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Il lungo viaggio di una fotografa, Paola Agosti

Il lungo viaggio di una fotografa, Paola Agosti

In un volume costruito come un racconto personale, Agosti ripercorre le tappe della sua vita di donna e di fotografa libera, restituendo immagini e atmosfere di un periodo che sta diventando storia

Mercoledi, 05/07/2023 - Non era facile trasmettere il senso concreto di una storia personale e insieme quello artistico di un percorso di una grande fotografa come Paola Agosti. Il libro “Itinerari. Il lungo viaggio di una fotografa” della collana “Incontri”, scritto dalla stessa protagonista e curato da Federico Montaldo (Postcart editore) è riuscito  pienamente a fare questo. 
Leggendo i diversi capitoli è difficile distinguere il racconto di sé, fatto con freschezza e semplicità, dal suo itinerario di donna che attraversa come fotografa le diverse tappe della sua vita, legate a fatti e temperie di un periodo importante del ‘900 nel quale ci si immerge. Di qui la scelta condivisa con l’editore di non fare un libro puramente fotografico, ma di collocare le tante foto scelte dalla immensa produzione di Paola Agosti dentro a questa cornice narrativa.

Per arricchire il senso e la lettura del libro con le parole vive della stessa autrice, vado a trovarla  per un'intervista nella sua casa di Roma, molto amata, dove approda ogni tanto dalla sua città di origine, Torino.

Paola Agosti tiene molto alle sue radici, legate a due figure, un padre azionista e antifascista e una madre colta e aperta e ad una frequentazione familiare con intellettuali come Galante Garrone, Ada Gobetti, Primo Levi. Spinta dal clima libero familiare comincia il suo girare per conoscere mondi e realtà. Prima in Francia e poi a Cuba, attratta  dal mito rivoluzionario del periodo, dove partecipa ad un soggiorno di lavoro nelle piantagioni di caffè. Il suo rapporto con questa realtà si traduce subito in foto che ci restituiscono volti di popolo, di donne al lavoro, di vita quotidiana. La sua è una esigenza quasi naturale di narrare quello che vive. E’ la curiosità verso nuove esperienze che la porta alla fotografia nella quale filtra anche una tensione civile.
Ma, come lei stessa sottolinea, accanto alla curiosità è spesso la casualità che segna molti passaggi della sua vita di fotografa. Come l’incontro a Cuba con il giornalista Saverio Tutino, contatto che due anni dopo le avrebbe aperto pagine di una lunga avventura di viaggi e fotoreportage nel mondo dell’America Latina. Ma è in Roma che Paola Agosti trova una città a cui rimane legata per tutta la vita e dove ha l’occasione di conoscere grandi fotografi, come Franco Pinna, Mario Dondero, Mario Orfini che segnano un salto nella sua professione di fotografa.

Paola Agosti tiene molto alla sottolineatura della professionalità. Le fotografie in generale danno il senso  dell’attimo colto, ma per lei ogni sua foto è frutto anche di un attento impegno professionale, nello scatto come nelle successive fasi di stampa.

E’ degli anni ‘70 il lungo viaggio in America Latina (in Argentina, Uruguay, Brasile, Perù, Cile) dove ha l’occasione di vivere da dentro momenti cruciali della vita civile e politica di quel paese come il tentativo di Salvador Allende di portare in quel paese un governo democratico. Paola ha l’occasione di scattare alcune bellissime foto di un Allende sorridente, tre anni prima del suo assassinio. Dopo l’America Latina gli scenari dei reportage sono quelli degli Stati Uniti: a immagini del paese simbolo del consumismo si alternano quelle dei sobborghi neri poveri, delle rivolte studentesche e della generazione beat. 

La Conferenza dei Paesi non allineati ad Algeri del 1973, dove erano riunite le più importanti rappresentanze dei paesi del Terzo Mondo di allora, dà l’opportunità alla fotografa, presente insieme al giornalista Tutino, di fare alcuni ritratti fotografici rimasti celebri: Yasser Arafat, Muammar Gheddafi, Fidel Castro, Indira Ghandi, tra i più noti.

Ma il viaggio nel mondo, attraverso il filo rosso di avvenimenti che hanno segnato quegli anni continua: il Portogallo della Rivoluzione dei garofani, il processo di indipendenza del Mozambico, i cambiamenti in Somalia dopo la rivoluzione del '69 che si traducevano in progetti sociali ed educativi verso la popolazione. Ma l’Agosti è la fotografa anche di tanti momenti delle lotte operaie e sociali del nostro paese negli anni ‘70, a cui affianca immagini insolite di personaggi del potere politico ed economico di quel periodo. Molte sue foto “bucano” l’attualità sulle copertine di settimanali importanti del periodo.

