La scelta di Anna, contro il patriarcato soffocante del fascismo
È il 1934, la ligure Anna Allavena ‒ protagonista de La portalettere di Francesca Giannone (editrice Nord, 2023) ‒ arriva a Lizzanello, piccolo paese salentino in Puglia, per seguire del marito Carlo, originario del luogo.
Con loro ci sono il piccolo Roberto, nato da poco, il ricordo di una figlia perduta, Claudia, e qualche seme di basilico per fare il pesto alla genovese, pozione magica che accompagnerà Anna per tutta la vita, e la cui preparazione sarà rituale meditativo e medicamento per tutti i mali del quotidiano.
Nel paese Anna conosce il fratello maggiore di Carlo, Antonio, e Lorenza, bambina dolce e sensibile, che subito si affeziona a quella zia, così diversa da sua madre e per questo molto affascinante. Agata, la madre di Lorenza, è donna semplice, che non ha potuto studiare e che non conosce il mondo. Non ha neanche idea di che cosa ci possa essere fuori dal paese.
Per Antonio, anch’egli amante dei libri, protettivo verso Carlo e sempre ligio al dovere, l’incontro con Anna, tra un’iniziale diffidenza e la successiva voglia di conoscerla meglio, si rivela decisivo. Da lì scoppierà la scintilla di un sentimento profondo, destinato a durare per sempre. Perché troverà in lei quello che sua moglie non può dargli.
Anna si dimostra fin da subito determinata: non nasconde la sua antipatia per il Duce e per il fascismo ed è diversa dalle altre donne del paese, che stanno sempre al loro posto: un passo indietro agli uomini. All’ombra di quel patriarcato che l’Italia, prima, il fascismo, poi, hanno raccomandato vivamente.
Nonostante Anna abbia chiaro che la sua vita deve essere altro, rispetto alla famiglia e alla casa, rimane al fianco di suo marito che, se necessario contesta, pur amandolo moltissimo.
Integrarsi a Lizzanello e fare la vita che ci si aspetta da una moglie e madre, è difficile per lei. Le altre donne la vedono come un’estranea, che proviene da un luogo che nemmeno conoscono e non vogliono conoscere. Dall’altra la stessa Anna non capisce che cosa possano rappresentare per le donne del paese il mercato, i pettegolezzi. Anna vuole vivere come le pare, leggere, cercando le risposte nei libri, non piegandosi ai soprusi del ventennio, mantenendo vive e brillanti le sue opinioni, senza nasconderle mai.
In un certo senso il fatto che Carlo diventi un vinificatore, imparando il mestiere dal padre della sua ex fidanzata, Carmela, per il paese è uno scandalo. Come scandalosa è la decisione di Anna, quando decide di partecipare alla selezione per diventare portalettere, destando non solo la curiosità di tutto il paese, ma anche la stizzita perplessità del marito.
Con un «finora», Anna tiene testa al marito e la fa franca.
La portalettere Anna, sempre pronta ad aiutare le altre donne, si ritroverà a vivere con loro, per empatia, direttamente, le vicende spiacevoli che toccheranno tutta l’Italia, riuscendo a imporre il cambiamento che aprirà strade fino ad allora impensabili.
Francesca Giannone sa coinvolgere e appassionare con una scrittura scorrevole e diretta; crea personaggi che sembra di conoscere da sempre, forse perché già incontrati nel reale e nell’irreale.
C’è da notare, però, che il ventennio non viene raccontato nella profonda provincia. E questo è una mancanza che l’autrice poteva evitare, raccontando i fascisti locali, come hanno fatto altri romanzi.
Lascia un Commento