susan Sontag assomigliava in fondo a Sir William Hamilton, il marito della bella e vivace Emma, l´ambasciatore britannico a Napoli, il collezionista raffinato che ama il vulcano sotto cui sta il suo palazzo. Gli assomigliava per la sua qualità di collezionista di idee, capace di immettere in un romanzo ‒ che è per dimensioni un romanzone, come i grandi romanzi dell´Ottocento ‒ la cultura e la sapienza, la storia e le storie raccolte in una vita di ricerche intellettuali.
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