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Hortus Conclusus di Benevento: in scena

Hortus Conclusus di Benevento: in scena "Ipazia"

Uno spettacolo diretto da Linda Ocone. Testo di Roberta Dei Colli. Sold out per le due messe in scena

Domenica, 01/09/2024 - Nella magica ambientazione dell’Hortus Conclusus di Benevento, all’interno di quel variegato contenitore che è la rassegna Città Spettacolo, nella serata del 31 agosto 2024 si è svolto lo spettacolo teatrale “Ipàzia”, prodotto da Tecla e diretto da Linda Ocone. Una messa in scena che è una sorta di piccolo miracolo, dal momento che, nello spazio di circa 45 minuti, attraverso le tre parti di cui si compone l’Hortus, gli spettatori sono stati guidati nel percorso che vede lo svolgersi della vita della grande filosofa nata ad Alessandria d’Egitto nel IV secolo dopo Cristo, fino alla sua terribile morte, avvenuta nell’ambito delle lotte per il potere che, in quel momento storico, opponevano il vescovo Cirillo al prefetto romano Oreste.
Nella prima parte del giardino, vediamo Ipazia bambina, animata da una curiosità insaziabile per le stelle e per l’acqua che si muove ai suoi piedi, alla ricerca delle cause che spiegano tutte le cose dell’universo. Una musica soave si diffonde nell’area, mentre ballerine vestite di bianco si muovono con grazia tra le fontane in pietra, gli alberi e le piante che sono presenti in questo spazio.
Nella seconda parte, la voce stentorea di un cantore, guida il pubblico verso la parte centrale d’Hortus, raccontando brevemente la storia della grande filosofa, matematica e astronoma. Il coro greco antico ne sottolinea la sua indipendenza, non rispondente ai canoni della società fortemente patriarcale del tempo.
In ultimo, la tragedia che porta Ipazia alla morte, per l’altrui grettezza, per invidia verso una donna bellissima e sapiente, dotata dello "spirito di Platone e del corpo di Afrodite". Qui ha luogo il processo e la condanna della filosofa, il cui corpo, racconta la storia, sarà fatto a pezzi e bruciato dalla folla inferocita a cui era stato fatto credere che Ipazia utilizzasse le arti magiche. Una calunnia messa in atto per silenziare una donna autorevole, moderata e sapiente, di immensa cultura, che aveva fatto della ricerca la stella polare della sua vita ed era molto ascoltata sia dai pagani che dai cristiani. A questo punto del dramma, sulla scena riappare Ipazia bambina, a puntare il dito verso il cielo, verso quelle stelle che amava tanto.
Anche se imprigionata, vilipesa, denudata, uccisa e bruciata, Ipazia, martire della libertà di pensiero, è una di quelle donne che hanno lasciato un segno indelebile nella storia, rivendicando il diritto a far sentire la propria voce. Un diritto umano fondamentale, che per secoli è stato negato alle donne e che, ancora oggi, continua ad essere negato alle donne in alcune parti del mondo.
Uno spettacolo che evoca e suggerisce, che, attraverso il suono di una cetra e di un violino e danze eteree, trasporta gli spettatori in un’altra dimensione.
Attentissimo il pubblico presente, per le due messe in scena che hanno fatto registrare il sold out, ed applausi più che convinti al termine della rappresentazione.
La regista Linda Ocone non sbaglia un colpo, mentre le attrici e l’unico attore in scena convincono ed emozionano i presenti.
Ecco i nomi degli attori: Vincenzo De Luca, Alda Parrella, Francesca Castaldo, Maria Rita Bianchini, Consuelo Giangregorio, con la partecipazione straordinaria di Stefania Aluzzi.
Ipazia è interpretata dalla piccola e meravigliosa Greta Ciampa.
