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Intervista alla regista Catherine McGilvray a 60 anni dalla morte di Ernst Bernhard

Intervista alla regista Catherine McGilvray a 60 anni dalla morte di Ernst Bernhard

Sul pioniere della psicoanalisi junghiana in Italia si incentra "Fellini e l'ombra" (2021), film di Catherine McGilvray, ora impegnata in un secondo docufilm a tema

Lunedi, 23/06/2025 - Cara Catherine, a sessant'anni dalla scomparsa di Ernst Bernhard, pioniere della psicoanalisi junghiana in Italia, qual è secondo te l'attualità di questa interessante figura che stai studiando e che talvolta assume le sembianze di un eclettico, tra l'esoterista e lo psicoanalista classico?
Come hai giustamente ricordato, esattamente il 29 giugno di sessanta anni fa si spegneva a Roma, nella sua casa-studio di via Gregoriana 12, Ernst Bernhard, medico e psicoanalista ebreo berlinese espatriato sul finire del ‘36 per sfuggire all’olocausto. Si tratta di una figura che in pochissimi conoscono, ma che è stata, pur restando sempre nell’ombra, estremamente rilevante per la cultura italiana del dopoguerra.
Ho iniziato a occuparmi di lui nel 2017, grazie all’incontro con Luciana Marinangeli, astrologa e scrittrice, che lo aveva conosciuto da giovanissima ed era rimasta in contatto con la moglie Dora, ereditando il loro archivio alla morte di lei e custodendolo con cura e passione per molti anni.
Fu Bernhard a portare in Italia la psicologia analitica di Carl Gustav Jung, con il quale aveva fatto analisi a Zurigo e a curare la pubblicazione di molti testi junghiani, oltre a far tradurre L’I Ching, l’antico libro oracolare cinese di cui Jung stesso scrisse l’introduzione. Nel 1961 Bernhard diede vita alla prima scuola junghiana in Italia, l’AIPA su richiesta dei suoi allievi analisti. Oggi si richiamano alla sua eredità le principali scuole di psicologia analitica in Italia, oltre alla già menzionata AIPA: il CIPA, l’ARPA e la scuola PHILO di Romano Madera.
All’insegnamento di Jung, su cui fondava la sua pratica terapeutica e la sua visione del mondo, Bernhard conferì un apporto personale, in cui confluivano in un tutto armonioso il suo naturale misticismo, la sua eredità chassidica e buberiana, il cristianesimo, il taoismo e il buddismo. Molti dei suoi pazienti sono stati protagonisti della rinascita culturale dell’Italia negli anni Cinquanta e Sessanta. Fu l’analista di Adriano Olivetti, di Natalia Ginzburg, di Cristina Campo e Bianca Garufi, di Giorgio Manganelli, dei registi Federico Fellini e Vittorio de Seta, oltre che del triestino Bobi Bazlen – altra figura poco conosciuta dai più, ma fondamentale per la nascita della grande editoria in Italia: grazie a lui furono pubblicati Kafka e Svevo.
Nella sua pratica analitica Bernhard faceva ricorso a strumenti interpretativi allora sconosciuti e sorprendenti quali appunto la lettura dell’I Ching, l’astrologia e la chirologia. Al centro ovviamente c’era l’interpretazione dei sogni, che interpretava con una capacità straordinaria. Bernhard era un terapeuta eccezionale, un vero maestro di vita, come sappiamo dalle testimonianze dei suoi pazienti e allievi, tra cui quella davvero commovente di Fellini che si rivolge a lui in una lettera chiamandolo “mio vero padre”. Era sicuramente l’analista ideale per gli artisti, gli scrittori, i poeti, perché non cercava di “raddrizzarli”, di correggere i difetti delle persone, ma le accoglieva totalmente per come erano, con fare quasi materno, aiutandole a ritrovare la vena più profonda della loro personalità, in un percorso di individuazione che le liberava da paure e blocchi. Lui stesso ripeteva che era stata la sua nevrosi a salvargli la vita, facendolo arrivare in Italia.
Penso che l’attualità di questo personaggio oggi consista proprio in questa sua capacità di costruire ponti tra mondi diversi: Oriente e Occidente, Nord e Sud, maschile e femminile, visibile e invisibile, alla luce di una saggezza e di una spiritualità semplice e immediata, di una fiducia nella essenziale positività dell’essere umano e dell’universo, malgrado tutto l’orrore che ha circondato la sua esistenza.

