I libri che ci hanno liberato: a ‘Più libri, più liberi’ i minorenni detenuti raccontano
Tra le tante iniziative, l’incontro tra lo scrittore Gianrico Carofiglio, l’attore ed ex detenuto Salvatore Striano ed i ragazzi ospiti degli Istituti Penali per i Minorenni, in collegamento audio, sul tema dei libri e della libertà
Mercoledi, 08/12/2021 - La Fiera nazionale della Piccola e Media Editoria, “Più libri, più liberi”, ospitata a Roma dal 4 all’8 dicembre nella bella cornice della Nuvola di Fuksas, compie 20 anni. Un anniversario importante per una Fiera che ogni anno di più si pone come autorevole momento culturale della Capitale, raccogliendo un ampio pubblico di tutte le età, anche per l’ampio ventaglio di offerte editoriali che propone.
Un evento di eccezione, fra i tanti pure interessanti che si sono susseguiti, è la ‘Cerimonia di consegna dei libri donati dagli ospiti della Fiera', preceduto da un bellissimo incontro fra i giovani detenuti di alcuni (Acireale, Caltanissetta, Bari, Napoli, Bologna) fra i 17 Istituti Penali per i Minorenni della Giustizia Minorile e di Comunità italiani, collegati in streaming dalla Fiera, con lo scrittore Gianrico Carofiglio e l’attore ed ex detenuto Salvatore Striano, momento di grande importanza per l’abbattimento dei muri, reali e metaforici, tra la cittadinanza e i ragazzi del carcere minorile.
Il tema di partenza ‘qual è il libro che è stato fondamentale nella tua vita’ è stato affrontato alla luce del concetto di libertà. I ragazzi degli IPM hanno scritto e riportato le loro riflessioni sul significato di libertà e lo scambio umano e culturale è risultato profondo, convincente ed emozionante.
A ritirare simbolicamente i libri che verranno consegnati ai ragazzi, alla presenza di numerosi Direttori degli Istituti Penali, è intervenuta Gemma Tuccillo, Capo Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità (Ministero della Giustizia) che, insieme a Cira Stefanelli, dirigente dell’area trattamentale del DGMC ed a Daniela de Robert, garante dei detenuti privati della libertà (ed anche portavoce del progetto sulla scuola in carcere di Rai per il sociale), hanno fortemente voluto la realizzazione di questa iniziativa. L’incontro è stato moderato dalla giornalista Alessandra Sardoni.
Il libro scelto da Gianrico Carofiglio, come libro che lo ha ‘liberato’ è stato Zanna bianca di Jack London. “La lettura è una procedura interminata e interminabile di progressive liberazioni - ha affermato lo scrittore - di cambiamenti di dimensione, che ci aiuta a vedere mondi e a vedere le cose con occhi diversi, con occhi nuovi (come dice Proust a proposito del viaggio di scoperta). I libri sono tutte tappe della liberazione: quello che forse mi ha liberato più di tutti è stato Zanna Bianca di Jack London: ero un bambino piccolo con problemi e paure ma con quel libro ho scoperto la lettura come avventura, coraggio, paure, possibilità che le cose non finiscano bene sempre; la lettura come qualche cosa che, quando ci prende, fa perdere d’interesse a tutto il resto e crea una sospensione temporale rispetto alla quale nient’altro conta. <…> Il processo di liberazione è soprattutto un processo interiore, che ha a che fare col riconoscimento di sé stessi nell’attività che si compie, nel sentirla come propria e provare un forte senso di appartenenza. Il concetto di libertà va collocato in un orizzonte sociale, di regole, non esiste la nostra libertà senza quella degli altri”.
Salvatore Striano, nel raccontare come il teatro e la lettura lo abbiano fatto riemergere da una situazione di profonda solitudine e depressione in carcere, ha indicato come “libro che lo ha liberato” La Tempesta di Shakespeare. “Una notte un mio compagno di carcere mi ha portato questo libro e mi ha detto ‘domani vieni al laboratorio’: mi sono messo a leggerlo e dentro c’era tutto: la vendetta, il perdono, la libertà, tutti temi con cui noi detenuti dovevamo confrontarci. La letteratura mi ha fatto passare dalle pagine della cronaca a quelle dello spettacolo. <…> La libertà è come il vento, va e viene, a volte la dobbiamo andare a raggiungere, ora i ragazzi che sono dentro si stanno responsabilizzando. Bisogna aprire le porte del carcere alla cittadinanza, azzerare i giudizi, avere l’onestà di guardare chi fa il carcere come persone, specie i giovani. Sono persone che meritano rispetto, bisogna portarli nelle scuole, nelle fabbriche, nei teatri per far loro capire cosa altro c’è fuori. <…> Il mio saluto lo faccio lasciandovi con l’anagramma della parola carcere, “cercare”, che i ragazzi detenuti cerchino dentro di loro un modo per stare bene, ora che si trovano in ‘officina’, in carcere, devono sfruttare il tempo nel migliore dei modi, e cercare di uscire come persone migliori”.
Intensi e fortemente umanizzanti per tutti i presenti, sono stati inevitabilmente, gli interventi dei ragazzi che, in audio collegamento, sono intervenuti raccontando la loro idea di ‘libertà’.
“Libertà l’abbiamo pensata come ingresso libero, di tutti, come raccolta di parole che diventano storia, azione; la libertà come volare, sorvolare; libertà inizia come ‘lib’, Libia, luoghi da cui veniamo, spazi possibili da costruire, la libertà supera tutto, ci porta al di là del dolore…prima mi sentivo diverso non accettato, stavo coi ragazzi grandi, e credevo che libertà fosse fare quello che mi pareva…poi sono andato a chiedere soldi a tutti perché ero dipendente dalla droga finché mia madre non mi ha denunciato…libertà è poter utilizzare le nostre risorse al meglio, la possibilità di poterci fidare di noi stessi…la libertà, stando chiusi, è un percorso di liberazione interiore, meglio essere legato da catene invisibili, interne.”
“Il mio pensiero sulla libertà oggi è cambiato, prima avevo lo sballo, gli amici del sabato sera, poi il carcere che mi ha dato speranza e salvato la vita, autorizzandomi a vedere me stesso in un modo diverso, immaginando di poter costruire il mio futuro. Anche Papa Francesco ci ha parlato della libertà come dare la vita, ricordando Padre Puglisi. Anche noi, con i miei compagni, piantiamo dei semi per osservare le cose con sguardo nuovo”.
“La libertà cambia in base alle persone, togliendosi addosso l’etichetta del detenuto e mettendosi i panni del lavoratore. La libertà la comprendi principalmente quando la perdi, è essere anelante a qualcosa di speciale, la libertà è vita”.
Tra gli incontri dell’8 dicembre, in linea con il tema della Libertà – e a pochi mesi dall'uscita del suo ultimo libro Signora vita (e/o), vincitore del Prix Femina étranger – previsto un collegamento con Ahmet Altan, lo scrittore e dissidente turco, che ha concesso una videointervista esclusiva dalla sua casa di Istanbul a Silvia Barbagallo.
Infine da segnalare anche l’incontro dal titolo “Giappone anni ’80. La letteratura femminile tra eros ed emancipazione” dove interverranno Giuliana Carli, Susanna Tartaro e Daniela Travaglini.
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