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I pesi che ho nel cuore: vita di Ninetta, donna controcorrente in tempo di guerra

I pesi che ho nel cuore: vita di Ninetta, donna controcorrente in tempo di guerra

Una nonna ormai in fin di vita, rivela alla nipote ciò che ha sempre tenuto serrato nel cuore. Una storia vera raccontata in 'Cuore nero' da Enrica Leone

Sabato, 21/09/2024 -

“Fu così che cercai di crescere in una città distrutta, piena di morti e feriti. Adesso che il centro è ricco di bellezza e di vita sembra assurdo ricordare, ma Napoli era un’enorme ferita. Tanti ragazzi di Calata Capodichino avevano partecipato alla guerra e alla resistenza e non erano tornati più. Tante ragazze come me e Lucia cercavano di vivere spensieratamente la giovinezza per quanto possibile, ma la fame che abitava tutte le case ci rendeva difficile farlo […]. Dentro alla caserma guardavo le infermiere vere, le assistevo mentre curavano i feriti e imparai a fare le siringhe e le medicazioni. Diventai una specie di piccola crocerossina e così mi guadagnavo qualcosa di soldi andando in casa dei malati che tenevano bisogno[…].Mi sarebbe piaciuto diventare veramente un’infermiera, lavorare in ospedale, avere una mia indipendenza, ma ero troppo irrequieta e la vita me la volevo imparare presto. Anche questo aveva fatto la guerra: ci aveva messo addosso a tutti quanti un’ansia di crescere per paura di non avere tempo. L’ho pagata cara questa pressa, nipote mia”.

Nina Orefice, Ninetta, è una donna che sta per lasciare la vita e confida alla nipote il suo intenso passato di dolore, rinunce e delusioni, pur senza essersi mai data per vinta. Nella sua Napoli, il fascismo e la guerra rendono la vita più difficile e lei, bambina ribelle e rifiutata dalla famiglia, finisce in orfanotrofio, ma non perde mai il carattere indomito e combattivo. Napoli attendeva l’arrivo degli americani e stavano per scoppiare le Quattro giornate dell’insurrezione popolare del 1943, quando la sera del 20 settembre Giannino, il fratello macellaio impavido e generoso, sfidando il coprifuoco nell’intento di portare a tutti i costi un pacchetto di ossi per il brodo a una famiglia bisognosa, per uno scambio di persona viene catturato e fucilato dai fascisti. Un atroce lutto che porterà la madre alla pazzia e un inguaribile dolore a Nina, che come sua madre fingerà che Giannino sia ancora vivo, attendendolo ogni giorno a tavola.

In quei giorni di bombardamenti, arresti, fucilazioni, terrore, si cercava di sopravvivere e distrarsi come si poteva. Così, con i liberatori, arrivarono finalmente anche cioccolata, sigarette, balli e corteggiatori, finché l’adolescente e vulnerabile Nina non rimase ammaliata dall’incontro con il napoletanissimo Franco Criscuolo, O’Mericano, bello e disinvolto, capace di parlare un po’ di inglese e procurare le ragazze agli americani. Per lei, ingenua quindicenne che fino ad allora aveva accarezzato l’idea di poter andare in America da sola e di non aver bisogno di un uomo che la aiutasse, fu l’illusione e la speranza di un amore che la “faceva sentire bella e unica”. Franco, inaffidabile, dedito alla bella vita e ad affari illeciti, si rivelerà solo un seduttore incallito, che invece di liberarla dalle sue fragilità, dopo un frettoloso matrimonio, le lascerà solitudine e due figli (seppur riconosciuti) a cui badare: inadatto a fare il padre, si costruirà altrove un’altra famiglia. E lei a diciotto anni dovrà fare i conti con una vita tutta da inventare, risorse da trovare e due bambini da crescere finché un giorno, inaspettatamente, non incontrerà Vittorio. Nel dopoguerra, intanto, si comincia a intravedere il benessere con la ripresa del lavoro, la nascita delle fabbriche, la costruzione dei palazzi, anche a Ponticelli e a Calata Capodichino, che nel contempo scivolano, di contro, nelle faide di camorra e nello spaccio. Nina, sottoposta allo “scuorno” per la sua condizione di ragazza madre in una società ancora bigotta, è una femminista ante litteram, si batte per la sua dignità e per essere accettata per quello che è: una donna forte e fiera, legata da riconoscenza e un grande affetto a Vittorio. Combatte per i suoi figli, Giannino e Giacinto, angosciata dai sensi di colpa e dalla necessità di mantenere difficili equilibri con il nuovo compagno. Porterà i suoi fardelli con grande fatica, celandone il peso nel profondo del cuore, con l’orgoglio di essere autonoma, di fare tutto “da sola”, finché non comprende che è arrivato il momento di trasferire l’eredità morale della memoria a sua nipote, perché anche lei non si arrenda mai e perché: “non c’è niente che non si possa risolvere, niente. E comunque vale sempre la pena provare”.

L’autrice del romanzo si è ispirata alla storia vera di sua nonna e in alcuni passaggi riporta, con efficace realismo, frasi e modi di dire in napoletano, per meglio farci addentrare nel contesto socio-antropologico culturale dell’epoca. “I valori antifascisti -  ha sottolineato Enrica Leone - sono quelli che guidano la mia azione ed essere antifascista è il mio modo di stare al mondo e di amare questo mondo”.

Breve scheda di Enrica Leone
Originaria di Napoli (dove è nata nel 1978), è laureata in Lettere moderne e autrice di saggi su cinema, letteratura e storia contemporanea. Collabora con il blog popolare Resistenza civile ed è esperta in educazione alla lettura. Ha ideato e curato la rubrica culturale Web incipit, in viaggio tra le righe. È co-sceneggiatrice della web serie, Editoria terrona. Insegna lettere nella scuola secondaria di primo grado a Venticano (AV).

CUORE NERO.Vita e scelte di Nina Orefice
Enrica Leone
Caissa Italia Editore, € 16,50


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