Login Registrati
Falsa inclusione e ipocrisie negli sguardi di una società che non sa vedere la 'verità'

Falsa inclusione e ipocrisie negli sguardi di una società che non sa vedere la 'verità'

"...Ho dismesso le fantasie di un modello sociale onnicomprensivo, che ci avvolga tutti in un caldo abbraccio ..."

Giovedi, 02/01/2025 -

Cammino il primo giorno del 2025 per le strade di Roma con le mie figlie e una persona giovane che sta in nostra compagnia mi fa notare che la gente ci fissa continuamente, che questo non le piace. Io le rispondo che io non mi curo di questa persecuzione oculare già da un po’, che gli sguardi indiscreti sono di chi li dà e che non devono diventare un muro sociale. Lei si è invece “lasciata fermare”, dice di essere indignata. Io rispondo che è una bella giornata, che le ragazze sono calme, godono di questo approccio ecologico e che, se non siamo noi a far loro pesare la loro condizione sottolineando l’inappropriatezza morale ed etica di certi sguardi, di questi comportamenti personali non se ne avvedono. 

Così, io incurante e lei parlando d’altro con un’altra persona a qualche metro di distanza dalle mie figlie e da me, continuiamo a camminare dal Parco dei Daini fino al Pincio, da dove si vede un bel panorama di Roma.  

Non mi curo più della gente che con i suoi sguardi dimostra di credere di essersela cavata e, quindi, di non essere interdipendente da ciò che la circonda. Considero queste persone puri “fatti”, realtà, nudità, verità ambulanti dietro il velo dell’ipocrisia e le ringrazio di questo: di rendersi intellegibili nei loro lapsus fatti di sguardi indiscreti.  

Ho dismesso le fantasie di un modello sociale onnicomprensivo, che ci avvolga tutti in un caldo abbraccio. 

Sono per la maggioranza del tempo connessa alla bellezza che sempre mi circonda e so che ciascuno di noi ha bisogno degli altri, che ciascuna cosa ha bisogno delle altre cose, che esiste una profondità del nostro essere connessa a ciò che è altro da sé, simpaticamente, forse, grazie a quella partecipazione che gli antichi chiamavano “simpatia di tutte le cose”. 

Per questo, preferisco godermi le mie figlie e la mia vita, ancora tutta da sognare per quel che mi riguarda, che rifugiarmi in una fantasia, realizzabile se vivessimo nel mondo delle affinità elettive, ma è evidente che non è così, che il nostro è il mondo delle convenienze. 

A me sognare pragmaticamente la vita dandole un taglio estetico fa sentire parte integrante di un tutto. Le mie figlie e io ce ne andiamo in giro così come “ciascuna di noi tre è”: duramente, realmente, nude, ossia vere. E non vogliamo aiuto né comprensione, se ciò significa essere interpretate, psicoanalizzate, più del necessario certificate. Io ritengo di essere al pari delle mie figlie “fatti”, realtà a piede libero, completamente intellegibili.

Pertanto, se qualcuno ci vuole fissare lo faccia pure: non scruterà che verità. 

Noi tutti siamo l’interiorità e il cosmo al quale siamo connessi e, personalmente, non voglio essere infilata con le mie figlie in nessun involucro universalista: stiamo passando dalla padella nella brace.

La logica dell’inclusione ideologica fatta di lacci e laccioli può andare a farsi friggere per quel che mi riguarda.

Noi tre vogliamo soltanto la libertà che le leggi - e un po’ meno i decreti attuativi e le loro disomogenee applicazioni e progettualità implicano - ci riconosco di vivere la nostra vita e aspettiamo innanzitutto l’abbattimento delle barriere architettoniche, per poterci muovere nel mondo e, quotidianamente, stabilire le nostre connessioni estetiche, che tolti gli ostacoli ci si darà intanto meno fastidio l’un l’altro e che con un lungo cammino di interiorizzazione il resto pian piano verrà da se. E per la parte che concerne strettamente me come madre e caregiver spero di riuscire a vivere la mia vita ad approccio ecologico con appropriatezza morale ed etica. 

 


Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®