La riscoperta di Paulette Nardal, pioniera della negritudine
Prima donna nera laureata alla Sorbona di Parigi, spese tutta la sua vita nella difesa degli interessi dei neri. Giornalista di valore, è anche ricordata per le battaglie femministe
Martedi, 15/10/2024 - Prima donna di colore laureata alla Sorbona, fondatrice della “Revue du monde noir”, segretaria all’Onu, intellettuale, giornalista. Paulette Nardal (nata in Martinica il 12 ottobre 1896 e qui morta il 16 febbraio 1985) è stata una pioniera semisconosciuta della “negritudine” – cioè di quel movimento intellettuale degli anni Trenta teso a sviluppare e coltivare la “coscienza nera” –, fino all’apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024. Durante la cerimonia del 26 luglio, la statua di Paulette è emersa dalle acque della Senna, unica donna nera tra dieci donne d’oro.
Come detto, la sua figura è stata a lungo dimenticata, mentre invece gli storiografi della negritudine hanno messo in evidenza l’opera di altri padre della negritudine, cioè di questo movimento letterario ed estetico guidato da tre studenti che si erano incontrati a Parigi: Aimé Césaire, Léopold Sédar Senghor e Léon-Gontran Damas.
Oggi la figura di Nardal, grazie anche a nuovi studi e nuove tesi di laurea, comincia ad essere conosciuta meglio. Prima di sette figlie, Paulette Nardal viene da una famiglia borghese dai vasti interessi intellettuali, amante delle lettere latine e della musica. Suo padre, Paul Nardal, figlio di schiavi, è il primo ingegnere dei ponti e delle strade della Martinica. Sua madre, Louise Achille, era un’insegnante di pianoforte.
A 24 anni si trasferisce a studiare a Parigi, laureandosi in inglese alla Sorbona con una tesi di laurea sulla scrittrice abolizionista americana Harriet Beecher Stowe, autrice di “La capanna dello zio Tom”.
Nella Parigi degli anni Venti e Trenta molti intellettuali ed artisti neri si erano affermati. Josephine Baker trionfava sulle scene. In quegli anni, Paulette subisce l’influenza degli scrittori dell'Harlem Renaissance, revival intellettuale e culturale della musica, della danza, dell'arte, della moda, della letteratura, del teatro, della politica e degli studi afro-americani centrato ad Harlem, Manhattan, New York City.
Dopo la laurea Paulette, insieme alle sorelle Jeanne e Andrée apre un salotto letterario a Clamart, dove ogni domenica accoglie tutta l’élite intellettuale nera proveniente dagli Stati Uniti, dai Caraibi e dall’Africa e, proprio lì, viene teorizzato il concetto di “negritudine”.
Giornalista di talento, nel 1931 a Parigi con le sue sorelle fonda un giornale che si chiama “La Revue du Monde Noir”, un giornale bilingue (inglese-francese) che vuole creare un legame intellettuale e morale tra i neri di tutto il mondo. La pubblicazione si interrompe nel 1932, dopodiché Paulette comincia a lavorare come segretaria all’Assemblea Nazionale Francese, partecipando convintamente alle manifestazioni di protesta contro l’invasione dell’Etiopia da parte dell’Italia di Mussolini.
Convinta che le donne nere subiscano una doppia discriminazione e che perciò debbano solidarizzare tra loro, è molto attiva in varie organizzazioni femministe tra cui Ad Lucem Per Caritatem e l'Union Féminine Civique et Sociale.
Costretta a fuggire dalla Francia nel 1939, per via della seconda guerra mondiale in corso, Paulette si imbarca sulla nave Bretagne che viaggia sotto la protezione della Croce Rossa, si salva per miracolo dall’attacco tedesco al largo delle coste inglesi, saltando su una scialuppa di salvataggio. Nella caduta, si frattura entrambe le ginocchia e viene ricoverata in ospedale in Inghilterra. Riporterà danni permanenti. Tuttavia, dopo qualche tempo, la donna torna in Martinica, stabilendosi a Fort-de-France, dove lavora come docente di inglese per i dissidenti che sostengono il generale De Gaulle. Nel 1944 fonda il giornale “Le Rassemblement féminin”, per incoraggiare le donne ad esercitare il diritto di voto acquisito alle elezioni del 1945 e del 1946. Proprio nel 1946, Paulette viene nominata delegata all’ONU.
Tornata in Martinica, ella pubblica il mensile “La femme dans la cité” e redige una storia sull'eredità musicale della Martinica, come suo contributo alle celebrazioni che circondavano il centenario dell'abolizione della schiavitù sull'isola. Si batte per l’educazione e i diritti delle donne in Martinica e pubblica un rapporto ufficiale sul femminismo nelle colonie (1944-1946. Vedere: www.unilim.fr/flamme/274). È convinta che attraverso l’istruzione e la partecipazione politica le donne possano combattere il patriarcato.
Nel 1954 fonda anche un coro, "La joie de chanter", per promuovere e preservare la musica tradizionale di origine africana, tra cui canzoni popolari, spiritual, canzoni classiche e sudamericane.
Nel 1956 un incendio devasta la sua casa e distrugge i suoi archivi.
Nel 1963 in una lettera, Paulette spiega di essere stata defraudata delle sue idee da Césaire, Damas e Senghor.
Paulette Nader si spegne nel 1985 a 88 anni, ma è solo nel 1992 che le città di Parigi e di Clamart decidono di dedicare delle strade al suo nome.
Dopo la sua morte, tutta la sua famiglia ne conserva la memoria e si batte per un riconoscimento ufficiale e per il suo ingresso nel Panthéon di Parigi.
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