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'La cosa. Le donne scrivono', il libro di Nicoletta Nuzzo

'La cosa. Le donne scrivono', il libro di Nicoletta Nuzzo

La recensione di Giusi Ambrosio

Giovedi, 20/03/2025 - Una verità possibile: è la prima espressione a cui penso dopo la lettura del prezioso libro di Nicoletta Nuzzo, 'La cosa. Le donne scrivono" (ed Rupe Mutevole). Un testo non comune, straordinario per la forma scelta nella ricchezza di una organizzazione corale. Desta stupore e meraviglia per la articolazione del percorso narrativo che si svolge su piani differenti ma convergenti. Nicoletta ci offre un saggio di scrittura femminile e una lettura di percorsi individuali e collettivi di donne che trovano la parola poetica nella profondità dell’esserci.  Una scrittura che sottolinea la differenza a partire dai corpi.  Come i corpi differenti nel maschile e nel femminile non possono avere la stessa esperienza corporea così la scrittura che nasce dalla esperienza corporea ha una intrinseca differenza di nucleo e disvelamento.  Il testo si presenta come una antologia, una corona, una ghirlanda in cui le voci femminili che si incontrano sono acqua che scorre, mani che bussano, sguardi che si rispecchiano.

Nicoletta ci consegna un racconto della circolarità, un sapiente riconoscimento di come le donne possono intrecciare parole, danzare tra le emozioni, intessere relazioni comunicative in una stanza, accanto a una poltrona, a un tavolo, ritrovarsi insieme in una Biblioteca per consegnarsi alla lettura. Non sempre la poesia è concretezza semantica ma può essere un sogno, una visione, un miraggio, una liberazione. “La poesia nasce da nidi di silenzio”. (Maria Zambrano).
Quando ho iniziato la lettura di questo testo ho provato una grande emozione quasi un tremore che ha poi richiesto una rilettura come rivisitazione di un luogo in cui tante donne operano un incontro, prendono corpo, si raccontano e poi evaporano nelle parole. Una lettura che a partire dal titolo ha richiesto attesa e memoria, trame di connessione, comprensione del tempo elaborato nella formazione stessa dell’Autrice.

La “cosa” è la possibilità di essere nella fecondità e nell’assenza, nella sofferenza e nella gioia. La cosa è corpo che prende voce, è la richiesta di una scrittura che le dia forma, è il timore personale del male e del peccato e fonte della persecuzione delle streghe, nucleo della storia del femminismo. Nella storia che fornisce la trama si intrecciano le parole di Pina e quelle di Nicoletta in una narrazione che nasce dalla bellezza. La bellezza è un sogno e una aspirazione del divenire per una donna ed è fonte di conflitto tra il senso e il significato, tra la sessualità e la seduzione, tra immaginario maschile e ostilità femminile, tra potenza e invidia. Dice Mafalda “abbiamo deciso di non invitarti più nel gruppo, perché attiri troppo l’attenzione”.
Le donne “scrivono” è un riconoscimento della scrittura poetica di tante altre donne come una scrittura di esperienza che trova una comune origine nella possibilità di poter mettere al mondo e di realizzare tale desiderio. Scrittura semplice e complicata come la vita. Passaggio dall’acqua all’aria, dall’umido prenatale all’asciutto della carezza materna. Adesione e Superamento in un nuovo linguaggio filosofico che privilegia il significato della nascita e supera la ricerca di senso ultimo nella morte. Sono convocate le Filosofe, Marisa Forcina sul pensiero della differenza sessuale, Luisa Muraro sull’ordine simbolico della Madre e pensiero della differenza sessuale, Maria Zambrano sulla parola incarnata.

Il lavoro che Nicoletta ci offre, è evidente, ha avuto una lunga elaborazione interiore e appare come un’opera primigenia quasi fondativa di un nuovo tempo della parola e nascita al linguaggio poetico. Fusione di un IO plurale e individuazione di un NOI singolare. “Dovevo imparare a dire Io”. Il filo conduttore è la Bellezza, forma di esperienza che incanta come il Divino e rende partecipe del Sacro. Molte donne convergono e rispecchiano lo sguardo assorto di ognuna.

Emoziona il piano soggettivo che parte dei tempi della formazione personale e politica dell’Autrice con un corpo che prende voce e forma nella infanzia, abiti nuovi e abiti antichi nella adolescenza e poi nella giovinezza politica le camicie trasparenti delle nonne e le gonne a fiorellini delle femministe, gli incontri sulle piazze della libertà acquisita e discorsi politici rivolti alle donne sedute e riunite. “Il personale è politico” che disorienta le donne (appena fuori Modena) che intendono proteggere una organizzazione UDI dal rischio di contaminazione dei sentimenti.  Un impegno di lotta per la propria individualità e una assunzione di senso collettivo.  Altalena tra il Noi e l’Io e la possibilità di nominazione. Luoghi come esperienza e cammino  di apparizione: Galatina di Lecce infanzia e adolescenza tra aspirazioni e possibilità, desiderio di musica e danza, studio duro del greco antico al liceo classico e esame di storia alla maturità; Modena, polis che include la cittadinanza delle donne, rende possibili incontri sulle strade e sulle piazze, il prendervi posto, lo starvi sedute in libertà come cittadine “il corpo esce dalla case dei servi”; Perugia, luogo-grembo laboratorio di vita, scrittura, lettura, relazione, incontro in Biblioteca come costitutivo in un lungo tempo di confronto e pratica femminista. “Politico è stato leggere le poesie come percorso di identità al femminile”. Il testo nella ricchezza delle molte citazioni dei versi tratti da opere delle altre donne rende sensibile la vicinanza “questa stanza leggera/è la mia pelle”. (Anna), “e mi accosto al ricordo/di me distesa sulla testa di un girasole”. (Federica). “E’ l’amore delle donne come l’Araba Fenice” (Silvana). “Sto alla porta e busso” (Eleonora).
Nicoletta ricostruisce una genealogia femminile ove convoca le più ricche figure significanti di senso, dal Mito di Demetra e Persefone, rapporto tra madre e figlia che è all’origine del vivente, alle figure delle disobbedienti Cassandra e Antigone che pure subiscono la condanna prima alla intolleranza delle loro voci, poi al buio della prigionia per aver visto la ragione e il torto, il giusto e l’ingiusto, il vero e il falso alla luce anticipatrice della diversità.  Ma possibile una rilettura che ne capovolge il senso e il significato come la Cassandra di Christa Wolf.  E se provassimo anche riportare a nuovo essere anche la Didone di Virgilio?
Nicoletta riconosce un debito per la propria individualità alle donne che hanno posto interrogativi e riflessioni: Pina, Eleonora, Anna, Costanza, Cristina, Emanuela, Antonella, Tommasina, Goliarda Sapienza. Richiama con le citazioni sapienti dei versi tratti dalle loro opere le poete Silvana, Elina, Angela, Federica, Eleonora.
Un grande dono per la lettura. 

Un ringraziamento a Giusi Ambrosio per aver concesso la pubblicazione del suo testo


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