La scrittrice afro-americana scrive nel 1946 un romanzo ambientato a New York in cui racconta la rabbia della gente di colore costretta ad una vita in gabbia
La scrittrice afroamericana Ann Petry nel romanzo La strada del 1946, pubblicato da Mondadori (traduzione a cura di Manuela Faimali), mette l’accento sull’emarginazione a cui era obbligata la gente di colore nella lotta quotidiana per sopravvivere in una società maldisposta nei confronti di chi ha la pelle diversa da quella bianca. Il romanzo è ambientato pochi anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. La protagonista del romanzo si chiama Lutie Johnson e ogni giorno lavora a New York, fatica duramente per mantenere un polveroso appartamento ad Harlem e far crescere Bub, il figlio di otto anni. Separata dal marito, che non aveva sopportato di aver perso il lavoro e si era messo con una ragazza, Lutie fa del suo meglio per provvedere a sé e a suo figlio.
La strada è un romanzo che racconta la rabbia della gente nera esclusa che si ritrova a vivere una vita in gabbia, senza poter avere un’esistenza soddisfacente e realizzata. Tutti coloro che Ann Petry descrive devono adattarsi a sopravvivere in un mondo bianco che disprezza gli afroamericani, li considera inferiori, li ha sempre considerati incapaci. Per questo la donna e suo figlio devono muoversi in un mondo di segregazione e girare in tondo, senza nessuna speranza, senza avere nessuna prospettiva di reale miglioramento, senza nessuna possibilità di scegliere la propria strada.
Lutie Johnson, nonostante tutto, crede nel sogno americano. Per lei, almeno in parte, il sogno americano è nelle pubblicità sulla carrozza della metropolitana che ammira e che descrive a meraviglia quel sogno, a cui loro, gli afroamericani, sono esclusi.
La pubblicità rappresenta quello che lei vorrebbe diventare, quello che spera un giorno di essere. E il motivo per il quel affronta tutto quello che la vita gli propone.«La pubblicità che stava guardando ritraeva una ragazza con magnifici capelli biondi. La ragazza era china verso un uomo castano, sorridente con la divisa della marina. Erano davanti al lavello di una cucina, un lavello la cui superficie di porcellana bianca scintillava sotto le luci del treno. I rubinetti sembravano d’argento. Il pavimento di linoleum della cucina aveva un motivo geometrico bianco e nero che metteva in risalto il luccichio della stanza. Finestre a battenti. Gerani rossi in vasi gialli. Quella cucina, pensò, era un prodigio. Totalmente diversa dalla cucina dell’appartamento sulla 116° Street in cui si era trasferita due settimane prima.», si legge ad un certo punto.
La vera vita di Lutie è fatta di sguardi che deve affrontare tutti gli sguardi della gente bianca, soprattutto delle donne, che vedevano in lei una ragazza disponibile che ogni bianco si sarebbe facilmente portato a letto. Pensa di poter svoltare all’improvviso, quando conosce un musicista, Boots Smith, che le promette di farla cantare nel suo gruppo jazz. Ma gli uomini hanno mire diverse su Lutie che è una donna bella e sensuale. Tra questi il portiere dello stabile, Jones, che non riesce a smettere di pensare a lei, e Junto, un bianco potente ma stanco che gestisce i locali della zona e la casa di appuntamenti di Mrs Hedges, la quale si mette sempre alla finestra a contemplare i frequentatori della strada. Insomma, lei è anche più debole perché deve affrontare un mondo di maschi che pensano di poter fare quello che vogliono con il suo corpo. La strada che la protagonista è obbligata a frequentare è fredda e inospitale, battuta dal vento e dalla neve e perfino il suo bambino dovrà fin da piccolo fare i conti con la cattiveria degli uomini.
Il libro valse ad Ann Petry un vasto successo di pubblico: fu il primo autore di colore in America a superare il milione di copie.
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