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In scena a Roma 'Famiglia' con la compagnia teatrale di ex-detenuti e detenuti in misura alternativa

In scena a Roma 'Famiglia' con la compagnia teatrale di ex-detenuti e detenuti in misura alternativa

Fratelli Coltelli nello spettacolo della Factory “Fort Apache Cinema Teatro” di Valentina Esposito che debutta al Teatro Basilica di Roma

Domenica, 12/11/2023 - Fort Apache è la compagnia italiana che vede il coinvolgimento di ex-detenuti e detenuti in misura alternativa, o in affidamento ai servizi sociali e ai centri di prevenzione della tossicodipendenza. Formata quindi da attori professionisti e non, è stata fondata dalla regista e drammaturga Valentina Esposito, da lungo tempo impegnata in attività teatrali nelle carceri di Rebibbia. Nel 2024 la compagnia festeggerà il decennale, ma i festeggiamenti sono iniziati molto prima, con il premio del Festival di Cannes ad un suo attore, Marcello Fonte, per la sua incisiva e indimenticabile interpretazione del protagonista di “Dogman”, di Matteo Garrone, nel 2018.

Il nuovo spettacolo, “Famiglia” scritto e diretto dalla fondatrice, è tutto incentrato su una riunione famigliare. Una famiglia quasi unicamente composta da uomini, si riunisce in occasione del matrimonio dell’unica figlia femmina di uno di quattro fratelli. Ed è proprio la ragazza ad aver invitato tutti i famigliari, con la speranza di creare un momento di riappacificazione, dopo tanti anni di conflitti e rancori mai assopiti. Attorno a lei, figura pura e quasi angelica in un mondo di violenza, odio e sopraffazione, ruota tutta la trama che dipana lentamente la matassa di una storia famigliare che è un’inesorabile catena di soprusi, offese, ripicche e umiliazioni che nessuno è in grado di perdonare. Dolore inferto, dolore sofferto, tutti si dilaniano a vicenda, tutti hanno torto e ragione. E come nelle tragedie greche, le colpe dei padri ricadono sui figli, in un ineluttabile destino di altre vendette e altre sofferenze: fine pensa mai.

La famiglia, coi suoi veleni, è quindi una prigione, un maledetto intrigo in cui si viene inesorabilmente risucchiati, formata da due mondi opposti che si attraggono, ma che non si capiscono: quello femminile, con la sua pazienza, ragionevolezza e tensione verso la pace e la riconciliazione, tra domesticità, arrendevolezza e affetto, da un lato, e quello maschile, fatto di istintualità, risentimenti inscalfibili, ferite non rimarginabili e rabbia taciuta.

Nelle parole della regista, si tratta di “un semplice, tragico, commovente passaggio alla realtà alla finzione”. Certamente la potenza espressiva di questo spettacolo è accentuata dall’incontro con l’esperienza di vita degli interpreti, come si è già avuto modo di apprezzare in altri spettacoli e film con un cast di detenuti, tra cui per esempio “Cesare deve morire” dei Fratelli Taviani, Orso d’Oro al Festival di Berlino nel 2012.

Bravi tutti, senza eccezioni. Il clima cupo non diventa mai grottesco. La tensione è palpabile e la situazione resta sempre tesa, credibile e molto vicina ad ognuno di noi. La regia sa aggiungere moltissimo al dialogo, sa far parlare i silenzi e i fantasmi, sa svelare il non-detto. Questo è uno spettacolo denso di emozioni, scenicamente sempre sorprendente, sul cui allestimento è già stato girato un pluri-premiato documentario, intitolato appunto “Fort Apache”, firmato da Ilaria Galanti e Simone Spampinato. Dopo la tappa romana, dal 9 al 12 novembre, “Famiglia” parte per la tournée nazionale: ad maiora!


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