Sabato, 02/07/2011 - E' prima di tutto un'esperienza sul piano del metodo e poi - doppiamente significativo - è un modo per raccogliere idee che la politica istituzionale può fare proprie traducendole in proposte organiche. Si chiama Europa BarCamp e opera all'insegna dello slogan "L'Europa la facciamo Noi" nell'intento di sollecitare una partecipazione diretta e dal basso per avere contributi propositivi e concreti su temi di largo interesse sociale. Gli animatori partono da tesi e da domande aperte che, messe in rete, accolgono interventi e contributi. Il convegno, cioè l'appuntamento in un luogo fisico, si svolge a partire da quello che la rete ha già raccolto ed è occasione, in modo dinamico e con interventi di massimo tre minuti, per prendere nota delle proposte che possono anche modificare le tesi iniziali. "E' una modalità profondamente diversa di dialogare - ha osservato Gianni Pittella, Vicepresidente del Parlamento europeo, che ha voluto questo ciclo di incontri insieme all'on Davide Sassoli - in cui sono le platee ad avere la parola. L'obiettivo di Europa BarCamp è trasformare in proposte le idee e fare in modo che i dibattiti non siano fini a se stessi". Con questo spirito si è svolto il 30 giugno 2011 a Roma, nel luogo simbolo delle lotte delle donne, il BarCamp sulle 'Questioni di genere e Pari Opportunità in Europa', ottenendo una partecipazione vasta e vivace.
Sulle tre tesi - 1) Le politiche e le strategie europee per la piena parità di uomini e donne; 2) La politica europea nell’evoluzione dei ruoli e il superamento degli stereotipi; 3) L’integrazione femminile per lo sviluppo economico e sociale in Europa - lo scambio è stato interessante sia per gli organizzatori (che hanno definito la tappa, tra le cinque organizzate, tra le più riuscite) sia per le partecipanti che hanno segnalato alcune possibilità concrete per superare discriminazioni e mancate applicazioni delle norme vigenti. Laura Moschini (Osservatorio Interuniversitario degli Studi di Genere), relatrice della prima tesi, ha osservato che "dove si adottano politiche in ottica di genere le cose funzionano meglio e l'indice di benessere aumenta" e per sostenere questo obiettivo, ha sostenuto Alida Castelli (Consigliera regionale di Parità del Lazio) "è necessario istituire premialità per i Paesi che raggiungono gli obiettivi di Lisbona in termini di occupazione femminile". La questione del lavoro è stata al centro dell'attenzione insieme alle proposte riguardanti la permanenza degli stereotipi mortificanti per le donne. Il punto è che l'Italia, nonostante il tanto detto e promulgato, rimane un paese "maschilista e gerontocratico" (Cristina Molinari, presidente di Pari o Dispare) in cui le donne "fanno pochi figli e, nonostante questo, continuano ad essere discriminate nelle carriere con la scusa della gravidanza". E' per questa ragione che la scelta di sostenere l'accesso femminile al lavoro attraverso sgravi fiscali deve essere "eccezionale e transitoria" (Moschini) perchè il problema vero è di consentirlo in "modo strutturale". Se, dunque, il nodo rimane quello della permanenza degli stereotipi nella cultura diffusa, "è nella formazione permanente e tra i giovani" che vanno fatti gli investimenti maggiori - ha sostenuto Franca Cipriani (Consigliera di Parità provincia di Roma), relatrice della seconda tesi - anche "inserendo nelle scuole dell'obbligo percorsi formativi mirati alle Pari Opportunità". Accanto a questo si potrebbe "istituire nelle scuole una giornata dedicata alle discriminazioni" (Simona Davoli, giornalista) e "favorire il fatto che le notizie arrivino alle/ai cittadine/i attraverso la pubblicazione nei media, che quindi devono essere sostenuti in tale obiettivo anche attraverso una ripartizione mirata dei fondi messi a disposizione" (Nella Condorelli, giornalista). "La strada fatta è molta e altro resta da fare", ha sottolineato Gabriella Sisti (relatrice della terza tesi e rappresentante dell'Anci regionale), soprattutto per superare una situazione in cui dalla "sommatoria di buone intenzioni si deve passare ad una traduzione in atti concreti attraverso sanzioni per chi non applica le norme vigenti - ha sostenuto Mara Monopoli (esperta di Pari Opportunità e politiche del Mezzogiorno) -, che devono diventare prescrittive e che devono essere accompagnate da norme stringenti per portare più donne nelle assemblee elettive". Se è vero che bisogna costruire l'Europa dei popoli occorre individuare parametri ineludibili per i Governi oltre che per la finanza e i bilanci, anche per "le politiche di welfare, nelle Pari Opportunità e nei diritti del lavoro" (Bartolini, giornalista). La tavola rotonda finale ha fissato e rinforzato alcuni punti emersi dall'incontro sottolineando la necessità di un lavoro sul piano culturale allo scopo di superare gli stereotipi e le attuali carenze. Quindi altre tracce di lavoro concrete: stilare un "Action plan che preveda anche dei corsi nelle scuole di Media Education per imparare a leggere le immagini" (Lorella Zanardo, esperta di comunicazione) e richiedere politiche sociali adeguate ai bisogni attuali con "nidi e scuole gratuite" (Giovanna Boschis, imprenditrice) pensando ai servizi "come vere e proprie infrastrutture" (Molinari). L'On Pittella, che si è mosso a partire dalla volontà di dare gambe al Trattato di Lisbona e dalla onesta osservazione che "la politica da sola non è in grado di sostenere il progetto europeo" ha assunto l'impegno di portare in Europa le istanze emerse promuovendone l'adozione attraverso le forme e modalità praticabili, così come di comunicare ai colleghi di partito (PD) le questioni di carattere nazionale. Se l'intento è di "favorire un movimento più ampio che poggi sulle idee e la forza dei singoli che diventano squadra per l'Europa" si può dire che i primi passi si stanno compiendo.
Informazioni e materiali su: www.europabarcamp.it/
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