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La città visibile di Giovanna Alfeo

La città visibile di Giovanna Alfeo

Giovanna Alfeo vede in Pomezia una città "visibile" modellata sui resoconti odeporici del Marco Polo di Calvino

Lunedi, 14/04/2025 - In occasione del finissage della mostra (13 aprile 2025), tenutasi nel Museo Città di Pomezia - Laboratorio del Novecento, intitolata "La città visibile", abbiamo rivolto qualche domanda all'artista, Giovanna Alfeo.

Cara Giovanna, l'ultima tua personale colpisce in profondità: raccontavi ai visitatori che tutte le tue opere provengono da un'unica ispirazione che ha fatto seguito alla lettura di Italo Calvino, Le città invisibili, puoi dirci di più su questo legame vissuto tra te, Pomezia e l'autore contemporaneo?

Quando nel 2023 si palesò la possibilità di collaborare con il Museo città di Pomezia, un solo obbiettivo era chiaro in me: presentare un progetto espositivo per e sulla città di Pomezia, città che mi aveva accolta stabilmente più di 25 anni prima. Dalle piacevoli conversazioni con la Dott.ssa Claudia Montano, curatrice della mostra, atte a concretizzare tale progetto, casualmente venne fuori che nel 2023 ricorreva il centenario della nascita di Italo Calvino. Immediatamente si riaffacciarono in me i ricordi liceali del testo che ripercorre, fantasiosamente, le esplorazioni di Marco Polo, con tutte quella serie di città immaginose dettagliatamente descritte. Avvertii subito che questo testo poteva fungere da traccia per raggiungere il mio obbiettivo.
In realtà l’attenta rilettura del testo, soprattutto della città di Fillide, mi permise di avere una guida sicura, esatta e dettagliata del percorso progettuale ed esecutivo. Ora sapevo esattamente come realizzare le mie opere pittoriche per rendere omaggio a Calvino, al museo e alla realtà urbana e territoriale della città che mi aveva accolta, permettendomi di tessere rapporti nella sua sfaccettata trama sociale. Nel gennaio del 2024, con la donazione dell’opera "La città possibile" alla raccolta museale, si è concretizzato il progetto espositivo inerente alla mia expo personale -inaugurata il 29 ottobre 2024 in occasione del 5° anniversario del museo.

La tua ricerca è minuziosa, dettagliata, ha a cuore i particolari così come l'insieme. Nell'uso del colore, delle forme e dei materiali, hai unito in un solo tessuto l'antico, il moderno e la tua prospettiva sul futuro. Ti va di raccontarci qualcosa sul cromatismo o sulla tecnica che usi?

Il mio attuale linguaggio artistico è frutto di tutte le esperienze stilistiche praticate sino ad ora, ma tre elementi sono stati costantemente presenti in questa mia crescita: l’attenzione per i dettagli, che nasce dal mio amore per il disegno (codice basilare delle attività artistiche) sostenuto dalla tantissima pratica; poi la predilezione per l’arte classica; infine l’innata sensibilità al colore (che nel processo di personale crescita artistica si è poi legato ai vari significati o temi delle opere). Complice l‘esigenza costante di sperimentare, di testare nuovi supporti, diverse superfici che rendessero la mia visione o la mia interpretazione dei soggetti, mi sono ritrovata ad utilizzare un materiale che si è rivelato immediatamente congeniale a questo connubio stilistico: l’alluminio. Un materiale che veicola bene le mie necessità comunicative, diventando parte integrante del soggetto protagonista del dipinto. La superfice del metallo viene trasformata con una cottura sorvegliata ed accuratamente gestita. Sulle lamine di alluminio le ossidazioni prodotte diventano parti necessarie, quasi co-protagoniste dei soggetti dipinti con colori ad olio. Il mio interesse per i dettagli, per l’inquadratura in primo piano, per la cura delle parti del soggetto pittorico (quasi a voler andare all’essenza delle cose) ha trovato in questo contesto la giusta motivazione. Con questo lessico intendo accogliere il fruitore (che riconosce familiare e rassicurante il linguaggio figurativo), ma nel contempo mi piace invitarlo a intraprendere un viaggio onirico attraverso le forme prodotte dall’ossidazione della superficie materica dell’alluminio.

La serie delle tue opere spazia dalla statuaria classica, all'architettura razionalista, si muove addirittura verso un interesse antropologico e sociologico. Mi ha colpito anche che nelle tue tavole o nei tuoi quadri si riconoscono delle persone del contesto cittadino. Potresti dirci di più di questa tua scelta?

Sentivo, come prima accennavo, l’esigenza morale di ringraziare la città che mi aveva accolta e permesso successivamente di far parte del suo tessuto sociale. Il riferimento, nei miei elaborati artistici, ai dettagli architettonici urbani, agli elementi denotanti le località limitrofe, alla flora e alla sua caratteristica fauna risolveva il mio debito nei confronti del territorio. Insoluto e ben più elevato risultava, ancora, quello nei confronti della comunità. Quindi è stato necessario, se non obbligatorio, per me ritrarre ogni elemento, ogni caratteristica presenza e, soprattutto, ogni personaggio. L’importanza della “tessitura” dei rapporti, come quella descritta da Calvino nella città di Ersilia, è stata la conferma più apprezzata; uno scambio continuo di emozioni e suggestioni tra me e Pomezia, tra me e i pometini di ogni tempo; maglie diverse di un unico tessuto sociale.

Macrocoscmi e microcosmi, nelle tue opere, si compenetrano: hai raccontato ai visitatori la storia di qualche insetto che hai voluto raffigurare, o di scorci insoliti della città. Qual è stato il dettaglio più faticoso da reperire?

Simpaticamente, la formica presente nella tavola dedicata alla città di Bauci. Tutti i dettagli, anche i più piccoli, dovevano appartenere al territorio, era il mio imperativo! La formica, peraltro, che indaffarata percorreva un tratto del parco giochi di via Alcide de Gasperi, non intendeva assolutamente star ferma per lasciarsi fotografare per poi essere ritratta, posso assicurarlo!

So che hai generosamente donato una delle opere al Museo Città di Pomezia. Se hai qualche dedica da aggiungere...

La tavola donata, La città possibile, è il mio personale omaggio, anche alla figura di Italo Calvino. L’opera è entrata a far parte della collezione contemporanea del Museo Città di Pomezia. In questa tavola ho dipinto i coprotagonisti della mia iniziale ispirazione; Calvino e il contenitore della memoria storica del nostro territorio. Sulla porzione superiore dell’opera campeggia il ritratto dell’autore che rivolge il suo sguardo verso l’ingresso del municipio, ma il volto “poggia” sull'ingresso del Museo con il suo storico porticato.
La sagoma della torre civica diviene soltanto nota stilistica nella fascia di colore rossiccio (tipico colore del tufo di origine vulcanico). Il gioco di sovrapposizioni pittoriche include anche l’iconica fontana del nucleo aulico. Calvino pare ricordare e suggerire a tutti noi pometini, con la sua espressione meditativa, che tra la “Pomezia reale” e la “Pomezia invisibile” (quella che ancora si nasconde alla frettolosa vista ma profondamente viva) ci può, ci deve essere unione, fusione, condivisione. Sta a noi ricordare il valore profondo dell'arte: rallentiamo,fermiamoci di fronte a ciò che spesso sfugge, a ciò di cui siamo responsabili, a ciò di cui dobbiamo avere cura. Invitati da Calvino, dobbiamo riflettere su quanta vita e con quanta fatica abbiano plasmato Pomezia e su quanto essa meriti oggi di diventare la città finalmente visibile.

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