Domenica, 24/05/2020 - Concita De Gregorio, in viaggio con Lorenzo. Un giorno sull’isola, Einaudi 2014
Nel mio quartiere c’è un frigo-libro. Un vecchio scassato frigorifero che qualche anima bella ha portato in una piazzetta e ha adibito a bookcrossing. Quella di abbandonare i libri che non ci interessano più in un luogo in cui qualcun altro avrà la possibilità di leggerli è un gesto di generosa bellezza. Che poi non è detto che chi lascia un libro lo faccia per disinteresse: potrebbe essere perché è un doppione, o perché non ha più posto, o gli ricorda qualcuno che non vuole ricordare, o proprio non gli è piaciuto, insomma, qualunque ne sia il motivo ciò che conta è che quel libro non sarà gettato, ma semplicemente affidato ad altre mani, che magari non possono permettersi di acquistare libri, oppure che se lo ritrovano di fronte per caso, ammesso che questo esista.
Ecco, a me è capitato così. Ho nutrito per anni il frigo-libro dietro casa mia con centinaia di libri che non desideravo più conservare, ma ogni volta che sbirciavo per vedere se in cambio ci fosse qualcosa di interessante da prendere, trovavo testi lontanissimi dai miei gusti. Invece, la settimana scorsa, portando due volumetti che scalpitavano per conoscere nuovi scaffali, ho trovato questo libro e ho esultato. Premesso che amo molto la sua autrice, questo è uno di quei libri che mi ripromettevo da anni di procurarmi e di leggere, rimandando sempre per il senso di colpa che mi attanaglia quando il mio occhio cade sugli innumerevoli testi che ho e che ancora devo leggere. Insomma, ho considerato questo romanzo un graditissimo dono e mi ci sono tuffata subito dentro. Ancora non riesco a uscirne.
Certi libri arrivano così, come una carezza inattesa. Inizi per curiosità e poi senti che misteriosamente era esattamente il libro di cui avevi bisogno in quel momento, e allora ti ci abbandoni come su una spiaggia in piena estate. E proprio di spiagge sono ricche le storie che contiene, nove racconti che si dispiegano su un’isola, tra personaggi diversissimi tra loro colti in un particolare momento della loro vita. Si tratta proprio di momenti, di pennellate, più che di storie, dove incontriamo tre sorelle indimenticabili, un Gatto e un Corvo, due contrapposti guardiani di fari, bambini isolati e adulti solitari. Quale sia il luogo non importa, né il tempo, sono storie sospese che si affacciano per incontrarci. E lasciano l’impronta.
Intriganti, divertenti, misteriosi, cocciuti, irritanti, gradassi, teneri. Sono i personaggi di questo viaggio che Concita De Gregorio compie con suo figlio Lorenzo, in un duello di parole che diventa abbraccio narrativo.
Spesso sono istantanee appena accennate, senza un finale definito, che sembra un accattivante invito al lettore: decidi tu come andrà a finire. Ed è proprio qui l’origine di questo lavoro a quattro mani: un nonno che inventa dei personaggi e chiede al nipote di inventarci intorno delle storie, che il nonno trascrive. Poi, anni dopo, il nipote cerca con sua madre le carte su cui il nonno scomparso aveva trascritto quei racconti, ma non le trova, e da lì nasce l’idea di riscriverle insieme, madre e figlio, in un corpo a corpo a colpi di testi inviati via mail, tra un figlio adolescente e ritroso e una madre che, scoprendo il gioco tra suo figlio e suo padre, ricorda di quando ci giocava anche lei bambina. Ecco perché “questo è un viaggio, è un saluto, è un ricordo”. È la più grande eredità d’amore che si possa compiere tra generazioni: tramandare il ricordo di un gioco, di un forziere di parole, di un pomeriggio afoso in un’estate lunghissima, che non sai che fare e ti chiedono: “Raccontami una storia. Giochiamo?”.
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