L'inizio, giovanissima, nel 1975 con Streheler e poi tante collaborazioni e progetti. Sempre ai massimi livelli
Hai avuto un mito, una guida, un riferimento che da giovanissima ti ha spinta a scegliere la professione di attrice di teatro ?
Sinceramente no. Piuttosto sono stata come “folgorata sulla via di Damasco” a 12 anni, quando calcai per la prima volta un palcoscenico dell’Oratorio, dove mio padre aveva organizzato uno spettacolo come regista. Mi emozionai talmente durante quella esperienza, che da quel momento decisi che non avrei fatto altro nella vita. Ho iniziato a frequentare il Piccolo di Milano, a fare provini.
Hai iniziato giovanissima, affiancando da subito grandi nomi del teatro...
Si, sono stata fortunata in questo. Il mio debutto ufficiale è stato nel 1975 con Streheler, nel Campiello, dove recitavamo in veneziano. Una prova impegnativa per una debuttante, ma molto formativa.
C’è qualcosa che il teatro ha cambiato nel tuo modo di essere?
Il teatro è la mia vita. E’ un posto dove si può davvero esprimere se stessi, crescere umanamente e spiritualmente. Lo sento come una famiglia. A me non è mai interessato fare la prima attrice. Per me l’attore è uno strumento al servizio dell’autore, e del testo. E in questo senso ho sempre cercato la qualità nelle scelte che ho fatto. Purtroppo oggi questo non è sempre facile. Il teatro è spesso ridotto a puro strumento commerciale, secondo uno schema consumistico che lo danneggia. Gli stabili sollecitano le compagnie a produrre sempre di più, e poco importa se si abbassa la qualità delle proposte. Gli spettacoli vengono tenuti in cartellone per pochi giorni, le tournèe durano troppo poco, un tempo duravano mesi se non anni.
“Crisi di nervi” ha dimostrato che la qualità paga: siete alla replica numero cento se non sbaglio...
Sì, oggi a Roma festeggiamo la centesima replica, e ci è stato richiesto di replicarlo ancora in varie città. E’ uno spettacolo che abbiamo portato già in tournèe e continuano a chiedercelo. E’ davvero una grande soddisfazione per noi, anche perché dopo tante repliche, siamo diventati come una famiglia.
Cechov è ancora gradito dal pubblico, e appare ancora molto attuale anche in questo spettacolo ironico e critico nei confronti di una certa mentalità bigotta e conservatrice. C è chi ha definito questo autore “femminista” ante litteram, per i tanti personaggi femminili determinati e coraggiosi...
Più che femminista era un grande osservatore dell’animo umano, la sua capacità di esplorare le nostre fragilità è senza tempo. Nei suoi personaggi ritroviamo la rabbia, la solitudine, il dolore del sentirsi non accettati o incompresi dalla società e dalla famiglia. Ed è vero che i suoi personaggi femminili hanno il coraggio di non scendere a patti con imposizioni che impediscano loro di realizzarsi non soltanto come madri e mogli. Sono spesso controcorrente, vogliono essere autonome a costo di grandi rinunce, sono fuori dagli stereotipi femminili del tempo. Anche Elena Ivanovna Popova, la vedova protagonista dell’Orso, che interpreto in questo spettacolo, è una coraggiosa, che osa persino sfidare a duello il suo rozzo creditore, cosa davvero impensabile a quei tempi.
Cechov è uno dei tuoi autori preferiti?
Si, credo sia il massimo per un attore. Mi piace tutto il repertorio di Cechov, i drammi come “Il gabbiano”, “Il giardino dei ciliegi”, i racconti, gli atti unici paradossali e comici, come in “Crisi di nervi”, che fanno ridere, ma anche riflettere. I personaggi femminili che superano poi tutti gli stereotipi del tempo, hanno una profondità pari a quelli maschili.
La messa in scena registica è semplice e molto aderente ai tempi dell’autore...
Un testo, soprattutto classico, non può essere snaturato, trasformato, adattato a qualcosa di diverso che non rispetti la volontà, il messaggio dell’autore. La regia di Peter Stein prevede il massimo rispetto in questo senso. Se viene stravolto uno Shakespeare, o qualsiasi altro autore, allora non si può parlare per esempio di Amleto di Shakespeare, semmai di Amleto tratto da Shakespeare, è un’altra cosa. Stravolgere un testo secondo le interpretazioni personali da parte di certi registi, secondo me rappresenta un vero e proprio tradimento nei confronti dell’autore.
Nei programmi futuri è prevista una ripresa di “Crisi di nervi”?
Credo proprio di si, a grande richiesta lo riprenderemo, anche se ci sono in essere altri progetti.
E noi come molti altri spettatori, torneremo volentieri a vedere questa incredibile pièce ispirata al vaudeville francese, nell’adattamento di Peter Stein e Carlo Bellamino, con gli affiatatissimi interpreti: Maddalena Crippa, Sergio Basile, Alessandro Sampaoli, Gianluigi Fogacci, Alessandro Averone, Emilia Scatigno.
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