Incontro tra Democratiche e Fondazione Friedrich Ebert sulle "Prospettive delle donne in Italia ed in Germania dopo le elezioni Europee"
Martedi, 23/09/2014 - Duplice il filo che ha attraversato la sesta la edizione della tavola rotonda italo-tedesca dal titolo "Prospettive delle donne in Italia ed in Germania dopo le Elezioni Europee" che si è tenuta a Roma il 19 settembre 2014 sui temi dei diritti, della rappresentanza e del lavoro organizzata dalle Democratiche e dalla Fondazione Friedrich Ebert Stiftung. Da un lato la soddisfazione per l’aumento del numero delle parlamentari e delle europarlamentari (con la postilla, non trascurabile di certo, che donne come Federica Mogherini e Marianna Madia erano presenti alle precedenti edizioni e che oggi sono chiamate a ricoprire responsabilità importanti al governo e in Europa – e dall’altro le preoccupazioni per la crisi economica che perdura, per la sfiducia nelle istituzioni e nei partiti. “Tutti temi ancora molto vivi e anche peggiorati” ha sottolineato Franca Cipriani, Consigliera di Parità provinciale di Roma, che è stata promotrice e anima dell’iniziativa. Roberta Agostini, deputata e coordinatrice delle donne PD, ha sottolineato la rilevanza del confronto con le colleghe della SPD “in un momento particolare per la sinistra e per l’Europa e in un momento in cui le donne vogliono essere protagoniste”. L’importanza della questione della rappresentanza paritaria è stata sottolineata anche dalle parlamentari tedesche, che si sono complimentate per i risultati raggiunti dalle italiane, “risultati da cui siamo molto lontane con le nostre 5 ministre” ha detto Elke Feller, sottosegretaria del Ministero per la Famiglia, Anziani, Donne e Giovani del governo Merkel, che però ha voluto rimarcare il rispetto del 50% negli equilibri di genere nell’ambito de Ministeri ottenuti dal suo partito e il 42% di elette nel Bundestag, “un traguardo che non è caduto dal cielo”. Infatti è stato rigorosamente applicato il sistema dell’alternanza uomo/donna. L’osservazione di Feller è stata che “le leggi di garanzia aiutano”, ma che non si può prescindere “da un gioco di squadra tra donne che deve essere trasversale sia appartenenza politica che per generazioni”.
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