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Firenze / Per un nuovo patto tra uomini e donne

Firenze / Per un nuovo patto tra uomini e donne

Sabato 24 novembre l'incontro dell'associazione “Per Un Nuovo Mondo Comune”. Intervista alla Senatrice Vittoria Franco

Lunedi, 19/11/2012 - È il terzo incontro di un ciclo promosso dall’associazione "Per Un Nuovo Mondo Comune", che si è aperto con un dibattito sul tema della norma antidiscriminatoria nella legge elettorale e uno su 'Donne e politica’ che si è tenuto con Nadia Urbinati. L’appuntamento di sabato 24 novembre a Firenze (Sala Pistelli, Provincia di Firenze - Palazzo Medici Riccardi) ha come titolo ‘Per un nuovo patto tra uomini e donne’. Abbiamo intervistato la senatrice Vittoria Franco, tra le fondatrici di "Per Un Nuovo Mondo Comune", che oltre ad essere il nome dell’associazione sembra un programma e una prospettiva verso cui muoversi.



Senatrice Vittoria Franco, quali riflessioni vi hanno condotto a questo, che appare un punto di arrivo e al tempo stesso una partenza?

L’associazione “Per Un Nuovo Mondo Comune” è nata alla fine del 2011 in un momento di emergenza: l’offesa pubblica alla dignità delle donne, trattate come oggetti di consumo. La reazione generale è sfociata nella grande manifestazione del 13 febbraio 2011. Ma secondo noi la risposta doveva proseguire e radicarsi nel sentire comune, diventare parte della cultura politica e sociale. Per questo occorreva moltiplicare gli sforzi e creare diversi momenti di riflessione e azione politica. Il nostro asse culturale è la democrazia paritaria. Si può uscire da questa crisi di “immagine” costruendo un nuovo mondo comune, fondato su un rinnovato patto paritario fra uomini e donne, una sfera pubblica di condivisione e cooperazione. Democrazia paritaria significa una cosa molto semplice: che tutte le istituzioni della democrazia, dal lavoro alla cura alla rappresentanza, sono una costruzione comune e devono essere condivise. Obiettivo difficile, ma non impossibile. Anzi, sempre più necessario e urgente se vogliamo davvero salvare l’Italia facendola diventare più moderna e dinamica.



Nel manifesto di presentazione (pubblicato in fondo, ndr) dite chiaramente che intendete rivolgervi a uomini e donne. Ma quali uomini e donne pensate possano essere i vostri interlocutori specifici?

I nostri interlocutori sono tutti gli uomini che capiscono che oggi una società più moderna e un’economia più dinamica si possono creare solo col contributo anche delle donne. Lo hanno capito quegli uomini che non si sono opposti alle quote nei CdA perché sanno che una guida plurale, capace di tener conto di più punti di vista, è più ricca e più efficace. Nostri interlocutori sono anche quegli uomini impegnati contro la violenza sulle donne; sono coloro che vogliono costruire una società più giusta. Le donne, tutte, sono alleate per conquistare spazio pubblico e potere di decisione. Siamo in un momento di discrimine oltre il quale può esserci un balzo in avanti oppure un irrecuperabile passo indietro. Dipende anche da noi quale sarà l’esito di questa crisi sociale e morale, oltre che economica, che stiamo vivendo.



L’appuntamento di Firenze, il 24 novembre, ruota intorno alla parola 'patto'. Perché questa scelta?

“Patto” è la parola centrale per costruire una democrazia paritaria. Direi che disegna la cornice. Dobbiamo ricontrattare spazi di condivisione: le donne dovranno cedere sulla cura e gli uomini sullo spazio pubblico. Patti possono essere definiti con regole, ad esempio nei partiti; attraverso leggi: stiamo discutendo proprio in questi giorni di riforma della legge elettorale. È inaccettabile una legge che non tenga conto del nuovo articolo 51 della Costituzione sulla promozione delle pari opportunità nelle istituzioni. Delle quote rosa nei CdA ho già detto, ma neanche la famiglia è esente dal patto, anzi. Proprio all’interno della famiglia si gioca molta parte della contrattazione degli spazi e dei tempi. Non può più essere che le donne debbano farsi carico del 90% del lavoro di cura, perché proprio questo è un ostacolo al loro ruolo pubblico e alle loro carriere. In sintesi, bisogna condividere cura e potere.



