1 novembre 2016. È morta la scorsa notte all’età di 89 anni e rimarrà nella storia della nostra Repubblica come una figura limpida di donna che ha interpretato l’impegno politico a favore delle donne e per la libertà.
Tina Anselmi - nata a Castelfranco Veneto il 25 marzo del 1927 - è stata la prima donna nominata Ministra in Italia: nel 1976 nel governo Andreotti ha guidato il Dicastero del lavoro e della previdenza sociale e tra il ‘78 e il ’79 quello della Sanità. Sua la firma della legge sulla parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro per accesso, carriera, retribuzione (L. 903/1977); il suo nome è legato anche alla riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale (L.833/1978). Nel 1981, è stata nominata presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2, che ha terminato i lavori nel 1985. (biografia)
“Nel 1987 ero una giovane che entrava per la prima volta in Parlamento insieme a tante altre donne del Partito Comunista: avevamo vinto la battaglia che con la Carta delle Donne puntava ad ottenere il 30% della presenza femminile. Eravamo tante, giovani: l’emiciclo per metà era colorato e per metà grigio. Ho il ricordo Tina Anselmi che, venendomi incontro con un sorriso accogliente, mi disse ‘ma come avete fatto ad essere così tante, come siete state brave, adesso le cose cambieranno siete così tante e giovani..’. Ed effettivamente nacque un confronto con le donne della D.C.”. A parlare è Livia Turco, che ci consegna un ricordo di Tina Anselmi anche sul piano umano. “Quando era Ministra io ero una giovane militante del P.C.I. e l’ho conosciuta personalmente nella sua ultima fase politica. Teneva molto al dialogo e, anche se erano avversarie politiche, aveva un rispetto profondo per le donne comuniste: per Adriana Seroni, per Giglia Tedesco. La stima con Nilde Iotti era reciproca, infatti quest’ultima la volle presidente della Commissione parlamentare P2. La ricordo poi negli ultimi anni, non era più parlamentare ma veniva a Montecitorio per tenersi informata; sempre con quel sorriso coinvolgente, quella amabilità e un’attenzione autentica: parlando ti guardava dritta negli occhi. Tina Anselmi è stata una grande madre della nostra Repubblica, a partire dal suo impegno nella Resistenza…. la partigiana Gabriella… Nel suo libro scritto con Anna Vinci (Storia di una passione politica, Sperling & Kupfer, 2006, ndr) racconta come decise di diventare partigiana dopo che i nazifascisti obbligarono gli studenti e le studentesse del suo istituto magistrale ad assistere all’impiccagione di 43 giovani. La sera stessa parlò con il parroco del trauma che aveva vissuto e decise di diventare partigiana, ispirandosi al profeta Gabriele da cui prese il nome. In quel libro scrive ‘non sarei stata una partigiana qualunque, se ci fosse stata la necessità di imbracciare il fucile lo avrei fatto’. Ecco, fin da giovane lei seppe scegliere la parte con cui schierarsi”. E non doveva essere facile per una giovane degli anni Quaranta, cresciuta con una mentalità cattolica, prendere una posizione così netta e rischiosa. “Sì, è importante sottolineare questo aspetto. Furono tante le giovani che non ebbero dubbi anche se non era facile maturare una posizione contro un fascismo che era pervasivo, ma tutto fu chiaro quando si comprese che c’era in ballo la negazione della libertà. Lei capì da subito che le donne dovevano essere al centro e, da cattolica, lottò per il diritto di voto alle donne”. Uno sguardo proteso verso il futuro, il suo. “È stata una donna speciale: non possiamo dimenticare la posizione di arretratezza delle donne in quegli anni, l’Italia era un paese arretrato economicamente e anche le leggi rispecchiavano una cultura patriarcale. Decidere di esserci in prima persona per dire alle donne che la loro vita doveva cambiare era una scelta forte. Lei maturò la consapevolezza che le donne per essere madri di famiglia non dovevano rinunciare alla loro libertà nell’ambito del mondo cattolico e facendo riferimento a Jacques Maritain, non è un caso se la sua scelta di diventare partigiana passa attraverso il parroco del suo paese.. sono elementi che testimoniano il suo costante riferimento alla parte del mondo cattolico che si è fatto interprete dei fermenti di innovazione presenti nella società”.
I funerali saranno celebrati venerdì 4 novembre nel Duomo di Castelfranco Veneto.
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