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L’album di famiglia di Sonia Lenzi

L’album di famiglia di Sonia Lenzi

Vissuto personale e memoria collettiva si intrecciano nel lavoro fotografico «Prendimi a vivere con te» di Sonia Lenzi, artista visiva che vive e lavora tra Bologna e Londra

Domenica, 16/04/2023 - Se è vero che ogni casa riflette la personalità, la storia, gli affetti, la condizione economica e sociale di chi vi abita è altrettanto vero, come suggerisce Andrea Bajani nel suo romanzo «Il libro delle case» (2021), che noi siamo anche tutte le case che abbiamo abitato nella realtà, fisicamente, oppure con l’immaginazione o in sogno. Una riflessione che vale la pena tenere a mente nell’accostarsi al progetto fotografico di Sonia Lenzi intitolato «Prendimi a vivere con te/ Take Me to Live with You». La richiesta espressa nel titolo, infatti, rimanda all’idea di casa, perché fa riferimento a un luogo in cui qualcuno vive, quindi a un ambiente privato, domestico, al quale Sonia Lenzi vorrebbe avere accesso, non occasionalmente, ma entrando a far parte di quel mondo in modo definitivo.

Un primo nucleo di questo progetto fotografico, intenso e toccante proprio per lo struggente desiderio di relazione, appartenenza e condivisione che lo anima, è stato esposto a Bologna nel 2017 nell’abitazione del fotografo, pittore e incisore Carlo Gajani (1929-2009), oggi sede della Fondazione a lui dedicata. Nel 2021 una versione ampliata del lavoro è stata presentata negli Stati Uniti, a Portland, nello spazio espositivo di Blue Sky, Centro per le arti fotografiche dell’Oregon. Il lavoro è divenuto anche uno splendido libro fotografico, «Take Me to Live with You. A Social Family Album», pubblicato in inglese e italiano dalla prestigiosa casa editrice tedesca Kehrer Verlag, con un testo critico della storica della fotografia Roberta Valtorta.

Ma come si è sviluppato il progetto? Prima di tutto Sonia Lenzi ha individuato le persone alle quali ha rivolto il suo appello, scegliendole in base ad alcuni criteri. Sono persone anziane, legate alla memoria e al vissuto personale della fotografa, ma che fanno anche parte della memoria collettiva della società italiana, avendo esercitato su di essa un’influenza in termini culturali, politici o sociali. Sono idealmente figure genitoriali, di riferimento, portatrici di valori morali e civili che è importante trasmettere alle nuove generazioni. Il passo successivo è stato recarsi a fotografare l’interno delle loro abitazioni, sparse in vari luoghi dell’Italia. Hanno accettato di aprire le loro case all’artista, come fosse una di famiglia, quattro uomini e tre donne, mentre altre persone hanno rifiutato, evidentemente per preservare l’intimità dei propri spazi domestici.

Sonia Lenzi ha quindi potuto osservare e documentare la vita privata, quotidiana delle persone che hanno aderito. Seguendo l’ordine in cui compaiono nel libro fotografico sono: Francesco Guccini, cantautore e scrittore; Mario Nanni, artista, insegnante e partigiano; Giancarla Codrignani, insegnante, femminista, giornalista, parlamentare, tra le figure più rappresentative della cultura italiana della non violenza; Suzanne Santoro, artista, arte terapeuta e femminista; Stephanie Oursler, artista, scrittrice, femminista e attivista politica; Eugenio Riccòmini, storico dell’arte e politico; Gian Carlo Caselli, magistrato.

Lo scopo, tuttavia, non è presentare in modo realistico uno spaccato di vita domestica. Ciascuna di queste persone, infatti, è ritratta nel proprio ambiente una sola volta tramite un’immagine in bianco e nero, mentre tutte le altre fotografie sono a colori e raffigurano i luoghi della casa, anche i più intimi, come il bagno e la camera da letto. Protagonisti sono dunque gli spazi domestici e gli oggetti, che Sonia Lenzi osserva e restituisce in fotografia con uno sguardo curioso, affettuoso, carezzevole, talvolta appena venato di malinconia. L’assenza nelle foto della persona che abita realmente gli ambienti fotografati, trasforma così quegli spazi, pur intrisi di vita, in scenari domestici nei quali chiunque, idealmente, può proiettarsi e immaginare di abitare, assimilando e condividendo i valori di cui quei luoghi sono depositari. E’ evidente comunque che alla base di questa operazione c’è il rapporto di fiducia che Sonia Lenzi è riuscita a stabilire con le persone di cui ha fotografato le case. La dimensione relazionale, del resto, è fondamentale nel suo lavoro ed emerge anche nel libro, dove sono riportati anche brevi testi, impressioni, documenti che rimandano alla vita pubblica e privata delle persone coinvolte.

Chiude la sequenza di fotografie un’immagine del magistrato Norberto Lenzi, il padre di Sonia, ritratto a letto, l’ultima notte trascorsa dalla figlia al suo capezzale. Nel volume Sonia Lenzi racconta: «Mio padre era un magistrato impegnato, che mi ha trasmesso molti valori positivi, pur non avendo voluto prendermi a vivere con sé. […] Per questi motivi ho chiesto, dopo la sua morte, ad alcune persone che sentivo vicine, di prendermi a vivere con loro, per poter continuare a condividere quel che in realtà non avevo mai potuto vivere e per poter allo stesso tempo trasmettere ad altri una eredità in termini di valori e quotidianità che presto sarà perduta, in quanto tutte queste persone hanno la stessa età, o sono più anziane, di mio padre».

Così la fotografia si fa testimone civile e cura, uno strumento che ricuce ferite del passato e tesse nuove relazioni per il futuro.

Per maggiori informazioni: https://www.sonialenzi.com/

 


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