E quali sono le altre parole 'chiave'?

Un’altra parola chiave l’ho appena pronunciata: “potere”. Dalle mappe del potere risulta che l’Italia è un paese gerontocratico e maschile. Sicuramente, c’è una diversa concezione e una diversa pratica del potere fra uomini e donne. Ma proprio questo costituisce la ricchezza del discorso. Un’altra parola importante è “giustizia” non solo nel senso classico, certamente importante, della giustizia sociale, ma con la nuova dimensione della giustizia di genere: nella bilancia di misurazione e riequilibrio occorre introdurre oltre alle disparità sociali anche quelle di genere. Su questo si apre uno spazio di grande innovazione culturale e di proposta su cui vogliamo lavorare.



Qual è, a vostro giudizio, il problema più urgente che l'Italia deve risolvere nel breve periodo?

Per me è l’etica pubblica. Gli episodi di corruzione e di appropriazione indebita delle risorse pubbliche sono diventati troppi e insopportabili. Per fortuna stanno emergendo anche con sanzioni esemplari. Le leggi possono aiutare, ma ciò che conta è la condivisione di un costume: la responsabilità verso il bene comune deve essere avvertita come irrinunciabile. Sono convinta che le donne possano avere un ruolo positivo anche in questo campo: nell’esercizio delle responsabilità pubbliche sono più rispettose del bene comune e più oculate. Il che vuol dire: più oneste. Non per dna, ma per costruzione sociale.



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Ecco il programma del 24 novembre

DIALOGHI SOPRA LE PAROLE (e sugli atti che da esse derivano)

Per un nuovo Patto tra uomini e donne

24 novembre 2012


Sala Pistelli, Provincia di Firenze - Palazzo Medici Riccardi (ingresso dal Museo, via Cavour n.3 - Firenze)



Ore 9,30 - 13,30

Introduzione: Vittoria Franco

Patto fra uomini e donne. Cenni storici : Debora Spini

Discussant: Elisabetta Bini, Elisabetta Vezzosi

Coordina Anna Scattigno



Donne e uomini, risorse per lo sviluppo: Francesca Bettio, Tito Boeri

Discussant: Elisabetta Addis

Coordina Alessandra Pescarolo




Ore 15,00 - 19,00

Pari e patto: potere, rappresentanza, leadership: Laura Bazzicalupo, Sergio Caruso

Discussant: Anna Loretoni, Federica Di Sarcina

Coordina Vittoria Franco



Condivisione della cura: Manuela Naldini, Sonia Masini, Alessandro Rosina

Discussant: Laura Leonardi

Coordina Marta Rapallini




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Il manifesto



PER UN NUOVO MONDO COMUNE

LA RESPONSABILITÀ DELLE DONNE NELLA COSTRUZIONE DELLA POLIS




Il primo decennio del 2000 - soprattutto nell'ultimo lustro - ha fatto emergere un tipo di donna nuovo e più complesso. Le donne sono più istruite, si laureano in numero maggiore, hanno più desideri e aspirano a realizzare se stesse nel lavoro, nella carriera, nella maternità. Però continuano a trovare blocchi sociali e materiali e si allarga la discrepanza fra il loro valore intrinseco e le opportunità che vengono loro offerte. Le politiche recessive della destra, fatte di tagli al welfare e agli enti locali, hanno accresciuto gli ostacoli nelle possibilità di conciliazione fra lavoro e cura e ricacciato le donne nella sfera domestica. Sono loro che stanno pagando maggiormente gli effetti della crisi economica. La destra ha anche alimentato una "cultura" dell'immagine, fondata sulla bellezza estetica, sull'apparenza, sull'uso del corpo come strumento di affermazione personale. Il fenomeno del velinismo ha origine da questa trasformazione antropologica. Si afferma un'idea di libertà come uso aggressivo e spregiudicato del corpo, come scambio fra sesso, politica, lavoro. È diventato facile interpretare come libertà queste strategie di affermazione individuale, povere di valori collettivi, e comportamenti che si rivelano forme più insidiose di assoggettamento al potere e ai desideri maschili. Di fronte al diffondersi di un femminismo mediatico che opera slittamenti di senso e distorce categorie e valori, fino ad assumere un significato nettamente conservatore, occorre riassegnare senso alle parole: corpo, diritti, libertà. Se una delle cause della scarsa modernizzazione dell'Italia e del suo immobilismo ha a che fare con la mancanza di un ricambio generazionale e di genere è proprio chiamando in causa la soggettività delle donne e dei giovani che si misura oggi la possibilità del rinnovamento. Di fronte al diffuso disinteresse verso la cosa pubblica, di fronte al conformismo e alla diffusione di atteggiamenti che antepongono il proprio interesse alla comunità, le donne sono scese in piazza per rivendicare dignità per se stesse e per il paese, riuscendo ad unire uomini e donne di generazioni diverse. Noi intendiamo dare il nostro contributo per:

