Giovedi, 04/05/2017 - “Far uscire dall’invisibilità i caregiver familiari è il primo passo lungo un percorso che intende superare l’anonimato di chi offre assistenza preziosa e indispensabile a malati gravissimi”. È appassionata la richiesta che Lalla Golfarelli, presidente di Carer (video), ha lanciato in occasione dell’incontro alla Camera dei deputati (Roma, 27 aprile 2017) sul riconoscimento del ruolo e dei diritti delle persone (familiari, conviventi o semplicemente amiche) che volontariamente e in modo gratuito e responsabile offrono aiuto ad una persona cara in condizioni di non autosufficienza. I caregiver familiari sono oltre tre milioni: un esercito silenzioso che opera nell’ombra, facendosi carico della cura di chi ha bisogno di cura (dati). Difficile immaginare la vita di infermi gravi e gravissimi senza queste presenze. Il tema è delicatissimo e va affrontato con urgenza non tanto per i dati demografici - che confermano nel medio periodo il progressivo invecchiamento della popolazione - quanto per l’emergenza di una quotidianità che è già pressante a causa dell’inadeguatezza dei servizi pubblici. “Devono essere affermati alcuni principi quali il riconoscimento giuridico del ruolo e del valore sociale del caregiver e la sua corretta definizione, tenendo conto che questa funzione ha forti impatti emotivi e relazionali oltre che lavorativi e di salute”. Gli esempi dell’organizzazione sono quelli inglesi o francesi. Il nostrano modello di riferimento è quello emiliano-romagnolo, che ha trovato cornice normativa nella legge regionale 2 del 2014. “Sono due i pilastri della nostra legge, che dà un nome alla figura e quindi la riconosce giuridicamente: il caregiver familiare si inserisce dentro alla rete dei servizi in una visione multidimensionale e guarda al benessere anche delle persone che si fanno carico della cura, che poi sono soprattutto donne, tra l’altro spesso prese su due fronti tra nipoti e anziani - ha spiegato Elisabetta Gualmini, vicepresidente Regione Emilia Romagna (video) -. Un gruppo tecnico ha stilato le Linee guida, che saranno presentate il 19 maggio nell’ambito degli eventi del Caregiver Day, e che puntano a creare le condizioni per progetti individualizzati di assistenza”.
Il modello della regione è stato “tenuto a battesimo a Carpi”, una realtà in cui si è potuto sperimentare a tutto tondo “l’integrazione socio-sanitaria tra i vari attori e operatori pubblici e del privato sociale, percorsi di auto-mutuo aiuto e attività di orientamento e formazione, con la regia dell’amministrazione comunale, pur nei limiti del suo campo di azione, per sperimentare nuovi strumenti di welfare e modulazione di servizi sollecitando collaborazioni attive” come illustrato dal giovane sindaco, Alberto Bellelli (video). Sperimentare dal basso, nel territorio, per arrivare quindi alla formulazione di una legge che sia forte dell’esperienza concreta. Il lavoro del Parlamento in questa direzione è stato testimoniato dal senatore Ignazio Angioni e dall’onorevole Edoardo Patriarca, entrambi fiduciosi sulla possibilità di ottenere un risultato concreto prima della fine della legislatura: l’approvazione di una legge quadro che fissi prima di tutto il riconoscimento giuridico della figura del caregiver. Sarebbe questo un traguardo importante su cui, successivamente, poggiare altri provvedimenti di tipo economico finanziario. “Percepisco una maggiore attenzione e sensibilità in Parlamento e nella società rispetto a un anno fa, il lavoro in Commissione è partito con tre disegni legge e abbiamo richiamato l’attenzione del Governo sulla quantità di risorse da destinare dalla prossima manovra di bilancio” ha spiegato Angioni sottolineando, in accordo con Patriarca, che andranno poi affrontati altri aspetti normativi in ordine alle responsabilità e ai controlli ma che è decisivo, ora, aprire una nuova strada cui seguiranno altri provvedimenti anche di tipo economico finanziario. L’esperienza di Carpi, in provincia di Modena, è quasi decennale e molto deve alle attività della cooperativa Anziani e non solo, un “centro di competenza” qualificato che da sempre cerca di dare risposte alla società dell’invecchiamento e sperimenta modalità di prendersi cura anche di chi si prende cura. Per sua iniziativa in collaborazione con CARER e Terre d’Argine, a maggio si ripete il CAREGIVER DAY, giornate dedicate al caregiver familiare. Giunta alla settima edizione (programma), l’iniziativa prevede convegni, laboratori, workshop e una rassegna cinematografica. “Il nostro è un lavoro fatto sul territorio a contatto stretto e costante con le persone che si prendono cura e in collaborazione con le associazioni specifiche per trovare le sinergie allo scopo di dare servizi e, fondamentale, per uscire da un rapporto di tipo privatistico in cui chi si prende cura, gli operatori, gli amministratori si trovano insieme per fare passi avanti nella costruzione di soluzioni“. Loredana Ligabue, Direttrice di Anziani e non solo (video), spiega il tema su cui il CAREGIVER DAY poggia quest’anno. “Parliamo dei giovani, perché sono circa 170mila i ragazzi e le ragazze che nel territorio nazionale vivono l’assistenza. Non si può sottovalutare una realtà di centinaia di migliaia di persone, vanno fatte emergere. I caregiver che hanno responsabilità di cura importanti e che lavorano sono il 40% tra lavoratori dipendenti e autonomi. Si calcola che il 66% dei caregiver ha dovuto lasciare il lavoro. Hanno bisogno di interlocutori affinché il lavoro per loro rimanga un diritto; la comunità deve farsene carico. Il 13 maggio a Carpi e il 19 a Bologna parleremo proprio di questo aspetto, anche con il racconto di testimonianze di eccellenze dal Friuli alla Calabria”. Un modo, positivo, di parlare di gravi sofferenze, di esprimersi e ascoltarsi. Per uscire dalla solitudine e vivere una condivisione su cui costruire cittadinanza e consapevolezza.
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