Un romanzo che lavora su due piani: la storia del Novecento e il dovere verso se stessi di trovare la propria direzione, di cercare di essere felice
La storia di Nino è una storia di emigrazione come ce ne sono state sicuramente tante in quella fase così delicata dell’immediato dopoguerra. E chissà quante domande senza risposte avranno agitato i cuori di madri, padri, fratelli e sorelle che si sono ritrovati, nei flussi migratori dilaganti di quel periodo, divisi dal mare in due continenti così lontani e diversi, l’America e l’Europa.
Ho cercato con questo romanzo di dare una risposta ad alcune di queste domande irrisolte con un lavoro di immedesimazione che restituisse l’umanità e la difficoltà emotiva di tanti passaggi critici.
Ho voluto inoltre lavorare su due piani narrativi differenti: uno è il piano della Storia, quella appunto del secolo Novecento. Secolo di guerra e disfatta sociale, ma anche di trasformazioni velocissime, di innovazioni rivoluzionarie, di quotidianità mutate radicalmente; perciò il romanzo è di fatto anche un romanzo storico.
Dall’altro lato ho voluto affidare al protagonista della vicenda principale un messaggio trainante: il messaggio che, ovunque ci collochi la vita, anche su strade non scelte personalmente o consapevolmente, ognuno ha il dovere verso se stesso di trovare la propria direzione, di cercare di essere felice! Nino vive con se stesso una sfida che è di fatto la sfida che ciascuno di noi affronta quotidianamente: è la sfida di cercare la propria strada, la propria rotta per vivere un’esistenza felice, perché, per quanto la vita ci metta davanti ostacoli e difficoltà, lo sforzo deve sempre essere volto a valorizzare tutto ciò che di buono c’è da raccogliere da ogni circostanza e cercare il più possibile dentro se stessi le risorse e le risposte che servono per percorrere la propria strada con animo sereno. Solo la serenità infatti innesca un circolo virtuoso da cui nascono felicità e pace.
Questo è ciò in cui io credo profondamente. Questo è il messaggio che vorrei che i lettori raccogliessero dalla lettura de “L’albero di nespole”.
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