• Costruire una sfera pubblica di condivisione e cooperazione fra uomini e donne; un nuovo mondo comune fondato su un rinnovato patto paritario. A questo obiettivo, così attuale e urgente eppure così difficile da raggiungere, devono lavorare soprattutto le donne. Senza la loro attiva promozione e partecipazione da protagoniste nel discorso pubblico, è reale il rischio di ritornare indietro, di essere ricacciate nella sfera privata, il rischio di un assoggettamento maschile ammantato di libertà.

• Recuperare un'idea e una pratica di libertà come autodeterminazione, come ricerca continua di autenticità, come esercizio di responsabilità, come riconoscimento del valore delle singole donne, delle loro abilità e competenze.

• Praticare un continuo scambio di esperienze tra donne di diverse generazioni, per costruire nuovi modelli basati sul reciproco riconoscimento delle capacità, sulla formazione, sulla costruzione faticosa di un percorso personale, sul sostegno della parità e delle leadership, valorizzando le molte donne che costituiscono una riserva di talenti trascurati: scienziate, economiste, letterate, amministratrici, professioniste, esperte delle più diverse discipline.

• Affermare una più compiuta e moderna idea di cittadinanza femminile, che sappia coniugare le libertà faticosamente conquistate con l'effettiva possibilità di un'autentica realizzazione di sé.

• Recuperare l'enorme patrimonio storico delle donne italiane ed europee, dal femminismo alle conquiste di diritti fondamentali, e tenere vivo il filo della memoria.

• Realizzare una compiuta democrazia paritaria, nella quale le donne siano costruttrici di tutte le istituzioni della democrazia e partecipi attive della crescita e dello sviluppo del Paese. Non è più tollerabile che l'Italia continui a essere uno dei Paesi più arretrati nel panorama europeo, in violazione della Costituzione e dei Trattati europei e internazionali sulle pari opportunità e sulla non discriminazione.

• Svolgere in questa delicata fase di trasformazione della società italiana, carica di rischi ma anche di opportunità di innovazione politica e istituzionale, un’attività concreta che sostenga la presenza delle donne nei luoghi delle decisioni.

• Dare valore alla laicità come principio costituzionale su cui organizzare uno spazio pubblico plurale e aperto, in grado di consentire a ciascuno la realizzazione della propria personalità senza discriminazioni e stigmatizzazioni.

• Dopo il berlusconismo, occorre ricostruire l'Italia e il tessuto democratico, ma questo difficile percorso potrà avere successo solo se le donne riusciranno a essere protagoniste nella ricostruzione di un “ethos” democratico capace di tenere insieme le libertà di tutte e tutti, lo sviluppo individuale e il legame sociale.



Vittoria Franco, Anna Loretoni, Marta Rapallini, Alessandra Pescarolo, Anna Scattigno, Elisabetta Vezzosi, Alessia Belli, Irene Biemmi, Chiara Braga, Daniela Brancati, Emilia D’antuono, Rossana Dedola, Elena Elia, Barbara Henry, Simona Lembi, Laura Leonardi, Daniela Lombardi, Beatrice Magnolfi, Mary Malucchi, Rosalia Manno Tolu, Rosaria Parri, Luisa Simonutti, Debora Spini, Annalisa Tonarelli, Francesca Torricelli

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