Le giovani ballerine fanno parte del corpo di ballo di Saveria Cotroneo. Il coro “Vox Armonica” ha cantato sulle note del violino di Selene Pedicini. Alla cetra, Daniela Polito. Testo di Roberta Dei Colli.Nella magica ambientazione dell’Hortus Conclusus di Benevento, all’interno di quel variegato contenitore che è la rassegna Città Spettacolo, nella serata del 31 agosto 2024 si è svolto lo spettacolo teatrale “Ipàzia”, prodotto da Tecla e diretto da Linda Ocone. Una messa in scena che è una sorta di piccolo miracolo, dal momento che, nello spazio di circa 45 minuti, attraverso le tre parti di cui si compone l’Hortus, gli spettatori sono stati guidati nel percorso che vede lo svolgersi della vita della grande filosofa nata ad Alessandria d’Egitto nel IV secolo dopo Cristo, fino alla sua terribile morte, avvenuta nell’ambito delle lotte per il potere che, in quel momento storico, opponevano il vescovo Cirillo al prefetto romano Oreste.
Nella prima parte del giardino, vediamo Ipazia bambina, animata da una curiosità insaziabile per le stelle e per l’acqua che si muove ai suoi piedi, alla ricerca delle cause che spiegano tutte le cose dell’universo. Una musica soave si diffonde nell’area, mentre ballerine vestite di bianco si muovono con grazia tra le fontane in pietra, gli alberi e le piante che sono presenti in questo spazio.
Nella seconda parte, la voce stentorea di un cantore, guida il pubblico verso la parte centrale d’Hortus, raccontando brevemente la storia della grande filosofa, matematica e astronoma. Il coro greco antico ne sottolinea la sua indipendenza, non rispondente ai canoni della società fortemente patriarcale del tempo.
In ultimo, la tragedia che porta Ipazia alla morte, per l’altrui grettezza, per invidia verso una donna bellissima e sapiente, dotata dello "spirito di Platone e del corpo di Afrodite". Qui ha luogo il processo e la condanna della filosofa, il cui corpo, racconta la storia, sarà fatto a pezzi e bruciato dalla folla inferocita a cui era stato fatto credere che Ipazia utilizzasse le arti magiche. Una calunnia messa in atto per silenziare una donna autorevole, moderata e sapiente, di immensa cultura, che aveva fatto della ricerca la stella polare della sua vita ed era molto ascoltata sia dai pagani che dai cristiani. A questo punto del dramma, sulla scena riappare Ipazia bambina, a puntare il dito verso il cielo, verso quelle stelle che amava tanto.
Anche se imprigionata, vilipesa, denudata, uccisa e bruciata, Ipazia, martire della libertà di pensiero, è una di quelle donne che hanno lasciato un segno indelebile nella storia, rivendicando il diritto a far sentire la propria voce. Un diritto umano fondamentale, che per secoli è stato negato alle donne e che, ancora oggi, continua ad essere negato alle donne in alcune parti del mondo.
Uno spettacolo che evoca e suggerisce, che, attraverso il suono di una cetra e di un violino e danze eteree, trasporta gli spettatori in un’altra dimensione.
Attentissimo il pubblico presente, per le due messe in scena che hanno fatto registrare il sold out, ed applausi più che convinti al termine della rappresentazione.
La regista Linda Ocone non sbaglia un colpo, mentre le attrici e l’unico attore in scena convincono ed emozionano i presenti.
Ecco i nomi degli attori: Vincenzo De Luca, Alda Parrella, Francesca Castaldo, Maria Rita Bianchini, Consuelo Giangregorio, con la partecipazione straordinaria di Stefania Aluzzi.
Ipazia è interpretata dalla piccola e meravigliosa Greta Ciampa.
Le giovani ballerine fanno parte del corpo di ballo di Saveria Cotroneo. Il coro “Vox Armonica” ha cantato sulle note del violino di Selene Pedicini. Alla cetra, Daniela Polito. Testo di Roberta Dei Colli.

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