Le donne de 'I Promessi sposi' e le donne della famiglia Manzoni si ritrovano, oggi, di nuovo unite per amore del loro padre letterario e del loro padre reale
Romanzo di luci “Il Cenacolo delle Donne” della scrittrice Matilde Tortora appena pubblicato da Graus Edizioni nel 150° Anniversario Manzoniano: luci nelle voci delle donne de I Promessi sposi e delle donne della famiglia Manzoni che si ritrovano, oggi, in una villa ottocentesca, a dire di loro, di nuovo unite per amore del loro padre letterario, del loro padre reale.
Tutte raccontano di sé, delle loro aspettative e dei loro destini e lo fanno con l’acutezza e la forza di un fascio di luce spietato e pure necessario che rivela cose inaspettate, fatti per niente noti ancor oggi ed anche molte parentele con i nostri giorni.
Basti pensare in questo libro a Virginia, che parla del sole che vede filtrare dalle inferriate del convento “ […] un Sole che pareva fosse destinato anche a me, per quanto mi lambisse, mi lusingasse filtrando dai balconi, dalle inferriate, nel cortile durante il passeggio, nelle stanze. Perfino di notte il Sole sembrava entrare nella mia stanza, nel mio appartamento in convento a tentarmi”.
Fanno da contraltare le molte ombre che tutte queste donne ebbero a dover sperimentare nelle pagine eterne del grande romanzo e nella vita reale. C’è Giulia la madre del Manzoni, sua moglie Enrichetta a dire entrambe qui cose che mai avremmo mai sospettate. C’è Teresa, la sua seconda moglie, ironica e innamorata. Ci sono tutte le amatissime figlie, c’è Matilde, mancata anch’ella giovane che domanda che ne è stato del suo corredo di nozze e a chi, poi, esso sia stato donato. C’è anche la donna che aiuterà e tratterà come fosse figlia sua la protagonista, Lucia. “La peste si era portatavia tutte le mie figlie e l’unico corredo che occorreva loro erano oramai solamente le preghiere”.
Romanzo di luci che illuminano anche le persone più semplici che fecero parte della famiglia Manzoni, una domestica di nome Onorina e le bambinaie di casa Manzoni, come la toscana Emilia che ebbe parte, oltre che nella vita familiare di Alessandro, nel fornire esatti termini toscani alla revisione de I Promessi sposi.
Ed è proprio a Emilia che viene messo in bocca quello che emerge, ne “Il Cenacolo delle donne”, come il succo più denso del leggere e scrivere storie: “Perché entrarci dentro, alle narrazioni” - avverte Emilia -, “non è cosa che lasci indenni da un certo pericolo”. Infatti, come qui racconta Matilde Manzoni, Emilia faceva precedere, a ogni fiaba che raccontava a loro bambini, una raccomandazione “attenti, bambini, chi entra in una favola, ne esce che poi non è più lo stesso.[…] Anche se ero piccola, però riuscivo a capire, seppure in maniera confusa, che volevate dirci che la lettura è una forma di tatuaggio sulla pelle della nostra mente e che nessuno più se lo potrà levare.”
Non è forse questo il rischio che fa correre ogni buona narrazione al suo lettore? – ci dice tra tante altre cose questo nuovo romanzo di Matilde Tortora? Il rischio di entrarci ed essere toccati, quasi marchiati dalla sua luce, di entrarci e rischiare di sentirsi, da quella luce, profondamente cambiati? Alla fine,c’è Vittoria, la figlia longeva del Manzoni,che legge stralci dal commento che scrisse al Pater Noster ed è con questo suo commento alla preghiera che, ne conveniamo tutti, è la summa di ogni preghiera e della superiore imago paterna che Matilde Tortora conclude questo suo romanzo.
Incontrare le donne del Manzoni, oggi autoconvocatesi al Cenacolo per amor suo, è allora incontrare anche il Manzoni stesso, anche nelle parti più intime e sofferte di sé, incontrarlo accanto a quegli usci troppo spesso serrati per lutto ed incontrarlo nella sua opera, poiché non c’è altra via d’uscita, al dolore, che percorrerlo interamente e, se ce la facciamo, ricavarci il bene, per gli altri, e per noi.
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