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Il Giorno della Memoria 2021 e ...

Il Giorno della Memoria 2021 e ...

... il ghetto dell’infanzia di Terezin, in memoria di una grande docente ed umanista di Ferrara, M. Teresa Travagli Ronchi - 27 gennaio 2021

Martedi, 26/01/2021 - A ROMA, alla Casa della Memoria e della Storia, qualche anno fa, nel 2014, si tenne una mostra basata su di una selezione dei disegni e delle poesie conservati presso il Museo Ebraico di Praga, realizzati dai bambini rinchiusi a Terezin, Theresienstadt, in tedesco, città-fortezza cecoslovacca che divenne, tra il 1942 e il 1944, il ‘ghetto dell’infanzia’. Il lascito più struggente dell’attività artistica sviluppata negli 'ateliers' clandestini di Terezín è rappresentato dalle ‘produzioni’ dei piccoli ‘ospiti’: diari, riviste, 5.000 disegni e 66 poesie.
Così spiegava Anita Frankovà, direttrice del Museo Ebraico di Praga:
“Fra i prigionieri del ghetto di Terezin ci furono all’incirca 15.000 bambini, compresi i neonati. Erano in prevalenza i bimbi degli ebrei cechi, deportati a Terezin insieme ai genitori, in un flusso continuo di trasporti fin dagli inizi dell’esistenza del ghetto. La maggior parte di essi morì nel corso del 1944 nelle camere a gas di Auschwitz. Dopo la guerra non ne ritornò nemmeno un centinaio e di questi nessuno aveva meno di quattordici anni. I bambini sopportarono il destino del campo di concentramento assieme agli altri prigionieri di Terezin.
Dapprima i ragazzi e le ragazze che avevano meno di dodici anni abitavano nei baraccamenti assieme alle donne; i ragazzi più grandi erano con gli uomini. Tutti i bambini soffrirono assieme agli altri le misere condizioni igieniche e abitative e la fame. Soffrirono anche per il distacco dalle famiglie e per il fatto di non poter vivere e divertirsi come bambini. Per un certo periodo i prigionieri adulti riuscirono ad alleviare le condizioni di vita dei ragazzi facendo sì che venissero concentrati nelle case per i bambini.
La permanenza nel collettivo infantile alleviò un tantino, specialmente sotto l’aspetto psichico, l’amara sorte dei piccoli prigionieri. Nelle case operarono educatori e insegnanti prigionieri che riuscirono, nonostante le infinite difficoltà e nel quadro di limitate possibilità, a organizzare per i bambini una vita giornaliera e perfino l’insegnamento clandestino. Sotto la guida degli educatori, i bambini frequentavano le lezioni e partecipavano a molte iniziative culturali preparate dai detenuti. E non furono solo ascoltatori: molti di essi divennero attivi partecipanti a questi avvenimenti, fondarono circoli di recitazione e di canto, facevano teatro per i bambini. I bambini di Terezin scrivevano soprattutto poesie su pessima carta di guerra, ciò che potevano trovare. Una parte di questa eredità letteraria si è conservata.
L’educazione figurativa veniva organizzata nelle case dei bambini secondo un piano preciso. Le ore di disegno erano dirette dall’artista Friedl Dicker Brandejsovà. Il complesso dei disegni che si è riusciti a salvare e che fanno parte delle collezioni del Museo statale ebraico di Praga, comprende circa 4.000 disegni. I loro autori sono per la gran parte bambini dai 10 ai 14 anni. [...] Sui disegni c’è di solito la firma del bambino, talvolta la data di nascita e di deportazione a Terezin e da Terezin. La data di deportazione da Terezin è anche in genere l’ultima notizia del bambino (...)
”.
Ad 8 anni giusti dalla scomparsa di Maria Teresa Travagli Ronchi, una data che cade proprio in questi giorni, per chi scrive, che la conobbe e la frequentò con molto affetto per parecchio tempo, è un malinconico piacere ricordare, in associazione con il Giorno della Memoria 2021, che proprio lei, docente di grande valore di greco e latino negli istituti superiori ferraresi ed innamorata e ‘praticante’ della propria lingua dialettale – aveva in progetto di tradurre le "Nuvole" di Aristofane proprio in vernacolo – al tempo del suo incarico politico in veste di Assessore alla Cultura del Comune di Ferrara, ebbe animo di organizzare alle Grotte del cinema Boldini un’esposizione di operette dei Bambini di Terezin, mostrando una sensibilità ed una delicatezza tutta femminile nell’ideare tale evento, forse per prima in Italia: un Non dimenticare di Ricordare le vittime, le più giovani, le più innocenti, della Shoah.

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