Filiera corta, anzi cortissima: si chiama AgriCatering
Il progetto AgriCatering delle imprenditrici agricole di Donne in Campo vale 150 milioni di euro: è il catering di alta qualità che nasce dal lavoro in campagna senza intermediazioni
Dall’intreccio tra le tradizioni culinarie dei territori e gli antichi saperi contadini femminili nasce l’AgriCatering, un business ‘sano’ (in tutti i sensi) che vale 150 milioni di euro l’anno. L’idea è partita dalla Toscana e Donne in Campo, l’associazione femminile della CIA nata nel 1999, ne ha colto immediatamente il potenziale innovativo rappresentato dagli stessi ‘ingredienti’ del progetto: “scoprire e rilanciare le antiche ricette dei territori rurali con prodotti di stagione appena raccolti e subito cucinati, valorizzare il protagonismo delle donne dell'agricoltura depositarie dei saperi contadini, creare un rapporto diretto fra produttore e consumatore anche a tavola, offrire nuove occasioni di reddito alle aziende agricole ‘rosa’ e contribuire alla difesa dell'ambiente accorciando la filiera ‘sfruttando’ tutte quelle produzioni locali che necessitano di minori quantità di combustibili fossili per essere coltivate e trasportate”.
Si parla, quindi, di attività che possono nascere e svilupparsi a metà strada tra il servizio di catering e l’impiego delle produzioni agricole: una filiera corta - anzi cortissima - di nuova generazione che elimina le intermediazioni a tutto vantaggio della qualità e dei costi.
“Il progetto - ci tengono a sottolineare i dirigenti CIA nazionale - oltre ad avere un alto valore culturale e sociale, ha anche un impatto economico notevole su scala nazionale, aprendo una nuova frontiera dell'agricoltura al femminile che coglie appieno la spiccata vocazione del settore alla multifunzionalità”.
Toscana e Basilicata hanno fatto da apripista, ma per l’AgriCatering l’obiettivo è quello di creare una vera e propria rete nazionale. Protagoniste assolute saranno le diramazioni territoriali di Donne in Campo, presenti su tutto il territorio italiano.
Un regolamento, un marchio e un rigido disciplinare saranno la garanzia di qualità che punta alla provenienza dei prodotti (che devono essere prevalentemente dell’impresa singola o associata) e all’identità degli spazi rurali (forte contenuto di autenticità e un robusto legame con solide tradizioni e usanze). Il buffet di AgriCatering deve quindi “proporre ricette della tradizione del territorio di riferimento, offrendo in particolare quelle legate alle culture rurali e alla biodiversità locale" avendo cura di specificare sia "la provenienza dei prodotti, i tipi di produzione, la stagionalità degli alimenti e i requisiti del servizio (cottura forno a legna ecc.)" sia "il risparmio energetico e di combustibili fossili dovuti alle minori distanze e alla stagionalità dei prodotti e l'utilizzo dei materiali usati nell'effettuare il servizio di catering: suppellettili lavabili o in materiali biodegradabili". Ad illustrare le peculiarità del progetto nel corso della conferenza stampa sono state Paola Benassi (Presidente Donne in Campo e AgriCatering ToscanaNord) e Matilde Iungano (Presidente donne in Campo Basilicata) accanto alla presidente nazionale di Donne in Campo,Mara Longhin, che ha ricordato tra "i molteplici vantaggi” quello di offrire “prodotti dimenticati o a rischio, contribuendo alla tutela della biodiversità” svolgendo quindi “una importante funzione anche educativa e culturale nei confronti dei consumatori, soprattutto dei giovani, che avranno l'opportunità di conoscere ricette e sapori contadini forse mai conosciuti”. Longhin ha sottolineato come con il progetto AgriCatering “la capacità creativa delle donne riesca a combattere la crisi creando una nuova forma di integrazione al reddito agricolo continuando mantenere il legame con la terra, l'armonia dei sensi, il sapore della vita e della semplicità, la gioia della condivisione, l'arte del non superfluo". Un richiamo forte è arrivato dal presidente della Cia,Dino Scanavino, chiudendo la conferenza: “crediamo in un buon risultato di questa idea, sperando che l'eccesso di burocrazia, che spesso ostacola i processi imprenditoriali in agricoltura, non vanifichi il nostro lavoro".
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