Martedi, 27/04/2021 - “La Lucerna è un’associazione di volontariato che nasce nel 2001 rispondendo all’esigenza di incontrare le donne vittime di tratta: in quel periodo erano abbastanza numerose e, in mancanza di servizi per loro, avevano bisogno di punti di riferimento e di luoghi di dialogo”. Maria Teresa Tavassi racconta il cammino dell’associazione che ha fondato ed entra in particolari poco noti della realtà dei e delle migranti. “Quello che mi colpiva di quelle donne era che si sentivano sporche ed era difficile far loro capire che invece erano vittime di raggiri che le avevano rese schiave. L’altra difficoltà era costruire un dialogo anche tra loro: quelle provenienti dall’Europa dell’Est non accettavano facilmente le nigeriane o le camerunensi e per gestire i conflitti anche noi volontarie abbiamo fatto specifici training. Ci siamo abbastanza riuscite e infatti molte migranti, che arrivavano da noi anche attraverso il passaparola, trovavano un luogo di serenità e di pace. All’inizio erano soprattutto donne, ma poi sono arrivati anche gli uomini perché abbiamo cominciato a seguire anche le vittime di tortura. Ci siamo confrontate con le differenze che segnano le persone costrette a vivere situazioni tremende: chi subisce torture non ha sensi di colpa ma difficilmente riesce a superare il trauma, mentre le vittime di tratta si sentono in qualche modo corresponsabili perché hanno accettato dei compromessi, ma possono mettersi alle spalle il periodo buio se riescono ad incanalare il loro dolore parlandone o attraverso attività lavorative”.
Un contributo ulteriore a questo incontro, che si svolge nell’ambito del progetto sostenuto dalla Regione Lazio ‘Donne, Sicurezza, Legalità’, lo offre Paola Ortensi, volontaria che da circa 13 anni partecipa alle attività dell’associazione.”L’emigrazione ad un certo punto è diventato un grande tema in questo paese e ho cominciato a seguire La Lucerna, che era punto di riferimento, per capire il fenomeno e per essere d’aiuto. Seguendo i laboratori e i vari progetti dell’associazione sono riuscita ad avvicinarmi alle logiche di queste persone, ho capito che è decisivo creare situazioni in cui siamo alla pari e che è decisivo uscire da un paternalismo inutile per essere d’aiuto. Penso per esempio alla mostra organizzata anni fa dopo un laboratorio fotografico: è stata occasione per conoscere le personalità e i problemi dei partecipanti (vittime di tortura) attraverso il linguaggio universale delle immagini”. Quindi Ortensi si sofferma sul tema della sicurezza e della legalità, riflettendo su quello che attraverso La Lucerna ha potuto osservare. “Molti immigrati arrivano in Italia illegalmente, a lungo non riescono ad uscire da questa situazione ma spesso non si pongono il problema: non dimentichiamo che abbiamo idee diverse sul concetto di legalità e di sicurezza. La questione si pone quando vogliono interagire con le istituzioni: chiedere sussidi, curarsi, iscrivere i figli a scuola ecc. A quel punto sorgono alcuni problemi come, per esempio, la conoscenza dell’italiano. La questione della lingua è importante perché ha implicazioni con l’integrazione vera che significa, in pratica e anche simbolicamente, allontanarsi dalla propria terra e dalle proprie origini. Questo spiega le non poche resistenze che uomini e donne migranti hanno nell’apprendere l’italiano: ha a che fare con la scelta di diventare cittadino di un altro Paese, con una nuova identità. Il ruolo di associazioni come La Lucerna è essere punto di riferimento e dare aiuto: scrivere con loro una domanda, compilare un modulo o spiegare come svolgere una pratica serve ad avvicinarci. In questi anni, senza pensarci, ci siamo fatti ‘ponte’ tra queste persone e le istituzioni anche contribuendo alla serenità nella società”.
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