Un lungo capitolo Paola Agosti lo dedica al rapporto con NOIDONNE e alla sua lunga collaborazione con questa testata dagli anni  1970  fino al 1989: “un centinaio di servizi pubblicati, tantissime foto, una trentina di copertine e tanti chilometri percorsi in automobile in varie regioni italiane”. Un giornale, come scrive e come racconta nella videointervista, che ha dato tanto alla sua formazione. Tanti ricordi, tinti di affetto, legati alle persone che lavoravano nella redazione: archivisti e grafici, giornaliste come Gabriella Lapasini, Mirella Alloisio, Francisca Colli con le quali divideva viaggi faticosi all’insegna del risparmio data la scarsità di risorse a disposizione. Paola Agosti ricorda il rapporto  particolare che legava questa rivista in quegli anni con molti fotografi, divenuti poi famosi, tra questi: Uliano Lucas, Antonio Sansone, Fausto Giaccone, Tano D’amico, Dario Bellini, Bruna Polimeni, Gabriella Mercadini, Piero Ravagli. Un rapporto di collaborazione che ha cementato anche grandi amicizie tra questi fotoreporter. Particolare interesse avevano suscitato nella Agosti i temi che trattava NOIDONNE nei suoi reportage: immigrate, carceri, sessualità, lavoro, condizione femminile nel Mezzogiorno, infanzia e scuola, sorellanza, il rapporto tra donna e informazione, l’attenzione alle lotte delle donne a livello internazionale. Già in un incontro avvenuto alla Casa Internazionale qualche mese fà si era congratulata dell’impegno messo per  tutelare l’Archivio storico di questa testata e aveva voluto vedere di persona dove sono conservate riviste, documenti, fotografie. NOIDONNE è stato per Paola Agosti anche un ponte verso la grande produzione fotografica che ha caratterizzato una fase della sua vita professionale e di partecipazione civile e politica riguardante l’universo femminile e femminista. Si tratta di migliaia di fotografie che ritraggono momenti unici della esplosione femminista avvenuta dalla metà degli anni ‘70 ai primi anni ‘80: manifestazioni di piazza, cortei, striscioni, occupazioni, girotondi, immagini di donne con abbigliamenti liberi e colorati, con i più vari simboli femministi, ma anche foto di volti ripresi in momenti di riflessione e di pausa.

Ma pur avendo dato tanto alla rappresentazione del femminismo, Paola Agosti non vuole nessuna etichetta di “fotografa del femminismo”. Con la serietà che la caratterizza definisce il suo incontro con il femminismo  prima di tutto  ”un incontro professionale”, cioè il suo modo di documentare e testimoniare un grande fenomeno che ha attraversato città e generazioni di donne. Questo sguardo sull’universo femminile infatti va oltre i movimenti e i cortei: lo troviamo nei magnifici ritratti di importanti scrittrici fatti in occasione del progetto “Firmato Donna” e nel lavoro  fatto cogliendo immagini di donne che lavorano nelle principali fabbriche del Nord, per il progetto divenuto poi libro “La donna e la macchina”.

Il viaggio di Paola Agosti fotografa e donna continua con un altro capitolo: sotto lo stimolo de “Il mondo dei vinti” di  Nuto Revelli attraversa con la sua macchina le campagne e le montagne povere della provincia di Cuneo, restituendo l’altra faccia della modernità italiana fatta di zone abbandonate, vite disagiate ma anche di difficile resistenza di saperi antichi. Dal Piemonte a Rio della Plata, un altro salto nella vita fotografica della Agosti per cogliere immagini e storie di immigrati italiani in Argentina, viaggio ispirato dai racconti raccolti nelle campagne piemontesi. “Dopo tanto reportage e tanta attualità -scrive Paola Agosti - negli anni ‘80 approdo al ritratto” ma ci arriva, come lei stessa dice, con il bagaglio professionale di reporter; un approccio che punta a fotografare i soggetti nel loro ambiente di vita o di lavoro. Ogni ritratto ha una piccola storia dietro che viene raccontata anche con umorismo.

Il volume ci offre una sequenza di ritratti di personaggi famosi: Gianni Agnelli, Claude Levi-Strauss, Federico Fellini, Rita Levi Montalcini, scrittori e scrittrici come Jorge Luis Borges, Alberto Moravia, Natalia Ginzburg, Maria Bellonci, Marguerite Yourcenar, Emile Cioran, Eugéne Ionesco, fotografe come Gisèle Freund, pittori come Toti Scialoja, Andy Wharol.

Il libro finisce con alcune brevi riflessioni sulla sua professione: “La mia generazione aveva scelto questa professione per fare informazione, per essere testimone del proprio tempo. Ho sempre pensato che in fotografia si debba raccontare, per quanto possibile, la verità o per lo meno quello che onestamente il fotografo crede sia la verità. Per un fotografo è fondamentale l’onestà, il non prevalere mai come protagonista su chi e cosa si sta fotografando.


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