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La nuova Consigliera nazionale di parità: Franca CIpriani, il Job Act e il lavoro possibile

La nuova Consigliera nazionale di parità: Franca CIpriani, il Job Act e il lavoro possibile

Abbiamo intervistato Franca Cipriani, la nuova Consigliera nazionale di parità, appena nominata

Lunedi, 22/06/2015 -
Ha una lunga esperienza accanto alle donne e ai loro bisogni concreti e arriva alla nomina di Consigliera nazionale di parità dopo un decennio da Consigliera di parità a livello provinciale in un territorio, quello romano, vasto e composito anche per il mondo del lavoro femminile. Il contributo che Franca Bagni Cipriani si appresta a portare da via Fornovo - la sua sede è ubicata accanto a quella del Ministero del Lavoro, che ha competenza per questa nomina - sarà importante in una fase particolarmente delicata per il mondo del lavoro anche con i provvedimenti governativi di applicazione del Job Act che entrano in vigore producendo effetti su cui l'attenzione è massima. Abbiamo raccolto le riflessioni di Cipriani a poche ore dal ricevimento ufficiale della nomina e lei va diretta al cuore del problema (Videointervista).

“L'approvazione dei decreti legislativi per l'applicazione del Jobs Act è molto recente. Le proposte che sono state portate in sede di Consiglio dei ministri sono tante e abbracciano molti settori del complesso delle regole del mondo del lavoro. Non è semplice quindi avere una visione d'insieme e soprattutto una previsione degli effetti che produrranno nella vita lavorativa di tante donne e di tanti uomini. È sicuramente vero che da tempo si sentiva la necessità di un intervento per il cambiamento dei questi meccanismi. Andiamo verso un miglioramento? Questa è la domanda. Leggo con attenzione i testi che via via sono stati elaborati e cerco di interpretarli con gli occhi di chi in questi anni ha raccolto pensieri, problemi richieste, denunce da parte delle lavoratrici. Quello che posso dire è che alcune risposte ci sono, nel senso che qualcuno si è posto il problema e ha cercato di coniugare l'emergenza con la richiesta di cambiamento. Penso naturalmente al provvedimento sui temi della conciliazione, che rimane il fulcro delle difficoltà che incontrano le donne che lavorano. La mia esperienza comunque mi dice che anche in questo caso, come in genere succede su tutto, sarà la corretta applicazione delle norme, quindi la loro conoscenza e diffusione fra tutti i fruitori sia attivi che passivi”.



La riforma del lavoro che il governo ha messo a punto e che ha voluto fortemente è secondo lei destinata, anche nel medio periodo, a cambiare profondamente il mercato del lavoro? Oppure, in qualche modo, è stata una presa d'atto di una situazione ormai conclamata di 'diritti modificati' nella pratica quotidiana e che lei incontra?

Naturalmente se si riuscisse veramente a applicare alcuni provvedimenti decisi il cambiamento potrebbe essere interessante. Il pericolo è, come dicevo, che l'uso sia distorto , in qualche modo occhiuto, soprattutto naturalmente quando si tratta di occupazione femminile.



Sappiamo che le norme a tutela dei diritti delle donne nel lavoro - a partire dalla parità salariale - ci sono, ma sappiamo anche che non sono bastate a garantirli. Ancora c'è molto da fare, si dice sempre. Ma cosa c'è da fare, secondo il suo punto di vista anche nel ruolo che oggi ricopre?

Il gap salariale è un problema europeo e l'Europa ha promosso molto per la sua soluzione che come sappiamo procura dei danni spaventosi negli equilibri del mondo del lavoro. Naturalmente l'Italia è uno dei paesi con i valori più alti di questo ‘cancro’ e qui io credo ci sia il grande problema dello stereotipo di genere che mette le donne, in ragione della loro funzione produttiva, nella categoria di soggetti che "in ragione del genere" sono destinate a produrre meno e quindi perché pagarle come gli uomini?... e chiedo scusa per lo sfogo… Credo insomma che oltre ai controlli e alle azioni positive, peraltro presenti in tanti luoghi di lavoro, prima di tutto sia un problema culturale.



Sta avviando in questi giorni il suo lavoro: quali priorità si è data e quali strategie pensa possano essere messe in campo per dare alla Consigliera di parità e alla rete territoriale la possibilità di incidere?

Ho tante idee, che però voglio condivider col resto della rete delle Consigliere, che fino a ieri era la mia casa e continuerà ad esserlo. Sarà mia cura condividere, quindi, le prossime iniziative con NOIDONNE.

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