La fantascienza - raccontata dalle donne - protagonista al Festival Flush
A Bologna nell’Associazione Orlando un gruppo si è messo in gioco per un Festival Flush sul tema non peregrino della fantascienza. Ho chiesto a Elena Lolli che con le altre ha costruito l’iniziativa, prima di tutto perché Flush e che cosa vuol dire: imparo anch’io che Virginia Woolf ha chiamato così un cane di cui ha raccontato la vita rievocando la storia della poetessa Elizabeth Barrettdi cui Flush era il consolatore quando era ancora ancora lontano l’incontro con Robert Browing. Per noi un altro punto di contatto con la grande Virginia.
Ma perché la fantascienza? "Ci siamo messe a lavorare insieme quando Flush era solo una rassegna letteraria e ci è venuto in mente di intercettare il desiderio diffuso che sta dietro una produzione di successo come il fantascientifico. Che, poi, è un genere che piace molto anche a noi donne.Così volevamo indagare sulla produzione dell’immaginario e scoprire quanto interagiscano ormai il fantastico con il tecnologico".
Da un punto di vista femminista? C’è dentro il solito 'sguardo diverso' che si dice femminile? "Beh, intanto ci sono le autrici (Nicoletta Vallorani, la prima donna vincitrice del Premio Urania, nel 1992, Fernanda Cavallero, Elena Di Fazio, un’altra “Urania” del 2021 per il romanzo Resurrezione), ma anche le editrici che rappresentano una novità non solo coraggiosa, ma abbastanza alternativa: di strada se ne è fatta dopo Ursula Le Guin. Poi, sì, direi che le donne manifestano desideri nascosti, piaceri diversi nell’immaginare mondi forse".
Ci sono nel genere le guerre, le invasioni, la tendenza colonialista, il gusto del tecnologico, ovvio, che caratterizzano di più il maschile. Ma la violenza? "Beh, ma la violenza c’è dentro e fuori lo spazio, è un dato non molto diverso; ma la guerra dei mondi ingigantisce la guerra terrestre. Se vuoi il mio pensiero: le donne preferiscono le magie. Forse è proprio il magico la cifra di successo del fantascientifico femminile.....".
Dunque, questo“Flush festival” un successo? Siete contente? "Molto. Intanto era stato bello costruirlo e lavorare insieme per realizzarlo. L’avevamo pensato prima della pandemia, quando il lockdown diventò digitale e inventammo tra noi scambi di podcast poetici, consapevoli che poi avremmo ricominciato a vivere. Eravamo ansiose del debutto, agitate per l’apertura con la pioggia fortunatamente subito sparita ma è stato di soddisfazione l’afflusso di più di mille persone e divertenti sia le 13 relazioni delle autrici sia i giochi inventati, la bibliomanzia, i circuiti elettrici con le parole dei romanzi fantascientifico".
E adesso? Continuerete? "Certamente, ci rivediamo l’anno prossimo: contiamo su una partecipazione inclusiva attenta a questi nuovi investimenti di cultura".
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