Venerdi, 17/01/2025 - È il 1974 quando Simone Veil, energica ministra della Salute in Francia, prende la storica decisione di legalizzare l’aborto, al solo scopo di proteggere le donne e di porre fine al dramma degli aborti clandestini, che mietono tante vittime fra la popolazione francese.
Sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, la Veil lavorò per vent’anni come magistrato e poi fu tra le prime donne del suo Paese ad entrare attivamente in politica. Fu l’unica donna al governo sotto la presidenza di Jacques Chirac.
Il 26 novembre 1974, Simone Veil pronuncia uno storico discorso all’Assemblea nazionale (che potete trovare integralmente qui: www.nouvelobs.com/politique/20170630.OBS1430/verbatim-l-integralite-du-discours-de-simone-veil-du-26-novembre-1974-sur-l-ivg.html), in cui, tra l’altro afferma:
"Vorrei innanzitutto condividere con voi – mi scuso se lo faccio davanti a questa Assemblea composta quasi esclusivamente da uomini – una convinzione di una donna: nessuna donna ricorre volontariamente all'aborto. Basta ascoltare le donne. È ancora un dramma e rimarrà sempre un dramma. Ecco perché, se il progetto che vi viene presentato tiene conto della situazione di fatto esistente, se ammette la possibilità di un'interruzione di gravidanza, è per controllarla e, per quanto possibile, dissuadere la donna da essa. Crediamo quindi di rispondere al desiderio, conscio o inconscio, di tutte le donne che si trovano in questa situazione di angoscia, così ben descritta e analizzata da alcune delle personalità che la vostra commissione speciale ha ascoltato nell'autunno del 1973. Attualmente, di quelle che si trovano in questa situazione angosciante, a chi importa? La legge le respinge non solo nell'obbrobrio, nella vergogna e nella solitudine, ma anche nell'anonimato e nell'angoscia del processo. Costrette a nascondere la loro condizione, troppo spesso non trovano nessuno che le ascolti, le illumini e fornisca loro sostegno e protezione".
Da tener presente che negli anni Settanta in Francia l’aborto era considerato un crimine passibile di prigione. Nonostante ciò, ogni anno circa trecentomila donne facevano ricorso all’aborto clandestino in condizioni precarie e di estremo pericolo per la loro salute e la loro vita. Nel 1971, 343 donne, note e anonime, pubblicano il “Manifesto delle 343”, un testo che rivendica il loro diritto all’aborto, mette fine al silenzio ed apre un dibattito su una questione tabu. Tra le firmatarie del manifesto ci sono Catherine Deneuve, Marguerite Duras e Françoise Sagan.
Simone Veil, nel 1974 pronuncia il suo storico discorso in un clima di grandissima ostilità. Al punto che alcuni suoi avversari non esitano a definire il suo modus operandi ai crimini nazisti. La Veil dimostra una fermezza di carattere e di intenti ammirevole.
La legge è adottata il 17 gennaio 1975, dopo diverse settimane di dibattiti accesi. Inizialmente la legge è adottata a titolo sperimentale per cinque anni, divenendo definitiva nel 1979, nell’ottica di proteggere la salute e la libertà delle donne. La legge diviene un modello internazionale, divenendo l’ispiratrice per altri Paesi del mondo. È un traguardo storico, tenendo conto del fatto che in Francia, durante la Seconda Guerra Mondiale, due “faiseuse d'anges”, cioè mammane, erano state ghigliottinate per avere praticato aborti clandestini. Si tratta di Marie-Louise Giraud, giustiziata a Parigi il 30 luglio 1943, e di Désiré Pioge, che subì la stessa sorte il 22 ottobre seguente. La storia di Giraud ispirò il romanzo “Une affaire de femmes” di Francis Szpiner, a sua volta riadattato da Claude Chabrol nel film “Un affare di donne” con Isabelle Huppert nel ruolo della mammana.
Il network France Info ricorda che «la legge Veil è un pilastro per i diritti delle donne. Inizialmente di 10 settimane, la scadenza per praticare una IVG è passata a 14 settimane nel marzo 2022. Ma, attraverso il mondo, questo il mondo, questo diritto è minacciato soprattutto dagli Stati Uniti».
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