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I diritti delle donne e il web

I diritti delle donne e il web

Traduzione dal francese dell’intervento dell’avvocata Francesca Romana Guarnieri al Convegno “Nouveaux Dissidents – Nouveaux Résistants” Parigi 20 gennaio 2020 / Débat “Les libertés publiques face au golem numérique”

Lunedi, 03/02/2020 - Traduzione dal francese dell’intervento dell’avvocata Francesca Romana Guarnieri al Convegno “Nouveaux Dissidents – Nouveaux Résistants” Parigi 20 gennaio 2020 / Débat “Les libertés publiques face au golem numérique”

Buonasera a tutti e grazie davvero agli organizzatori di questo interessante convegno che ha permesso un confronto su temi fondamentali per lo sviluppo delle democrazie europee nei prossimi anni.

Oggetto del mio intervento saranno i diritti delle donne e il golem del web (che dà il titolo a questa tavola rotonda); in particolare, vorrei riflettere insieme a voi sulla doppia natura che hanno i social media e internet in relazione all’affermazione dei diritti delle donne.

Se, infatti, le piattaforme on line da una parte rappresentano uno strumento di emancipazione, dall’altra possono diventare spazi in cui si replicano dinamiche discriminatorie.

Come ci ha insegnato Simone de Beauvoir, le donne « n’ont pas de passé, d’histoire, de religion qui leur soit propre; et elles n’ont pas comme les prolétaires une solidarité de travail et d’intérêts; il n’y a pas même entre elles cette promiscuité spatiale qui fait des Noirs d’Amériques, des Juifs des ghettos, des ouvriers de Saint-Denis ou des usines Renault une communauté. »

Per le categorie diverse dalle donne citate da Simone de Beauvoir (e, in particolare, per i lavoratori), con l’avvento di internet è venuta a mancare quella contiguità nello spazio necessaria per una solidarizzazione di interessi e per una collettivizzazione delle lotte. Si pensi, ad esempio, ai riders o agli autisti dei corrieri Amazon rappresentati film di Ken Loach: essi non hanno un luogo fisico in cui rendere la prestazione lavorativa insieme ai propri colleghi, che finiscono per incontrare molto raramente.

Al contrario per le donne che, appunto, non sono una comunità – nel senso inteso da SDB - l’innovazione tecnologica e la diffusione di internet ha rappresentato un’opportunità poiché ha consentito di trovare un luogo, ancorché virtuale, di reperimento delle informazioni, di confronto con le altre donne e di organizzazione di rivendicazioni che ha limitato, in certe situazioni, anche l’isolamento.

A livello globale, infatti, negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un costante incremento di iniziative di denuncia a favore delle donne che nella rete e nei social network hanno trovato una preziosa cassa di risonanza.

Basti pensare ad esempio alla campagna del METOO, nata negli Stati Uniti e che ha avuto importanti riflessi anche in Europa. L’accesso ad internet delle donne in paesi a fortissima impronta patriarcale ha consentito alle stesse di incontrarsi (virtualmente), di discutere e, in alcuni casi, anche di agire per l’affermazione di diritti collettivi.

La rete ha permesso la diffusione di movimenti di contestazione della sovranità maschile come MYSTEALTHYFREEDOM in Iran (per la rivendicazione del diritto delle donne di non indossare il velo) o come WHEREISMYNAME in Afghanistan (contro la tradizione di riferirsi alle donne non con il loro nome proprio ma attraverso locuzioni o indicazioni di parentela – es. la figlia di , la moglie di…)

In molteplici occasioni, poi, i social media hanno reso possibile la costruzione e lo sviluppo di mobilitazioni in grado ad esempio di contrastare politiche e progetti di legge limitativi dell’autodeterminazione.

Esempio paradigmatico è quello del progetto di legge polacco del 2016 che mirava a limitare il diritto all’aborto al solo caso di grave pericolo per la vita della madre. Il progetto di legge è stato da ultimo rigettato dalla camera bassa del Parlamento a seguito di una partecipazione massiccia delle donne polacche alle proteste che hanno avuto luogo per più settimane per le strade del paese ma che si sono sviluppate ed organizzate attraverso la rete.

Quindi la modernità informatica è uno strumento piuttosto positivo di promozione e di difesa dei diritti delle donne. Ma le cose non si presentano sempre in modo così chiaro e lineare; le piattaforme on line, infatti, possono anche rappresentare una fonte di informazioni incontrollate che tendono spesso a riprodurre un modello patriarcale e ad ostacolare la cultura della parità reiterando e diffondendo gli stereotipi di genere.

Basti pensare che i blog più seguiti dalle donne anche in Europa parlano di shopping, matrimonio, maternità, moda, bellezza, diete e ricette di cucina: questi inquietanti siti dalla grafica di color rosa mettono in contatto donne e mamme che possono condividere storie sui propri figli, opinioni sui vestiti, sulle diete più efficaci o sui benefici sull’allattamento al seno.

Oltre a questo aspetto, vi è poi un altro importante fenomeno che in questi anni ha giocato un ruolo fortemente negativo nel superamento delle dinamiche discriminatorie e nella promozione di una cultura egualitaria. Si tratta dell’affermazione di movimenti fondamentalisti religiosi e della costruzione di una rete transnazionale di movimenti prolife, anti-aborto, anti-divorzio et omophobe. Questi gruppi hanno potuto svilupparsi in larga parte attraverso il contributo della rete e dei social network. Con l’avvento e la diffusione di internet hanno, infatti, avuto una crescita esponenziale.

In particolare, in Italia l’anno scorso si è tenuto a Verona il Congresso Mondiale delle famiglie che riuniva il movimento mondiale anti abortista, antifemminista e anti LGBTQI, al quale hanno partecipato dei leader nazionali della Lega Nord di Matteo Salvini.

Internet ha giocato un ruolo fondamentale nell’ organizzazione di questo evento. Al Congresso hanno aderito gruppi delle destre cristiane e non cristiane, di universitari, di dirigenti religiosi e politici che nel corso del tempo hanno elaborato un programma politico volto a limitare i diritti umani in materia di autodeterminazione e di salute sessuale e riproduttiva in Europa, nel nome del rispetto di una presunta legge naturale.

In conclusione possiamo dire che la rete può rappresentare un protagonista positivo della lotta per l’affermazione dei diritti delle donna ma, soprattuto quando l’opinione pubblica sia meno attenta e poco vigilante su questi temi, internet può al contrario diventare lo spazio in cui si muovono indisturbati movimenti estremisti, portatori di messaggi retrogradi e pericolosi: anche nell’Europa dei diritti umani possiamo assistere a tentativi di ritornare su diritti che credevamo acquisiti per sempre.

Grazie per la vostra attenzione

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