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La macina di Margaret Drabble

La macina di Margaret Drabble

Una scrittrice femminista al pari di Doris Lessing

Mercoledi, 15/11/2023 -

Sono trascorsi 50 anni dalla pubblicazione de La macina di Margaret Drabble (traduzione di Bompiani editore). Oltre ad essere un libro bellissimo e di grande importanza, è uno dei romanzi femministi inglesi degli anni '60 al pari de Il taccuino d'oro di Doris Lessing

Ogni buon libro ha la sua personalità: nel modo in cui le sue frasi e i suoi paragrafi funzionano sulla pagina, nelle parole che lo distinguono come un volto un corpo. E il suo resistere al tempo. Le parole dell'autrice sono ancora attuali, così tanto da non sembrare esserci molta differenza tra la protagonista e la sua sweet London e una giovane donna di oggi.

La macina è scritto in prima persona, con la voce di Rosamund, la figlia ben educata e istruita di socialisti della classe media, che lavora a un dottorato di ricerca sulle sequenze di sonetti elisabettiani. I pensieri di Rosamund sono fluidi, estremamente chiari, ma c'è anche una timida rigidità in ciò che dice, che equivale a un certo rigido imbarazzo delle giovani donne inglesi intelligenti della classe media negli anni '60. Nel primo paragrafo del libro, Rosamund finge (addirittura!) di non ricordare il nome del ragazzo con cui ha passato la notte la prima volta – in un albergo – e poi subito si rimprovera di aver finto. («Il nome del ragazzo, se ricordo bene, era Hamish. Ricordo bene. Devo davvero cercare di non essere deprecante. L'abitudine alla diffidenza è sostituita dall'abitudine a dire la verità; inibizione e confessione si mescolano nel loro cocktail toccante e comico», si legge quasi a inizio di libro).

Il romanzo è elegantemente spoglio; le scene e i frammenti di sfondo sono trampolini di lancio che trasportano attraverso la storia. Rosamund, in realtà, non ha fatto sesso con Hamish quella notte in hotel, o qualsiasi altra notte. Forse non è pronta. Forse non vuole. Rosamund, firmando con il proprio nome il registro dell'hotel dimostra che c'è qualcosa di irriducibile in lei: desiderare di essere se stessa e non essere moglie. Ha letto di amore e conosce troppo se stessa per non voler essere se stessa. L'hotel permette, in ogni caso, a lei e Hamish di restare.

Rosamund e Hamish non finiscono a letto insieme, anche se ciò lo farà credere a molti. Il romanzo è, in parte, una commedia della verginità. Rosamund sceglie di restare vergine. L'inibizione di Rosamund, la sua verginità, non è dovuta al fatto che non le piacciono le sensazioni che nascono dal sesso, il suo è piuttosto un eccesso di autocoscienza e insicurezza.

Nelle opere di Margaret Drabble il sesso non è mai un tabù. Le donne che racconta sono donne libere, che sanno e scelgono la propria sessualità. Come accade a Clara in Jerusalem the Golden (1967), una ragazza intelligente che si lancia perdutamente in una relazione sessuale, anche se il suo amante sembra più interessato a sua sorella che a lei. Eppure in La mancina, la verginità – o una riluttanza femminile al sesso – sembra una parte significativa dell'immaginario che la giovane scrittrice sta delimitando. Rosamund è autonoma, decisa, ma insicura in materia di sesso.

Intorno alla giovane donna Rosamund c’è un mondo; per cominciare, dei genitori inibiti, con il loro appartamento nella costosa Marylebone e il loro codice di deferenza apologetica verso i meno fortunati. La figlia per questo li disprezza. Rosamund sta reagendo, con il suo entusiasmo per i poeti antichi e la sua vita alla deriva, alla loro serietà e determinazione socialista del dopoguerra; però non può fare a meno di abitare il loro spazio, perché vive nel loro appartamento, mentre suo padre è temporaneamente professore di economia in una nuova università. E la giovane donna sa di essere trattata diversamente, a causa della sua voce, della sua classe: tutto questo rende possibili le sue avventure e la sua libertà.

Il romanzo riflette sulla gravidanza e la maternità, e la libertà femminile. Rosamund trova una sua libertà. Rosamund tentennante senza sapere bene cosa significhi diventare un genitore single (siamo negli anni '60), decide di non abortire. E non batte ciglio quando in ospedale legano un'etichetta all'estremità del suo letto in ospedale, con U per non sposata.

La storia d'amore al centro di questo romanzo è tra Rosamund e la sua bambina, Octavia. Dopo le sue reticenze, Rosamund permette finalmente a un uomo di fare l'amore con lei, solo una volta. Una volta è sufficiente. E lei non gli dice mai di essere incinta. L'adorabile e gentile George diventa il suo amante per una notte solo perché immagina che sia un uomo dalla sessualità confusa. Appena finito la notte d’amore, Rosamund immagina che lui se ne penta, e si rifiuti ostinatamente di riconoscere di aver amato una donna.

Ma la storia mancata con George non è al centro del romanzo. Non è il sesso ad essere fondamentale qui, è piuttosto la maternità che impone a Rosamund i suoi alti e i suoi bassi, i dolori e le gioie, senza possibilità di tirarsi indietro. La macina è una citazione biblica tratta da Matteo, le parole di Gesù: «Ma chiunque avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio che una macina gli furono appesi al collo e fu annegato negli abissi del mare».

Il romanzo è un inno alla maternità, mai sentimentale. Un inno fatto con un linguaggio secco e sapiente. Questo è uno dei motivi per cui il libro è radicale: scrivere sulla maternità non significa necessariamente rompere con il linguaggio di solito.

L'indugiare e l'ironia della giovane donna viene a crollare, però, quando Octavia ha bisogno di un'operazione al cuore pericolosa e salvavita quando ha pochi mesi. Questo porta ad un cambiamento nella protagonista: Rosamund si preoccupa, ad esempio, dell'idea delle altre madri, quelle che non avrebbero le conoscenze o la sicurezza necessarie per urlare e ottenere quello che vogliono.


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