È interessante che il nome di Ernst Bernhard risuoni meno forte di altri nomi che individuano, invece, i suoi più affezionati pazienti: Federico Fellini, Adriano Olivetti, Giorgio Manganelli, Cristina Campo, Allen Tate. Tu che pensi di questa paradossale "ingiustizia" del tempo?
Beh, è chiaro che il fatto che Bernhard non sia diventato noto come i suoi illustri pazienti si spiega con la discrezione che accompagna la pratica di un bravo terapeuta: l’analisi non è qualcosa di cui si parli pubblicamente in generale, figuriamoci a quei tempi. Nel secondo dopoguerra l’analisi del profondo era ancora una cosa semisconosciuta e il fatto di dover ricorrere a un terapeuta della psiche evocava pensieri sinistri, destava vergogna. Poi, con il tempo, le cose sono cambiate. Il regista Vittorio De Seta ne parlava con una certa naturalezza, fu lui a consigliare Bernhard a Fellini e gli dedicò il suo unico film di finzione, molto sperimentale, che raccontava di una nevrosi. Durante l’analisi con Bernhard Fellini crea il film Otto e Mezzo, che, pur non citandolo espressamente, si ispira al percorso analitico, e inizia a giocare con i sogni, in modo ancora più evidente nel film successivo, Giulietta degli Spiriti, in cui mette in scena una figura di terapeuta straniera che è una versione femminile di Bernhard. Giorgio Manganelli divenne scrittore proprio grazie al lavoro terapeutico con Bernhard, di cui diceva che gli aveva insegnato a “mentire” ossia a liberare l’immaginazione. In tutti coloro che ebbero a che fare con lui, Bernhard ha lasciato un’impronta riconoscibile, uno sguardo aperto e fiducioso su tutto ciò che riguarda il mondo dell’inconscio, della sincronicità, della realtà invisibile.

So che stai lavorando ad un documentario incentrato su Bernhard, forse per proseguire un po', dimmi se sbaglio, la linea di Fellini e l'ombra (2021). Quando potrebbe uscire il documentario?
Sì, è così. Fellini e l’Ombra è un docufilm molto particolare che ricorre a elementi di animazione e di fiction per raccontare in modo immersivo la relazione terapeutica tra Fellini e Bernhard, relazione che venne interrotta nel 1965 dalla morte dell’analista ma che fu talmente intensa da far proseguire a Fellini la propria autoanalisi attraverso quell’opera meravigliosa e monumentale che è il grande Libro dei Sogni. Vi lavorò per trent’anni, trascrivendo e disegnando le proprie visioni oniriche così come gli aveva suggerito Bernhard già dal loro primo incontro. Nei Sogni di Fellini Bernhard appare spesso, a volte come un saggio orientale, un pazzo, un pagliaccio o uno straniero, sempre come una sorta di spirito guida. Fellini e l’Ombra ha avuto molto successo, è stato presentato alle Giornate degli Autori del festival di Venezia, distribuito nelle sale da Cinecittà, e ora è tuttora disponibile in streaming. Poiché in quel film, incentrato sul rapporto di Fellini con l’analisi junghiana, non avevo potuto dilungarmi sull’importanza della figura di Bernhard nella cultura Italiana, ho pensato che il personaggio meritasse in pieno di diventare il protagonista di un film a sé stante. Ho coinvolto da subito Caterina Cardona, scrittrice e giornalista, che si è occupata di psicoanalisi e ha conosciuto e intervistato negli anni molti pazienti e allievi di Bernhard, e Silvia Di Domenico, montatrice e produttrice di diversi documentari culturali. Avevamo già collaborato tutte e tre a Fellini e l’Ombra, per cui ci è parso naturale tuffarci insieme in questa nuova impresa. Abbiamo scritto la sceneggiatura di un docufilm dedicato interamente a Bernhard dal titolo: Ernst Bernhard, il Mago dei Sogni, recuperando le preziosissime testimonianze di persone dell’entourage di Bernhard che oggi non ci sono più. Grazie alla collaborazione con l’Archivio Storico della Psicologia Italiana (A.S.P.I. dell’Università di Milano Bicocca) abbiamo avuto accesso al fondo Bernhard donato da Luciana Marinangeli (recentemente scomparsa, purtroppo), che è ricco di fotografie da lui scattate negli anni 40 a Roma, dei suoi disegni e acquarelli, testi inediti, due filmati d’epoca che lo ritraggono insieme alla moglie Dora a Trinità dei Monti, al Pincio e nella loro casa di via Gregoriana e di un audio con la voce di Bernhard che racconta la propria vita e i propri sogni in una registrazione fatta poco prima di morire. Abbiamo coinvolto nel progetto diversi studiosi, rappresentanti delle varie scuole junghiane, ad oggi eredi spirituali di Bernhard. Ci auguriamo di far uscire il film prima della fine del 2025, così da celebrare in questo modo la figura di Bernhard nel sessantesimo della sua morte.

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