La biografia romanzata di Pellegrino è l'ultimo tassello per conoscere meglio Goliarda Sapienza.
Goliarda si intitola, infatti, il romanzo tributo di Angelo Pellegrino alla prima moglie, la scrittrice Goliarda Sapienza, edito da Einaudi. Quello di Pellegrino è l'ultimo atto di devozione verso la donna che ha amato, alla scrittrice che ha contribuito a tirar fuori dall'oblio, facendone riconoscere il valore letterario, dopo la morte di lei.
Attraverso un artificio letterario (che nel libro ha le fattezze di una delicata fotografa, Judith, interessata a scattare nei luoghi in cui ha vissuto e scritto Goliardia) Pellegrino riporta in vita la sua ‘Iuzza’, ripercorrendone la vita, le scelte, la forza e le debolezze. E permettendo con discrezione i lettori de L'arte della gioia di vedere i loro luoghi intimi, in cui lo scrittore e l’autrice de L’arte della gioia ha vissuto: l'attico romano e la casa di Gaeta che li ha visti portare avanti una storia ostacolata dai più e un romanzo che resta tra i più importanti del Novecento.
«A me non piace molto che si cerchi nella biografia, questo è solo un romanzo, c'è un impianto di invenzione, non è biografismo» scrive Pellegrino. Che da tempo desiderava raccontare un po' di cose della loro storia. Dando la possibilità di conoscere chi si nascondeva dietro le parole dei romanzi, ora tutti disponibili presso Einaudi.
Quando si incontrano a Roma, Sapienza ha cinquanta anni, ha concluso la sua lunga storia con il regista Citto Maselli, e ha iniziato a scrivere il suo romanzo più importante. Lui invece non ha ancora trenta anni, è un insegnante di liceo, che ha iniziato a lavorare nel cinema, un grande appassionato di letteratura. Ma nel libro di Pellegrino i dettagli della loro storia sono accennati per concentrarsi su Goliarda, sulla sua capacità di riportare il montaggio cinematografico sulla pagina, fino al fervore quotidiano che metteva nella sua scrittura. Si capisce allora che la Sapienza odiava lo stereotipo dell'artista come genio e sregolatezza, per Goliarda il genio era lavorare, scrivere. L'arte della gioia non è altro che la gioia di scrivere, come fa capire l’autore. Pellegrino ritrae la scrittrice felice dell'atto di scrivere, mai abbattuta dai rifiuti editoriali. Di lei emerge la tenacia nel continuare a scrivere. Ma anche molto con il compagno che voleva essere suo cavaliere che combatte con lei.
Incontrare Goliarda è stato un privilegio, per l’autore. Si capisce che la vita con lei era una ricchezza. Ma non solo era anche l’espressione della letteratura e la straordinareità della vita quotidiana. Sempre molto bella. Il quadro che ne emerge è che Goliardia era una persona che conosceva molto bene la vita e il valore delle piccole cose. La grande differenza di età dei due favoriva un fluido è complice rapporto.
Goliarda è la storia di una vita tra Roma, capitale politica e culturale dalla quale la coppia però viene spesso marginalizzata a causa della relazione ritenuta scandalosa, e Gaeta, piccolo paese di mare che nel romanzo diventa co-protagonista della storia. È proprio nella parte ambientata a Gaeta, portando in giro la giovane fotografa nei luoghi vissuti dalla coppia, che emerge la parte più originale del romanzo, quella dove Pellegrino e Goliarda, squattrinati e felici, diventano animatori di avventure che si costruiscono ogni giorno al fianco di personaggi spettacolari, locandieri e capitani di mare che rendono avvincente anche la normale routine. Vivevano in situazioni anticonvenzionali molto difficili, ai margini e molto osteggiati da una certa società italiana. È stato detto che il loro rapporto era ‘innaturale’, ‘scandaloso’. Perché forse veramente libero?
La biografia romanzata di Pellegrino è l'ultimo tassello per conoscere meglio un’autrice oggi molto amata.
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