Francesca Silvestri, editrice indipendente e scrittrice per passione
Il cammino del suo primo romanzo, 'L'arrocco', e la stesura del secondo libro, in stampa. L'esperienza della scrittura come narrazione "di storie e personaggi che mi hanno cercata e continuano a trovarmi"
Venerdi, 15/09/2023 - “L’arrocco” (Les Flâneurs Edizioni) è il romanzo d'esordio di Francesca Silvestri e dalla sua pubblicazione, aprile 2022, ha compiuto un bel cammino. Mentre sta lavorando al suo secondo romanzo, raccogliamo le riflessioni di una scrittrice per passione e che per professione è editrice con ali&no, realtà editoriale indipendente da lei fondata nel 1996 e che, tra le molteplici attività, ha ideato il prestigioso Premio Letterario Nazionale Clara Sereni giunto alla sua quarta edizione.
Francesca Silvestri, dopo un anno da "scrittrice" trascorso tra le molte presentazioni del tuo romanzo “L’arrocco”, te la senti di fare un bilancio? Accostarmi al mondo dei libri in veste di autrice è stata un'esperienza che mi ha dato molto. La storia de "L'arrocco" non è nata per caso, né per un mio sfizio: Lara e Alice, le protagoniste del romanzo, sono due donne forti e coraggiose, molto diverse ma di animo affine. Loro hanno suggerito una trama potente e vera che ho sentito subito nelle mie corde, che racconta di passioni, di drammi umani, di Venezuela e intrighi internazionali. Un romanzo d'inchiesta, come l'ha definito anche Domenico Quirico nella prefazione, che nasce da fatti reali e pone molti interrogativi su precari equilibri di geopolitica, verità di Stato e potere mediatico, insomma non è fiction né tantomeno letteratura consolatoria. Questa storia mi è venuta incontro all'improvviso, dicevo, è come se mi avesse chiamato, mi è stata raccontata da una delle due protagoniste con cui tuttora sono in contatto. Da quel momento ho sentito l'urgenza di scrivere, di raccontarla, di donarla ad altri, l'ho fatto consapevole che non avrei potuto sottrarmi e l'ho fatto, per scelta personale, con un altro editore, Les Flâneurs, qualcuno che ha selezionato questa storia tra le tante e ne ha fatto un libro. E la sorpresa è stata bellissima! In questa avventura da "scrittrice" ho incontrato molte persone presentando il libro in differenti contesti, in ognuno c'è stata un'accoglienza speciale e ha toccato i vari temi della trama. Ma la cosa più interessante è che, nonostante la vita media di un libro si esaurisca in un semestre, proprio in questi mesi, dopo un anno e mezzo dall'uscita, ho ricevuto nuovi inviti tra ottobre e novembre per presentare il romanzo, dall'Archivio Storico R. Marini "Oltre il secolo breve" di Pistoia al Foiano Book Festival, tanto per fare qualche nome importante. Perciò non posso che ritenermi soddisfatta di questa esperienza e ringraziare la casa editrice che mi ha sostenuto, i lettori e il pubblico che continua a seguirmi e mi dà feedback molto positivi, sia in termini di partecipazione che di commenti. I messaggi personali che ricevo e le recensioni sono tutti ottimi segnali.
E dopo "L'arrocco", sappiamo che ha pronto un nuovo romanzo. Puoi darci delle anticipazioni? La parola fine contiene quasi sempre il seme di un nuovo inizio, soprattutto se ci si appassiona a qualcosa. A me è accaduto. La primissima stesura de “L’arrocco” è avvenuta nella mia casa natale in Toscana, lì sono tornata spesso da sola, lì ho cercato il silenzio l'unico modo per mettersi in ascolto. Di se stessi, prima di tutto. Poi un giorno dal cassetto di una credenza è saltata fuori una vecchia fotografia e alcune lettere dei miei bisnonni. Una foto in bianco e nero, in cui compariva anche una donna con un grande cappello scuro da cui s’intravedeva a malapena il profilo. Non l'ho riconosciuta subito, così ho chiesto ai miei parenti. Nessuno voleva parlarne, ho avuto l'impressione che ci fosse dell'altro, un non detto che voleva uscire allo scoperto. Così ho cominciato a scavare, stavolta nella memoria familiare. Consultando archivi e raccogliendo testimonianze di chi ancora ricorda, ho conosciuto meglio la donna della foto e ho capito che la sua storia non apparteneva più solo alla mia famiglia ma riguardava la condizione femminile d’inizio Novecento, dove religione, superstizione e malattia mentale si intrecciano inesorabilmente. È nato così il mio secondo romanzo che, speriamo, veda presto la luce e possa riportare l’attenzione anche su questi delicati argomenti e su molte donne cadute nell'oblio.
Cosa ha significato questo percorso per la tua esperienza di operatrice editoriale? Domanda molto interessante. La professione di editrice indipendente, che svolgo dal 1996, mi appartiene, anche se il percorso non è stato sempre agevole ed è, oggi più che mai, disseminato di incognite. Sono convinta che i piccoli editori indipendenti giochino un ruolo fondamentale nella cultura, prima di tutto per la tutela della "bibliodiversità" e, a volte, anche per l'azione di "scouting letterario" di qualità, non dettato da questioni di appartenenza. L'istituzione di un Premio Letterario Nazionale dedicato a Clara Sereni per riportare l'attenzione sulla letteratura civile e valorizzare temi come l'universo femminile, il sociale e la fragilità, secondo me, era necessario per la cultura di questo paese. La Senatrice Liliana Segre, Presidente Onoraria del Premio, lo ricorda spesso nei suoi messaggi di saluto che ci invia per la Cerimonia di premiazione. La sua figura e la sua vicinanza fin dall'inizio ci onorano e ci incoraggiano a proseguire.
La via autoriale mi ha consentito invece di esprimere le emozioni che sono più nelle mie corde e, nello stesso tempo, ho sperimentato in prima persona ciò che per lavoro svolgo da molti anni con gli autori della mia casa editrice. Mettersi dall’altra parte della barricata è stata, ed è, un’avventura molto stimolante e utile. Pertanto, fondere queste due attività è importante e per certi versi anche educativo, oserei dire, per la mia professione. La scrittura, d'altronde, c’è sempre stata. La cosa nuova ed emozionante è che in questa stagione della vita ha cominciato a fluire libera, come acqua profonda che non aspettava altro per ritrovare la via della superficie. E quindi grazie a chi ha creduto in me e nella mia scrittura, e grazie alle storie e ai personaggi che mi hanno cercata e continuano a trovarmi.
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