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L’ARTE per una nuova civiltà nel Mediterraneo che verrà. Intervista a Francesca Corrao

L’ARTE per una nuova civiltà nel Mediterraneo che verrà. Intervista a Francesca Corrao

Lanciato il progetto MON-ART/Monastero dell'Arte per andare oltre il concetto di valorizzazione e creare un modello innovativo per rigenerare il patrimonio culturale in chiave contemporanea

Lunedi, 02/06/2025 -

Era il 1968 e il terremoto del Belice troncò storie, affetti e memorie di 70.000 sfollati fra le piccole città di Gibellina, Menfi, Montevago, Partanna, Poggioreale, Salaparuta, Salemi, Santa Margherita di Belice, Santa Ninfa. I morti furono solo 300 perché l’allora Prefetto di Palermo, generale Carlo Alberto dalla Chiesa, costrinse tutti ad abbandonare le case e dormire all’aperto.

Gibellina nuova è un aggregato urbano nato da un’odissea di un sindaco che non si è arreso di fronte al disastro materiale e morale, e con la popolazione ha voluto ricostruire il centro abitato. Racconta la storia di coraggio e di intraprendenza materiale ed economica di Ludovico Corrao, un avvocato visionario che volle immaginare una rinascita attraverso l’arte e seppe coinvolgere gli artisti più espressivi degli anni 70, Alberto Burri, Emilio Isgrò, Pietro Consagra, Arnaldo Pomodoro, Franco Purini e Laura Thermes, Mimmo Palladino e tanti altri. Tutti furono coinvolti fin dall’inizio della ricostruzione in un esperimento che anche i cittadini, provati e disperati, un po' alla volta accolsero la ricostruzione nel segno dell’arte come un atto di speranza.

L’arte stimola visioni nuove e genera sentimenti ed emozioni.

Ludovico Corrao, che nel 1965 fu il legale di parte civile di Franca Viola, la prima donna in Italia a ribellarsi al matrimonio riparatore,  sapeva intuire le giuste chiavi per un nuovo futuro della sua isola. Volle dare vita alla Fondazione Orestiadi e al Museo delle Trame del Mediterraneo, che da sempre hanno forgiato civiltà, condiviso riconoscibili simbologie e mescolato i destini di popoli e i prodotti delle diverse culture, dando vita a un’interazione fra uomo e ambiente unica al mondo: il Mediterraneo.

Il Creto di Burri, l’opera di land art più grande al mondo resiste, come un candido velo adagiato sul corpo morto della vecchia città di Gibellina per preservarne il ricordo. I quartieri e le strade inglobate in questo cemento dal colore di cipria, sono un simbolo di sopravvivenza umana ma indicano anche che l’arte può dare un nuovo senso al territorio.

A questo binomio fra patrimonio culturale e rigenerazione fra arte e contemplazione, si ispira un innovativo progetto europeo concepito al tempo del Covid, e che ora fiorisce in una Sicilia dove sembra respirare una rinascita anche ambientale.

Verdi di pioggia, infiniti vigneti corrono lungo linee parallele che salgono e scendono lungo i pendii delle antiche colline moreniche, dove le uve profumano di mare.

L’affascinante cornice del Baglio Santo Stefano a Gibellina, sede della Fondazione Orestiadi, per le fortissime valenze storiche, culturali e l’impegno sociale, ha accolto i partecipanti del primo del progetto europeo: "Monasteri dell'Arte" (MON-ART), in una scenografia da cinematografia dove la regia della famiglia Corrao, Ludovico prima e di Francesca e Antonella dopo, ha elaborato un nuovo paradigma di dialogo fra arti figurative e decorative, fra i disegni e le geometrie simboliche che si rincorrono in tutto il mediterraneo, dalle ceramiche ai gioielli nunziali per raccontare millenni di conoscenze e scambi, dalle filigrane alle stoffe, dai segni geometrici alle calligrafie dall’arabo alle altre lingue del Mediterraneo.

L’ambiziosa iniziativa, sostenuta dal programma Europa Creativa, che coinvolge sette partner da cinque paesi, intende valorizzare i monasteri storici o strutture simili, rilanciando la funzione di un bene culturale come luogo di rigenerazione artistica e di promozione sociale per la comunità.

