Un bambino cui il nonno insegna a inventare storie. Una madre che, ripercorrendole col figlio, ritrova il padre. Un'isola. Un'estate
Domenica, 24/05/2020 - Concita De Gregorio, in viaggio con Lorenzo. Un giorno sull’isola, Einaudi 2014
Spesso sono istantanee appena accennate, senza un finale definito, che sembra un accattivante invito al lettore: decidi tu come andrà a finire. Ed è proprio qui l’origine di questo lavoro a quattro mani: un nonno che inventa dei personaggi e chiede al nipote di inventarci intorno delle storie, che il nonno trascrive. Poi, anni dopo, il nipote cerca con sua madre le carte su cui il nonno scomparso aveva trascritto quei racconti, ma non le trova, e da lì nasce l’idea di riscriverle insieme, madre e figlio, in un corpo a corpo a colpi di testi inviati via mail, tra un figlio adolescente e ritroso e una madre che, scoprendo il gioco tra suo figlio e suo padre, ricorda di quando ci giocava anche lei bambina. Ecco perché “questo è un viaggio, è un saluto, è un ricordo”. È la più grande eredità d’amore che si possa compiere tra generazioni: tramandare il ricordo di un gioco, di un forziere di parole, di un pomeriggio afoso in un’estate lunghissima, che non sai che fare e ti chiedono: “Raccontami una storia. Giochiamo?”.
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