Il libro di Vanessa Niri si interroga sui bambini al tempo del Coronavirus
Appena uscito 'I bambini non perdonano' per le Edizioni Terra Santa con la prefazione di Chiara Saraceno
Domenica, 20/09/2020 - E' appena uscito "I bambini non perdonano”, il saggio di Vanessa Niri (Edizioni Terra Santa); il sottotitolo "Che fine ha fatto l’infanzia al tempo del Coronavirus?" introduce la domanda alla base di un'analisi "giustamente impietosa" - così la definisce Chiara Saraceno nella prefazione - e che è all’origine del saggio. Perchè l’Italia "non è solo un Paese dove nascono sempre meno bambini. È anche un Paese dove atteggiamenti e preoccupazioni contrastanti convergono nel sottovalutare i bisogni dei più piccoli e di chi è in crescita".
Il tempo del coronavirus, in Italia, sarà rielaborato e raccontato negli anni a venire.
Quella di Niri è un'analisi utile perchè in futuro si studierà l'impatto della pandemia e del lockdown e in generale si "valuteranno le responsabilità e gli errori, il dolore e il lutto, le conseguenze sull’economia e sui rapporti generazionali" ma "molto presto si capirà che chi è scomparso dall’orizzonte – ovvero i 10 milioni di bambini e ragazzi tra 0 e 15 anni – dovrà pagarne il prezzo più alto".
Per l’autrice del saggio più piccoli sono stati un 'effetto collaterale' dell’epidemia di Covid-19: primi a subire gli effetti del lockdown (le porte delle aule scolastiche si sono chiuse subito), ultimi a rientrare nella normalità di studio e di svago con i coetanei. A loro è stato chiesto uno sforzo enorme: abbandonare abitudini, rituali, necessità e sicurezze per 'non contagiare gli altri'. Uno sforzo che hanno portato avanti senza lamentarsi e subendone, silenziosamente, i contraccolpi.
La professoressa Saraceno sottolinea nella sua prefazione, a proposito della convergenza nel sottovalutare, mettere in secondo piano i bisogni delle bambine/i e dei ragazzi/e, che essa "ha trovato la sua massima espressione nell’indifferenza con cui essi (non) sono stati affrontati durante il periodo di confinamento in casa e ancora dopo. L’unico problema a essere individuato è stato quello di come garantire le lezioni a scuole chiuse e persone confinate in casa. Ma anche questo problema è stato affrontato tardivamente, in modo molto disomogeneo anche dal lato dell’offerta. Secondo le stime dello stesso Ministero dell’Istruzione, c’è un 20% di studenti che non ha ricevuto nessuna offerta didattica, per mancanza di connessione digitale o altro. Questi dati sono corretti in peggio dall’Agcom, che stima in 10% la percentuale di studenti che non hanno potuto essere raggiunti dalla didattica online a causa della mancanza di connessione nei luoghi in cui vivono, cui aggiungere un altro 20% di studenti che sono stati raggiunti solo in modo erratico, vuoi per difficoltà di connessione, vuoi per mancanza di strumenti e competenze adatte, vuoi per altri motivi".
Ma Niri evidenzia "che questa totale noncuranza non è iniziata con la pandemia: è dagli anni Novanta che la nostra società ha spostato il cono di luce dai diritti dei bambini al loro ruolo di consumatori, cancellandone i bisogni reali e dando spazio solo a quelli indotti: dal merchandising, dalle proiezioni dei genitori, dalle aspettative di una civiltà invecchiata e di una scuola in stato di costante autodifesa". La domanda, inesorabile e indispensabile per ripensare l'organizzazione e le relazioni con i più piccoli, è "quando tutto sarà finito, noi adulti saremo pronti a restituire loro qualcosa?".
Vanessa Niri è una coordinatrice pedagogica. Da quindici anni si occupa di progetti di contrasto alle povertà educative in contesti di periferia urbana ed è attualmente la coordinatrice del Gruppo nazionale 'Infanzia, adolescenza e politiche educative' di Arci. Il suo lavoro quotidiano unisce una forte componente operativa a momenti di riflessione pedagogica e sociale. Da cinque anni cura una rubrica molto seguita sulla piattaforma Wired.it, che si occupa di scuola, infanzia, adolescenza, genitorialità, pedagogia. È mamma di un bambino di quattro anni.
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