Nell’arco di un triennio l’obiettivo è costruire una rete europea di "Monasteri dell'Arte", luoghi dove il patrimonio culturale si fonde con l'arte pubblica per stimolare una rigenerazione culturale e sociale in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo e del Nuovo Bauhaus Europeo

Il concetto di "Monastero dell'Arte" va oltre la semplice valorizzazione culturale di edifici religiosi storici: rappresenta un modello innovativo in cui la creatività artistica trasformerà questi spazi storici in centri dinamici di produzione artistica che non solo preservino il patrimonio culturale, ma lo rigenerino in chiave contemporanea. Si intende inoltre creare residenze artistiche in cui "Artisti Rigeneratori" collaborino strettamente con le comunità locali, promuovendo nuove dinamiche e occasioni di riflessioni personali e spirituali. Saranno pubblicati bandi per selezionare artisti e sostenere anche economicamente le loro produzioni.

MON-ART prevede la riqualificazione di sei luoghi emblematici in diverse regioni d'Europa in centri dedicati all'arte e alla cultura. Questi siti sono stati scelti per la loro rilevanza storica, il loro potenziale di integrazione con le comunità locali e la capacità di ospitare residenze artistiche e attività culturali, anche con componenti tecnologiche e valenze economiche.

In occasione dell’evento di lancio di MonArt incontro Francesca Corrao, già docente di lingua araba alla Luiss e animatrice di molti eventi.

Che valore dai a questa nuova collaborazione europea?
La crisi internazionale in cui viviamo rappresenta una fase storica di estrema criticità che non offre prospettive né a medio né a lungo termine, perché il pensiero politico è ingessato in antiche figure retoriche che non hanno una visione nel futuro. E invece gli artisti sono capaci di rimettere al centro l’essere umano e proiettarlo in una visione creativa che guarda all’infinito.

Quali prospettive intravedi per questo progetto?
Sono ottimista per le sinergie che si sviluppano: nell’immediato moltiplica le attività di ciascuno di questi centri a partire dallo scambio di conoscenze, metodi e approcci fra operatori dell’arte di diverse aree. Ognuno potrà dare le proprie best practices e accogliere quelle degli altri con un miglioramento professionale anche in termini operativi e una ricaduta sul territorio. E’ un lavoro collaborativo che intercetta sensibilità nuove e coglieantichi echi della storia dei diversi territori;insieme si possono valorizzare le eccellenze presenti inaree lontane dai centri quali New York, Basilea o Milano, dove la finanza domina sul mercato dell’arte. In questi “Monasteri” la storia e l’armonia agiscono in profondità contribuendo a rigenerare la produzione artistica e a diffonderla in modo capillare.

In questi due decenni quali direzioni ha preso la Fondazione?
Dopo la morte del fondatore assieme ai suoi più stretti collaboratori abbiamo proseguito lungo il solco tracciato da Ludovico Corrao. Con i cittadini, di cui era stato a lungo sindaco, abbiamo portato avanti il dialogo estendendolo alle nuove generazioni sviluppando nuove attività comequelle dedicate alla fotografia con il festival “Gibellina photo Road”, i percorsi di “Lettura e Arte” per il mondo della scuola in collaborazione con gli Istituti di Gibellina, Salemi e Santa Ninfa, e in collaborazione con Rosanna Maranto il Festival “Giufà” e “Illustra Mente” con due premi di illustrazione per ragazzi e narrativa aneddotica. Si sono inoltre moltiplicate le residenze che durano varie settimane di artisti che vengono da tutto il mondo, come Yang Xian Li dalla Cina, l’algerino Rashid al-Quraishi dalla Francia, HoudaKassatly dal Libano, e dall’Italia tra gli altri Francesco Impellizzeri, Nunzio Di Stefano, Renata Boero e Pietro Ruffo.

Come vedi la funzione dell’arte nel Mediterraneo?
L’Arte nel Mediterraneo in questa fase storica sta operando fattivamente a mantenere vivii ponti di dialogo, anche se sottotraccia, in modo impercettibile non cessa di propagare messaggi di pace e costruire una rinnovata visione che pone al centro il rispetto della dignità della vita. L’arte, come scrive il filosofo giapponese Daisaku Ikeda, oltre a dare speranza infonde una visione che va oltre il dramma del presente. 

E Francesca conclude con una massima solonica: “L’Arte o collega l’essere all’infinito o è solo un bel decoro"


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